Argentina: Milagro Sala è la prima prigioniera politica di Mauricio Macri

La deputata del Parlasur incarcerata dal 16 gennaio con la surreale accusa di “istigazione al delitto”. La leader dell’organizzazione Tupac Amaru chiedeva giustizia per l’ondata di licenziamenti dei lavoratori delle cooperative affiliate alla sua associazione.

di David Lifodi (*)

L’arresto e la detenzione di Milagro Sala rappresentano subito il volto più duro del macrismo. Leader dell’associazione Tupac Amaru, una delle organizzazioni sociali più attive nella provincia di Jujuy, nel nord dell’Argentina, la donna si trova in carcere con la surreale accusa di “istigazione al delitto”. La sua colpa è quella di aver occupato la piazza di fronte al palazzo del governatore provinciale Gerardo Morales, assieme ai movimenti sociali, per protestare contro il licenziamento dei lavoratori delle cooperative associate alla Tupac Amaru.

Il conflitto sociale che vede opposte le organizzazioni popolari a Gerardo Morales esemplifica bene a cosa andrà incontro l’Argentina sotto la presidenza di Mauricio Macri e il governo di Cambiemos, la sua coalizione. La campagna elettorale che ha condotto Morales fino alla presa della provincia di Jujuy è stata finanziata dall’ottuagenario Carlos Pedro Blaquier, uno degli uomini più ricchi del paese, costruttore di imbarcazioni, yacht e aerei, oltre ad essere collezionista di opere d’arte e proprietario del redditizio zuccherificio Ledesma. Già vicino al regime militare negli anni ‘70 e responsabile di aver facilitato il trasferimento di almeno 400 lavoratori dello zuccherificio direttamente ai centri di detenzione clandestini durante la cosiddetta noche del apagón, Blaquier non solo ha sostenuto economicamente gli sforzi di Morales per farlo giungere al governo della provincia di Jujuy, ma ha ampiamente foraggiato anche Macri. Entrambi sono espressione di quell’Argentina reazionaria e razzista che odia Milagro Sala in quanto donna, indigena e militante sociale. Da tempo Gerardo Morales aveva intenzione di farla pagare a Milagro Sala: la deputata del ParlaSur è divenuta uno dei simboli della protesta sociale che già divampa in tutto il paese contro le politiche imposte da Macri e dai suoi uomini, per questo il nuovo inquilino della Casa Rosada intende metterla a tacere e, al tempo stesso, farla finita una volta per tutte con le conquiste sociali raggiunte dal kirchnerismo. Non a caso la Tupac Amaru, sorta a seguito del default economico del 2001 e con una forte componente indigena, ha collaborato con Néstor e Cristina Kirchner ricevendo sussidi dal governo per costruire ospedali, scuole, quartieri e dato vita a centinaia di cooperative. Adesso, proprio a causa delle politiche economiche di Macri e, a cascata di Gerardo Morales, 66mila cooperativistas rischiano di rimanere senza lavoro: per questo motivo Milagro Sala aveva partecipato all’acampada di fronte al palazzo di governo di Morales, nel tentativo di strappare almeno la possibilità di un colloquio con il governatore. L’acampada si è ripetuta anche nella storica Plaza de Mayo della capitale Buenos Aires, ma, per tutta risposta, il potere ha inviato la polizia a filmare i manifestanti e, soprattutto a Jujuy, si sono viste circolare auto della polizia senza targa e poliziotti in borghese, come ai tempi del regime militare. Tutto ciò fa il paio con le minacce contro le Madres de la Plaza de Mayo a seguito della conquista della Casa Rosada da parte di Macri. Come dire: con l’attuale presidente può tornare l’impunità di una volta e la ricreazione dell’era kirchnerista è morta e sepolta. Le accuse contro Milagro Sala sono evidentemente di natura politica così come è ricattatorio garantire la sua liberazione solo se verranno tolte le acampadas. La presidentessa di Tupac Amaru è stata arrestata lo scorso 16 gennaio, ma l’occupazione della piazza a Jujuy andava avanti già da alcune settimane. Peraltro, il caso di Milagro Sala ha già varcato i confini argentini. Al presidente Macri, che si trovava a Davos per il forum economico, un giornalista ha chiesto i motivi per cui Milagro Sala si trova in carcere, sollecitando un paragone con il venezuelano Leopoldo López, condannato a 13 anni di carcere per aver promosso le guarimbas che lo scorso febbraio, a Caracas, hanno causato la morte di 43 persone. Macri, che anche durante la campagna per le presidenziali aveva speso tempo ed energie a garantire che si sarebbe battuto per la librazione del leader dell’ultradestra venezuelana nel caso in cui avesse raggiunto la Casa Rosada, ha risposto testualmente che quest’ultimo, rispetto alla dirigente di Tupac Amaru, non aveva mai commesso nulla di male. E, a rincarare la dose, nei confronti di Milagro Sala è stato rispolverato un odioso editoriale pubblicato nel 2012 dal quotidiano di destra La Nación in cui si accusa la donna e l’associazione che presiede di aver speculato e di aver tratto vantaggi personali dai fondi concessi dal kirchnerismo per opere sociali.

Milagro Sala, per il momento, resta comunque in prigione e rischia una condanna fino a sei anni di carcere por supuesto tumulto e instigación a cometer delitos. Questi sono i primi effetti dell’Argentina macrista, e purtroppo siamo solo all’inizio.

(*) tratto da www.peacelink.it – 30 gennaio

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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