Armi, la droga pesante dei terrestri…

… e l’ultima conferma arriva dalla tragedia ucraina – di Francesco Masala. A seguire Bertolt Brecht, alcuni link e una voce dal Sahel.

 

La crisi ucraina come una tragedia a teatro

Anton Cechov diceva che se in un romanzo compare una pistola, bisogna che spari.

In tutti questi anni le armi per quest’ultima guerra-lampo (speriamo duri davvero poco, che è sempre troppo) sono cresciute oltre ogni limite e quando tutte le parole sono guerresche qualcosa può succedere, la pistola deve sparare.

Alcune cose si possono ricordare oltre quelle che riempiono i giornali. Per esempio che il figlio di Joe Biden, il presidente degli Usa, aveva interessi, con annesso scandalo, in Ucraina (qui) e  che esistevano già accordi (di Minsk, del 2015) per disinnescare la polveriera Ucraina; però mai messi in pratica (qui).

Non si riesce a comprendere perché il Donbass non possa godere di una “autonomia speciale”, visto che in Europa esistono Stati federali, come la Germania, con land che hanno una certa autonomia; in Italia esistono le regioni a statuto speciale (c’è il bilinguismo in Alto Adige, senza problemi); in Spagna ci sono regioni autonome.

Non dimentichiamo che uno Stato, la Serbia, fu bombardato per toglierle una parte e costruire così un nuovo Stato, mica un’autonomia speciale – si tratta del Kosovo – mentre se con un referendum, senza bombe, la Crimea sceglie di tornare alla Russia, questo viene visto – sempre dai paesi Nato (grandi consumatori di bombe, la loro droga pesante) – come uno scandalo (qui lo sostiene in maniera molto motivata e chiara Ennio Remondino)

Vista dalla Luna, non si capisce l’asimmetria per la quale i missili ai confini della Russia sono buoni e giusti, mentre i missili ai confini degli Usa sono inconcepibili.

Come andrà a finire la pièce teatrale?

Dipenderebbe dall’Europa, se esistesse come soggetto politico autonomo.

Pur di obbedire ancora una volta al padrone a stelle e strisce (gli Usa, che si sono espansi con guerre in modo da annettere nuovi stati all’Unione, ma nessuno se ne deve ricordare; le città della California e del Texas hanno nomi wasp come The Angels, Saint Francis, Saint Anthony…) l’Europa rinuncerà al gas russo (che lo venderà alla Cina) e comprerà il gas dagli Usa a prezzi tre o quattro volte più alti rispetto al gas russo?

Alla fine vinceranno Usa e Russia e il conto lo pagherà l’Europa.

La Russia otterrà che l’Ucraina resti neutrale?

Di sicuro negli Usa guadagneranno produttori di armi e di energia, in Russia guadagneranno produttori di armi e di energia, l’Europa resterà sotto il tallone degli Usa, comprando armi ed energia dal complesso militare-industriale e politico (non è una parolaccia) degli Stati Uniti.

 

La guerra che verrà – Bertolt Brecht

La guerra che verrà
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente egualmente.

qualche link in rete:

 https://jacobinitalia.it/non-si-deroga-al-no-alla-guerra

 https://www.pressenza.com/it/2022/02/appello-a-tutte-le-forze-pacifiste-e-nonviolente-italiane

 https://www.pressenza.com/it/2022/02/trieste-le-armi-regeni-e-legitto/

A che servono le armi. Uno sguardo dal Sahel

di Mauro Armanino (*)

Le armi servono per essere usate. Danno effimero potere e arricchiscono relativamente poche persone rispetto a quelle che ne soffrono le conseguenze. Avendo scelto il servizio civile volontario internazionale sostitutivo al servizio militare, non ho mai creduto che la pace fosse un frutto delle armi. Le ho riviste durante l’ultima porzione della guerra civile in Liberia negli anni duemila. Erano, tra l’altro, in mano a bambini che, con tutta la serietà del mondo, controllavano i ‘check-points’ sulle strade alla fine del regime di Charles Taylor. Con armi più grandi e pesanti di loro, avevano il potere di fermare e far tremare gli incauti autisti e passeggeri umanitari delle ONG venute a ‘salvare’ la Liberia. Questi bambini erano un perfetto nessuno, invisibili come la maggior parte dei figli dei poveri. Con in mano un kalashnikov AK-47 erano in grado di tornare ad esistere e di contare e di essere diventati, d’improvviso, grandi e temuti.

Le armi si vendono per essere usate. Lo vediamo nel Sahel, a tutt’oggi una delle zone più pricolose del pianeta. I gruppi armati usano prevalentemente armi ‘leggere’ che, in guerre asimmetriche come quelle a cui assistiamo da anni, sono le più dannose. Le armi circolano, passano di guerra in guerra, hanno circuiti di vendita, commercianti e acquirenti, si moltiplicano a dismisura e continuano ad essere rubate e vendute. Armi in cambio di vite umane e di sofferenze e di profughi che fuggono lontano e, spesso, passano da una guerra all’altra, da un campo profughi a richiedenti asilo, per decenni. Armi regolari, irregolari, informali, clandestine, illegali o perfettamente registrate con tanto di matricola onde essere seguite e identificate fin dall’origine. A poco serve, in fondo, quando tutto ciò porta ad uccidere o incutere il timore di farlo. Le armi sono l’espressione della più grande menzogna che pretende di creare la pace con la guerra!

Le armi si fabbricano per essere usate. Nel Sahel abbiamo avuto e (per alcuni) celebrato vari colpi di stato da parte di militari armati. Dopo il Mali è stata la volta del Burkina Faso e ci si domanda chi sarà il prossimo stato, eletto per tale scopo. Parte della gente ha applaudito. Pensa che i militari al potere, con le armi della persuasione (e le armi in mano), metteranno un punto finale alla corruzione, al nepotismo, alle nefaste influenze straniere e poi ridaranno il potere ai civili fino alla prossima occasione. Si sono costruite nel Niger varie basi militari, l’Italia, ultima arrivata per ora, dovrebbe avere finalmente il suo ‘pied-à-terre’ nei pressi dell’aeroporto internazionale di Niamey. E ora, che la guerra si riaffaccia in Europa, si potranno rinnovare gli armamenti, attestarne la validitàe la rinnovata e sofisticata efficacia. Una splendida occasione che perfezionerà ulteriormente l’arte della guerra che, nelle generazioni, non abbiamo mai perduto.

A morire e soffrire saranno i soliti poveri ignoti. Gl altri, i superstiti, morranno di vergogna per non aver osato cambiare ‘le spade in vomeri e le lance in falci’, nel sogno del profeta. L’Italia avrebbe ancora la possibilità di trasformare la base militare in una scuola di pace, prima che sia tardi.

(*) Mauro Armanino – Niamey, 28 febbraio 2022

 

 

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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