Argentina: torna il peronismo progressista?

Nelle primarie aperte, simultanee e obbligatorie dell’11 agosto Mauricio Macri ha subìto una pesante debacle ad opera di Alberto Fernández e Cristina Fernández. Si tratta di un ottimo viatico in vista delle presidenziali del 27 ottobre, anche per l’interessante esperimento della coalizione di centro sinistra Frente de Todos, tuttavia le destre del continente sono già al lavoro per soccorrere il presidente uscente Macri.

di David Lifodi

Lo scorso 11 agosto in Argentina è avvenuto un vero e proprio terremoto politico. La dupla del Frente de Todos, Alberto Fernández e Cristina Fernández, ha guadagnato quasi il 48% dei consensi contro il misero 32,66% del ticket governativo di Cambiemos, Mauricio Macri e Miguel Ángel Pichetto, in occasione delle primarie aperte, simultanee e obbligatorie, considerate unanimemente una sorta di primo turno elettorale anticipato in vista delle presidenziali del prossimo 27 ottobre.

Se i risultati delle presidenziali fossero questi, non ci sarebbe nemmeno bisogno del ballottaggio: Alberto Fernández e Cristina Fernández vincerebbero al primo turno poiché avrebbero dalla loro parte entrambi i requisiti della legge elettorale argentina: ottenere il 45% dei consensi o guadagnare il 40% dei voti con un distacco superiore ai dieci punti percentuali sui secondi.  Se la “doppia F” conquistasse la Casa Rosada  sarebbe una prima risposta alle destre della regione poiché fu proprio Mauricio Macri, nel 2015, a inaugurare un nuovo ciclo di governi di destra e liberisti nel continente latinoamericano. In molti cominciano a pensare che non ci sarà bisogno del ballottaggio del 14 novembre e che Alberto Fernández sarà il nuovo presidente del paese a partire dal prossimo 10 dicembre.

Tuttavia, Macri farà di tutto pur di confermarsi alla guida del paese, nonostante l’aumento del debito e la recessione economica che ha accresciuto la povertà e le disuguaglianze sociali, portando l’Argentina sulla soglia del default economico come nel 2001. Lo scorso dicembre, i sondaggi accreditavano Cambiemos come probabile coalizione di nuovo vittoriosa. Oggi, il rifiuto degli elettori nei confronti del macrismo sembra evidente, alla faccia delle dichiarazioni provocatorie di Macri, il quale garantiva che avrebbe cambiato il paese per sempre. La sconfitta di Macri è stata netta, in ben 22 distretti elettorali su 24, vincendo soltanto a Córdoba e nella città autonoma di Buenos Aires.  Peraltro, nella provincia di Buenos Aires, a vincere è stato di nuovo il Frente de Todos, con Axel Kicillof che ha battuto María Eugenia Vidal, una delle pupille di Macri.

Il presidente uscente dell’Argentina dovrà fare i conti con il Frente de Todos, una interessante coalizione costituita da ben 19 partiti, da alcune correnti del peronismo ai movimenti sociali di base, passando per comunisti e umanisti. Alberto Fernández, già ex capo di gabinetto di Néstor Kirchner, ha potuto sfruttare l’onda della mobilitazione popolare contro Macri, ma, se davvero sarà eletto, dovrà fare i conti con la diffidenza dei mercati, timorosi del ritorno di un uomo legato al kirchnerismo. Se il Frente de Todos ha un’impostazione progressista e alternativa al neoliberismo, tuttavia parte della sinistra radicale diffida di Alberto Fernández per la sua volontà di voler rinegoziare il debito con il Fmi e per la sua identificazione nel liberalismo progressista.

Macri spera di costringere Fernández al ballottaggio e chiama alla mobilitazione contro i rischi di un presunto “autoritarismo”, ma in molti pronosticano che il presidente uscente potrebbe fare la fine di Fernando de la Rúa, che nel dicembre 2001 fu costretto a fuggire a seguito delle proteste per la grave crisi economica che attanagliava il paese.  Dall’altro lato, la dupla del Frente de Todos ha suscitato grandi attese, probabilmente anche eccessive, almeno fino all’esito del primo turno del 27 ottobre. Alberto Fernández e Cristina Fernández rappresentano la risposta al tentativo di restaurazione neoliberale, ha dichiarato il sociologo brasiliano Emir Sader, mentre per Atilio Borón la probabile affermazione della “doppia F” significa che il ciclo progressista non è affatto concluso.

Il percorso di Alberto Fernández e Cristina Fernández, da qui al 27 ottobre, non sarà comunque una passeggiata. Macri gode dell’appoggio di Trump e Bolsonaro, il quale ha già fatto capire che il Brasile abbandonerà il Mercosur se i “delinquenti di sinistra” arriveranno al potere. La terza economia dell’America latina, quella argentina, dovrà quindi fare i conti con le minacce del governo brasiliano, che ritiene la coppia Alberto Fernández e Cristina Fernández “un’opzione populista che non fa bene a nessuno dei due paesi”. Al tempo stesso, l’eventuale vittoria del Frente de Todos è percepita da molti come un messaggio di speranza per l’intera regione, dal Messico di Amlo all’Uruguay, dove sempre a fine ottobre sono in programma le presidenziali.

La Casa Rosada potrebbe tornare al centrosinistra, ma non bisognerà sottovalutare i tentativi della destra, che farà di tutto per non mollare il paese. Spetterà poi ad Alberto Fernández e Cristina Fernández risollevare le sorti di un paese la cui economia è andata a picco e povertà e disuguaglianze sociali non hanno smesso di crescere.

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A proposito di Argentina, la redazione della Bottega segnala anche i seguenti articoli:

La sicurezza delle donne non è un reato (fonte: Riforma.it)

Argentina: Hanno distrutto tutto (fonte: Pressenza)

 

 

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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