Argentina: fenomenologia delle barras bravas

di David Lifodi

Le barras bravas rappresentano uno dei più pericolosi e violenti fenomeni dell’hooliganismo mondiale, dettano legge ai presidenti delle squadre di calcio e questi ultimi, insieme ai politici, li utilizzano per i loro scopi: squadracce al servizio del potere utilizzate di volta in volta contro i migranti (vedi la caccia ai boliviani e ai paraguayani di alcuni anni fa al Parco Indoamericano di Buenos Aires) o i movimenti sociali, gestiscono il merchandising della loro squadra del cuore, ma commerciano anche gli stupefacenti sulle gradinate degli stadi e nei quartieri.

Questa è più o meno la descrizione tipo delle barras bravas per giustificare la crescente violenza nel mondo del calcio argentino, eppure, nonostante i gruppi organizzati al seguito delle squadre argentine siano effettivamente noti per quanto scritto sopra, il docente dell’Universidad Nacional de San Martín e ricercatore del Consejo Nacional de Investigaciones Cientificas (Conicet), José Garriga Zucal, offre un’analisi più ampia, anche in relazione alle strategie di controllo sociale ad opera del potere,  nel suo libro Haciendo amigos a las piñas, dove racconta la sua esperienza di quattro anni vissuti all’interno della barra brava dell’Huracán. Il ricercatore critica le misure esclusivamente repressive che ormai hanno trovato cittadinanza anche in Argentina, a partire dalla proibizione delle trasferte alle tifoserie ospiti, e spiega che l’unico modo di sconfiggere la violenza negli stadi potrebbe essere quello di aprire alle barras bravas degli spazi di partecipazione attiva nella società civile. Per stare dentro ad una barra è necessario farsi rispettare e dimostrare di saper porsi come leader, nel barrio come sulle gradinate di uno stadio. Gli appartenenti ai gruppi più caldi del tifo organizzato sono tutt’altro che ai margini della società, come invece molti sono portati a pensare, anche a sinistra, ma al contrario sono attori sociali ben inseriti nella comunità in cui vivono: semmai, è proprio grazie alla loro capacità di utilizzare senza troppi scrupoli metodi violenti che politici, presidenti delle squadre di calcio e la gente del quartiere li utilizza come gestores de soluciones, una sorta di ruolo da mediatori sociali che però avviene con metodi spicci. È così che, ad esempio, capi storici della barra brava del Boca Juniors rilasciano autografi alle persone e si fanno fotografare come se fossero i calciatori che ogni domenica calcano il campo della Bombonera, il celebre stadio bonaerense nel quartiere della Boca. Sorte a metà degli anni Settanta come riflesso della violenza politica dilagante nel paese, le barras bravas sono il risultato della destrutturazione di valori chiave nella società argentina quali l’istruzione, la famiglia, la politica. Le barras bravas diventano delle tribù dove l’onore del gruppo è la cosa che conta maggiormente difendere, sugli spalti e nei quartieri, ma è errato pensare che la loro origine stia esclusivamente nei barrios più poveri delle città, poiché la loro provenienza sociale è assai eterogenea. In un contesto sociale dove la desertificazione dei principali valori di un tempo si è unita alle restrizioni e ai divieti, ad esempio quello relativo alle trasferte per le tifoserie ospiti, sono sorti scontri intestini tra le diverse barras bravas al seguito dello stesso club, soprattutto per marcare il territorio in nome di qualcuno o qualcosa. Inoltre, sui ripetuti episodi di violenza nel calcio argentino pesa la presenza della polizia come parte integrante del problema. Percepita a sua volta come una barra brava per le sue modalità di confronto, più spesso di scontro, con i gruppi organizzati, la polizia è identificata come nemica soprattutto perché i suoi vertici sono responsabili di aver militarizzato gli stadi, con gabbie, alte grate di ferro e zone dello stadio più adatte agli animali che alle persone per la loro conformazione molto simile a quella di fortini inespugnabili. Pur essendo un fenomeno essenzialmente e innegabilmente violento, quello delle barras bravas rimane comunque un antidoto alla mercantilizzazione del calcio che ha preso sempre più piede in Europa, a partire da Inghilterra, Germania, Spagna e Italia. Al tempo stesso, come denuncia la ong Salvemos al fútbol, composta in buona parte dai familiari di giovani morti negli scontri tra opposte fazioni negli stadi e nei dintorni, le barras bravas fin dalla loro nascita sono state dedite a traffici illeciti. Uno di questi è il cosiddetto Adrenalina Tour, che le barras bravas del Boca Juniors organizzano all’interno della Bombonera per i turisti, sotto lo sguardo complice di dirigenti del club e polizia, per poi convertire in dollari i pesos pagati dai visitatori.

José Garriga Zucal evidenzia come l’esclusiva stigmatizzazione del fenomeno delle barras bravas sia il modo peggiore per approcciare il problema e conclude il suo lavoro sottolineando come all’inizio la barra dell’Huracán lo riteneva un informatore infiltrato dalla polizia, ma che alla fine ha cominciato a fidarsi di quel ricercatore divenuto, nel corso del tempo, un appassionato tifoso della loro squadra.

 

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *