Argentina: pallottole e morte per i bimbi di Rosario

È in crescita il numero dei bebé colpiti volontariamente dai killer nell’ambito delle sparatorie tra bande rivali per lo spaccio della droga (narcomenudeo) e il controllo delle periferie della città. L’ultimo caso è stato quello di Ximena, 2 anni, colpita il 3 maggio scorso.

di David Lifodi

                                                   Foto: https://www.lacapital.com.ar/

Il 3 maggio scorso, a Rosario, Ximena, 2 anni, viene colpita da una pallottola esplosa nel corso di una sparatoria tra due bande criminali nell’ambito del cosiddetto narcomenudeo (lo spaccio e la vendita della droga nei quartieri più vulnerabili e disagiati delle città, spesso diretto a coinvolgere nelle attività illecite anche i giovanissimi) per il controllo del territorio. La famiglia della bambina (i cui organi vitali, fortunatamente, non sono stati lesi) non apparteneva a nessuno dei due gruppi che hanno dato vita al conflitto a fuoco.

Cresce sempre di più il numero degli adolescenti, ma spesso anche dei bambini nati da non più di due o tre anni, a cadere durante le balaceras (sparatorie). Gli ordini di sparare anche ai bebé, ha scritto Carlos del Frade nel suo articolo Rosario: La niñez fusilada, pubblicato sul sito web http://www.pelotadetrapo.org.ar, partono spesso anche dalle carceri. “Si no te vas de tu casa, te fusilamos a dos chicos” o Te vamos a matar con el bebé” sono minacce spesso pubblicate anche sui social nei confronti dei familiari di bande rivali e rispondono agli ordini impartiti da leader come Brandon Bay, attualmente recluso nel carcere rosarino di Piñero e capo della delinquenza organizzata legata ai “Los Gorditos”.

Tra il 2020 e i primi mesi mesi del 2021 sono già 32 i casi di bambini colpiti da colpi di arma da fuoco.

Il fenomeno dei los chiquitos baleadeos sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti negli ultimi mesi. Prima di Ximena era stata la volta di due bimbi di 1 e 8 anni feriti da un colpo di arma da da fuoco mentre si trovavano in compagnia della madre, una ventisettenne in attesa di un terzo figlio. L’obiettivo erano i bambini, hanno assicurato I testimoni, evidenziando che el blanco eran las criaturas (l’obiettivo erano i bambini).

Gran parte di questi episodi sono avvenuti nel barrio Emaús, uno dei quartieri più poveri di Rosario, dove anche gran parte dei residenti evita di camminare in alcune cuadras (isolati) ritenute più pericolose: si tratta di una vera zona rossa dove entrano malvolentieri anche i taxi e le ambulanze. Anche altri quartieri quali 7 de Septiembre, Fisherton Norte e Stella Maris sono divenuti pericolosi per via del narcomenudeo delle bande che si danno battaglia per assicurarsi il commercio della droga in esclusiva.

Balas y muerte: è questo lo scenario delle periferie rosarine. In poco meno di un anno, nel raggio di pochi isolati, è avvenuta una vera e propria guerra. All’Hospital de Niños “Víctor Vilela”, di Rosario, l’arrivo di bambini colpiti dalle pallottole è sensibilmente aumentato, ma soprattutto tutti concordano sul fatto che le vittime sono proprio coloro che, trovandosi sotto un vero e proprio fuoco incrociato, non si possono difendere. Inoltre, il narcomenudeo ha trovato un alleato nella pandemia poiché, non potendo uscire di casa, i bambini spesso sono stati lasciati a giocare nei cortili e nei giardini delle case, facilitando così il compito ai killer che avevano il compito di ucciderli.

All’inizio di maggio, il ministero della Sicurezza della Provincia de Santa Fe ha reso noto di aver disarticolato una banda criminale che si occupava di vendere munizioni come quelle che vengono utilizzate nelle sparatorie e che hanno colpito i bambini di Rosario, sottolineando che, tra i suoi aderenti, vi erano anche alcuni poliziotti impegnati nel compito di rivendere armi e munizioni al miglior offerente.

Nonostante la direttrice del “Vilela” Viviana Esquivel garantisca che i bambini colpiti da colpi di arma da fuoco riusciti a salvarsi sono tornati alla loro vita quotidiana grazie al lavoro di pediatri, psicologi e operatori sociali, la situazione resta comunque preoccupante poiché i quartieri più poveri di Rosario si sono trasformati in una terra di nessuno. Ad ammetterlo sono alcune fonti del ministero della sicurezza che, dopo aver arrestato alcuni sicari e tira tiros (cecchini), hanno sentito da parte loro dispiacersi per il lavoro sporco compiuto definendo i bambini come pobrecitos, salvo poi ammettere «Bueno, pero la cosa es así».

Le 3.500 pallottole e la trentina di armi sequestrate nell’operazione di polizia condotta  a maggio hanno rappresentato un duro colpo per la criminalità rosarina, tuttavia ben lontana dall’essere sconfitta.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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