Argentina: la Tripla A sequestra Giuseppe Tedeschi

Il religioso di origine italiana, che aveva dedicato il suo impegno ai villeros e per questo era stato significativamente denominato el cura obrero, fu rapito dagli uomini dell’ Alleanza anticomunista argentina il 2 febbraio 1976 e ucciso poco più di due settimane dopo. Il 24 marzo dello stesso anno si installava al potere il regime militare.

di David Lifodi

                                           Foto: molisenews24.it

Giuseppe Tedeschi è uno degli oltre mille desaparecidos di origine italiana uccisi dai paramilitari argentini.

Il sacerdote salesiano fu sequestrato dalla Tripla A (l’Alleanza anticomunista argentina) il 2 febbraio 1976 nella villa miseria “Villa Itatì” e trovato morto, sfigurato e crivellato dai colpi di arma da fuoco, il 18 febbraio dello stesso anno in una strada di La Plata.

La Tripla A era già attiva all’epoca della presidenza di Isabelita Perón, quando i rapimenti e la pratica della desaparición erano già assai diffusi ben prima del colpo di stato orchestrato da Videla il 24 marzo 1976

Nato in un piccolo paese del Molise il 5 marzo 1934, Tedeschi giunse a Buenos Aires (distretto di Avellaneda) all’età di 16 anni insieme alla sua famiglia. A seguito della sua ordinazione a sacerdote, dopo un periodo trascorso a Mar del Plata, decise di raggiungere la villa miseria “Villa Itatì”, a Buenos Aires, abitata anche da migranti boliviani e paraguayani e fu denominato el cura villero sia per la sua dedizione verso i poveri del quartiere Don Bosco de Quilmes sia per la sua convinta adesione al Movimiento de Sacerdotes para el Tercer Mundo e al Movimiento Villero Peronista.

A contatto con i villeros, “Pepe” Tedeschi scelse l’opzione per i poveri sostenuta dalla Teologia della Liberazione e, in qualità di prete operaio, si dette da fare affinché a “Villa Itatì” ci fosse l’acqua potabile e fossero edificati una biblioteca, una falegnameria, un pronto soccorso e un piccolo centro di distribuzione alimentare, ma al tempo stesso finì ben presto nel mirino della Tripla A.

Definito “martire dei migranti e dei villeros”, il sacerdote aveva costruito da solo la sua casa a “Villa Itatì” grazie alle sue competenze acquisite in qualità di falegname e, proprio nella sua modesta abitazione, non aveva mai smesso di ricevere e accogliere i più poveri.

Dallo scorso 4 marzo, all’ingresso del Colegio Don Bosco, dove si formò Tedeschi, una targa ricorda il sacerdote ed ancora oggi emoziona la figlia Itatí (avuta dalla compagna Juanita Ríos e chiamata significativamente come la villa miseria dove aveva scelto di abitare), la quale racconta orgogliosa la storia di suo padre ogni volta che qualcuno glielo chiede. Sulla vita di Giuseppe Tedeschi, el cura obrero che ebbe una figlia, è stato fatto scendere un colpevole silenzio, hanno denunciato i sacerdoti del gruppo dell’“Opción por los Pobres”, che ancora oggi lo ricordano come “Pepe compañero” oltre che come uno degli esempi da seguire tra coloro che furono assassinati dalla “dittatura civico-ecclesiastico-militare”. In ogni giorno trascorso a “Villa Itatì”, Giuseppe Tedeschi non ha mai smesso di reclamare verità e giustizia per tutti “i compagni che lottavano”, indipendentemente dal fatto che fossero sacerdoti o meno.

Dopo il barbaro omicidio di Giuseppe Tedeschi, e quello di un altro sacerdote, Francisco Suárez, i settori progressisti della Chiesa argentina decisero di reagire e dettero vita al Movimiento Ecuménico por los Derechos Humanos, fondato proprio in onore del religioso molisano. Padre Luis Farinello, che prese il posto di Tedeschi, ricorda come il suo predecessore amasse ricordare la frase di Gesù “El que entregue generosamente su vida por sus hermanas y hermanos más pobres, la va a ganar por todos los tiempos”, poiché ne condivideva il senso di giustizia sociale che animava tanti militanti a prescindere dal loro credo.

Ancora oggi, Giuseppe Tedeschi vive nel ricordo dei villeros di Itatì.

Mariano Pacheco, su https://www.agenciapacourondo.com.ar/, riporta una canzone delle Comunità ecclesiali di base dedicata a “Pepe”:

Muchos no están, hermano mío,/y el corazón siente el vacío./ Corren lágrimas en nuestro rostro, ellos están juntos a nosotros.

Por el dolor, la voz callada/ que nos golpea, que nos aplasta./ Resiste el hombre que está enjaulado,/ resiste el pueblo acribillado”.

Y se nos ciegan nuestras miradas,/ que nuestra historia no está cerrada./ Son nuestro llanto, nuestra alegría, semilla abierta de nuestra vida.

Al hombre nuevo Dios va creando,/ con nuestro barro lo va engendrando./ También camina a nuestro lado, no tengas miedo, suma tu mano.

Su espíritu sigue impulsando/ a éste pueblo crucificado./ El pueblo libre será posible,/ muchos testigos hoy nos lo dicen.

Padre Angelelli, Oscar Romero,/ Carlos Mujica, mil compañeros,/ Su sangre canta en nuestras cuerdas,/ éste es el tiempo del hombre nuevo”.

 

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

Un commento

  • Maria Antonia Santella

    Sono Mari Santella, miei genitori erano dello stesso paesino di José, al più siamo stati vicini di casa e con un parentesco lontano, ma nella mia infanzia e gioventù ci frequentavamo molto.
    Non ci sono parole Er poter descrivere la vita di José, un illuminato, così humile con la forza che solo un vero Uomo può avere
    La ringrazio per mettere a conoscenza di tanti altri le profonde ferite di questo continente dalla così detta civiltà fino ad oggi
    Prego al Dio della Vita per un Nuovo Celo ed una Nuova Terra

    Grazie!!!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *