Argentina: Claudio Tamburrini, il portiere che beffò la dittatura

di David Lifodi
Il 23 novembre 1977 non è una data qualsiasi: quel giorno Claudio Tamburrini, portiere dell’Almagro, squadra della terza serie del calcio argentino, fu rapito da uno dei famigerati grupos de tarea e fu il primo calciatore desaparecido ad opera della giunta militare del trio Videla-Massera-Agosti. Per fortuna, però, quella dell’allora portiere è una storia a lieto fine: grazie ad una fuga rocambolesca, Tamburrini riuscì a scappare da un centro di detenzione clandestina e da allora vive in Svezia, dove tiene seminari e lezioni sulla relazione tra etica e sport presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Stoccolma.
Quando Tamburrini fu arrestato conduceva una doppia vita: studente universitario di Filosofia e calciatore di buona prospettiva. Dal Club Ciudadela Norte, la squadra della sua città, nella Gran Buenos Aires, era passato nelle file delle giovanili del titolato Vélez Sarsfield per poi approdare all’Almagro, in terza serie. Quando gli sgherri della giunta militare lo arrestarono, Tamburrini si trovava nella propria casa. Contro di lui non trovano alcuna prova, se non l’appartenenza al Partito Comunista, senza però che avesse mai partecipato ad azioni contro il regime e nemmeno fosse l’esempio del militante tutto di un pezzo. Condotto al centro di detenzione della Mansión Seré, di proprietà dell’Aviazione militare, il giovane portiere viene torturato più volte, in particolare con la terribile picana eléctrica. Non solo: i suoi aguzzini spesso erano soliti torturarlo chiedendogli: “Sei portiere dell’Almagro? E allora para queste”, e giù una scarica di botte. Tuttavia ai suoi torturatori mancavano il coraggio e l’astuzia di Tamburrini e dei suoi compagni. È il 24 marzo quando, dopo 120 giorni di prigionia, il portiere dell’Almagro, insieme ad altri tre detenuti, tra cui l’ideatore della fuga Guillermo Fernández, riescono a beffare i loro carcerieri. In una notte caratterizzata da un violento temporale, di quelli che in America Latina sono definiti tormentas eléctricas, i quattro fuggono approfittando di funi e lenzuoli legati insieme che permettono loro di calarsi dalla finestra. Inseguiti dagli elicotteri e dai militari, completamente nudi e scalzi, i fuggitivi riescono a far perdere le loro tracce. All’alba, Guillermo Fernández telefonò al padre di uno di loro e tutti furono messi in salvo, tuttavia Tamburrini continuava a temere per la sua incolumità. Inizialmente cercò di cambiare più volte la propria abitazione, vivendo via via in case diverse di amici (cambiava domicilio una volta alla settimana), smise di giocare a calcio e, per un certo periodo, fu titolare di una licenza taxi sotto falso nome (grazie alla quale racimolò buona parte dei soldi necessari per raggiungere la Svezia), ma capì che passare inosservato era difficile quando alla sua fidanzata, recatasi a ritirare per lui la sua carta d’identità, dissero che avrebbe dovuto essere lo stesso Claudio a presentarsi per prenderla. Tamburrini riuscì a scappare inizialmente in Brasile e poi raggiunse la Svezia con lo status di rifugiato. In Svezia il portiere tornò a giocare a calcio, prima tra i professionisti e in seguito tra i dilettanti, e conseguì la laurea e il dottorato. Tamburrini tornò per la prima volta in Argentina, con il visto da turista, nel 1984, e testimoniò contro la giunta argentina, ma prima di lasciare il suo paese il portiere era tornato, in incognito, nei pressi della Mansión Seré, ora divenuto un museo della memoria, per vedere di giorno quel luogo dal quale era fuggito solo qualche mese prima in una notte tempestosa. La fuga di Tamburrini e dei suoi amici, davvero cinematografica negli sviluppi, è stata raccontata in Argentina dal film Crónica di una fuga e lo stesso ex portiere ha scritto un libro sulla sua esperienza e la sua evasione dal titolo Pase Libre: la Fuga de la Mansión Seré. Noto come el hombre que escapó del horror, Tamburrini gioca tuttora a calcio, perlopiù a livello amatoriale, e la sua passione per il futbol era tale che nei mesi in cui rimase in Argentina prima di fuggire riuscì a festeggiare la vittoria dell’albiceleste nel mondiale del 1978, nonostante fosse dichiaratamente sostenuta dalla giunta militare. Per lui la sola possibilità di poter scendere in strada gli aver permesso di poter tornare e respirare la libertà.
La fortunosa evasione di Tamburrini ripagava lui e i suoi compagni delle torture e delle umiliazioni inflitte loro nel centro di detenzione della Mansión Seré, tra cui quella di essere costretti a ringraziare i loro aguzzini al termine di ogni sessione della picana eléctrica, ma soprattutto servì per dimostrare che non tutto era sotto il loro controllo. Oggi la Mansión Seré rappresenta un altro esempio di luogo della tortura trasformato in centro per il ricordo e la memoria, sempre che Macri non metta lo zampino anche qui.

 

COSA SONO LE “SCOR-DATE” – NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche motivo il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente tantissimi i temi, come potete vedere in “bottega” guardando un giorno… a casaccio. Assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Ovviamente non sempre siamo state/i soddisfatti a pieno del nostro lavoro. Se non si vuole scopiazzare Wikipedia – e noi lo abbiamo evitato 99 volte su 100 – c’è un lavoro (duro pur se piacevole) da fare e talora ci sono mancate le competenze, le fantasie o le ore necessarie. Si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allarga.

Avevamo pensato (nel nostro 2015 “sabbatico”) di fare un libro, cartaceo e/o e-book con una selezione delle «scor-date» già apparse in “blottega”. E’ rimasta una vaga idea ma chissà che prima o poi…

Il 12 gennaio 2016 si è concluso il nostro “servizio” di linkare le due – o più – «scor-date» del giorno, riproponendo quelle già apparse in blog/bottega nei 2 anni precedenti; e ogni tanto aggiungendone di nuove. Dal 12 gennaio abbiamo interrotto, salvo rare eccezioni come oggi. C’erano 2 ipotesi per il futuro prossimo. Si poteva ripartire con nuove «scor-date» ogni giorno, dunque programmandole qui in redazione: insomma il volontariato (diciamo stakanovismo?) della nostra piccola redazione e/o di qualche esterna/o. Qui in “bottega” ci sarebbe piaciuto mooooooolto di più ripartire CHIAMANDOVI IN CAUSA, cioè ri-allargando la redazione. Come ripartenza c’eravamo dati il 21 marzo, una simbolica primavera… però il nostro “collettivo” non ha avuto gli auspicati rinforzi. Così vedrete le «scor-date» solamente ogni tanto, anziché ogni giorno come ci piacerebbe. Grazie a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazioneabbastanza “ballerina” e sempre più mutevole nel tempo, per inevitabili altri impegni – è all’incirca questa: (in ordine alfabetico) Alessandro, “Alexik”, Andrea, Clelia, Daniela, Daniele, David, Donata, Energu, Fabio 1 e Fabio 2, Fabrizio, Francesco, Franco, Gianluca, Giorgio, Giulia, Ignazio, Karim, Luca, Marco, Mariuccia, Massimo, Mauro Antonio, “Pabuda”, Remo, Riccardo, “Rom Vunner”, Santa e Valentina. Ma spesso nelle «scor-date» ci hanno aiutato altre/i oppure abbiamo “rubato” (citando le fonti) qua e là.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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