«ArmiDa»

Poesiando con Daniela Pia (*)

DanielaPia-OMMAGpoesiando

Non suffragetta di fine ottocento

Fu Armida, vestale del cibo

E della moda discinta.

Che in certe case,

Diciamo “socchiuse”

Offriva un appiglio

A molti strumenti.

Mai sporsero ossa all’infuor

Dei suoi fianchi, che occhi anelanti

Di riccastri in marsina

Chiedevano udienza alla Divina,

Intendendo gustar nella tazzina.

In nessuna coppa avean agio

I suoi seni, boccali spumosi

Traboccante lussuria

Che ci vuole abbondanza

Nella goduria.

(*) Con questi versi di Daniela Pia – in “bottega” la incrociate spesso, non abbastanza però, con i suoi scritti – si chiude una “mini-serie” poetica, 4 post “fuori orario”. Ovviamente si continua con la ormai classica «cicala del sabato» e la domenicale “neuropesia” di Pabuda. La poesia dilaga? Evviva, buttiamo giù gli argini e nuotiamo. (db)

 

Daniela Pia
Sarda sono, fatta di pagine e di penna. Insegno e imparo. Cammino all' alba, in campagna, in compagnia di cani randagi. Ho superato le cinquanta primavere. Veglio e ora, come diceva Pavese :"In sostanza chiedo un letargo, un anestetico, la certezza di essere ben nascosto. Non chiedo la pace nel mondo, chiedo la mia".

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