Arpaia, Bommarito, De Cataldo, Lansdale, Macchiavelli, Schulman e Autori Vari

7 recensioni giallo-noir di Valerio Calzolaio

Giuseppe Bommarito

«Adesso riposa»

Italic Pequod

256 pagine, 18 euro

Macerata. Primavera. Il quasi 50enne vice questore Diego Cardelli, bel volto, sguardo penetrante, capelli neri, alto e slanciato, sta indagando su un traffico di rifiuti industriali, anche tossici, smaltiti illegalmente da un’azienda della provincia. Poi arriva il risultato dell’autopsia legata al terribile incidente notturno del 22 febbraio dopo la notte in discoteca, un morto sul colpo, i due amici ancora in coma. Ci sono le prove tossicologiche di ectasy, eroina e ketamina oltre che di alcol. Cardelli ha angosce e rischi di padre, una figlia appena 18enne, Chiara, sveglia e in piena fase oppositoria; decide di capire di più sul crescente fiorente mercato delle droghe, torna anche in ospedale da Stefano Monterisi che ogni pomeriggio parla al figlio Marco. Gli hanno dato qualche speranza di un risveglio, ma passano i mesi, crescono disperazione e sensi di colpa. Un secondo bel romanzo per Giuseppe Bommarito (Macerata, 1951), “Adesso riposa”, di forte dolorosa impronta autobiografica.

 

Walter Catalano, Luca Ortino, Giuseppe Panella, Pasquale Pede, Leopoldo Santovincenzo (a cura di Walter Catalano)

«Guida alla letteratura noir»

Odoya

432 pagine, 22 euro

Letteratura noir, policier, mystery, Kriminal, hard-boiled, gialla. Ultimo secolo. Per le storie di crimini e misteri si suole risalire alla Bibbia o, almeno, a Poe, quasi due secoli fa. I libri del genere hanno avuto alterne ma crescenti produzione e diffusione, successo un po’ ovunque nel mondo. E innumerevoli ricostruzioni critiche, definizioni linguistiche e nazionali, articolazioni tecniche e comparate. A un certo punto, per il tramite della critica francese alla storia del cinema americano, a cavallo della guerra poco prima della metà del Novecento apparve il termine “Noir” come genere o sottogenere assestante. In Italia l’utilizzo è divenuto via via talmente pervasivo che ha finito per sostituire il nostro tradizionale e intraducibile “Giallo”. Ancora oggi tutto è noir e nulla più è proprio un giallo. Questa confusione giustificato un interessante libro di orientamento culturale per lettori, più o meno appassionati. Cinque esperti (a vario titolo) ci offrono le coordinate precise (o volutamente imprecise), gli autori giusti, i romanzi chiave per leggere meglio la letteratura noir, il cui fascino irresistibile risiederebbe proprio “in un’aura che permea ma non determina”, in un carattere apofatico: “può essere definito solo tramite negazioni”. La prima parte del volume riassume i principali differenti tentativi di definizione, sia illustrando alcune (non coincidenti) opinioni degli estensori sia esaminando le strette e articolate relazioni intrattenute con altri limitrofi generi o sottogeneri (Mystery, Western, Feuilleton). La seconda parte elenca le ventotto personalità (Boileau-Narcejac valgono uno) imprescindibili come “fondanti” il Noir, concentrandosi quindi su tanti statunitensi, alcuni francesi (7), pochi inglesi (2), un solo italiano (Scerbanenco, “unico maestro di tutti”).

Gli operatori editoriali Walter Catalano (coordinatore) e Luca Ortino, il docente universitario Giuseppe Panella, lo psicoanalista collezionista Pasquale Pede, il regista Leopoldo Santovincenzo hanno realizzato una guida utile sia ai neofiti (per un percorso di letture mirate) sia ai cultori (per approfondire e sviscerare). Ognuno di loro ha scritto uno o più brevi saggi di critica letteraria e raccontato vari fra gli autori, faticosamente selezionati (con trasparenti contrasti). I magnifici 28 sono tutti maschi: Boileau-Narcejac, Brown, Bunker, Burnett, Cain, Chandler, Chase, Chaze, Ellroy, Giovanni, Goodis, Hammett, Héléna, Higgins, Himes, Izzo, Malet, Manchette, McCoy, Raymond, Scerbanenco, Simenon, Spillane, Thompson, White, Willeford, Williams, Woolrich. In ordine alfabetico, ciascuna personalità viene presentata sul piano biografico e bibliografico con segnalazione dei testi imprescindibili (nell’edizione italiana) e corredo di foto, disegni e copertine; poche chiare pagine con un unitario schema di trattazione, citazioni e impatti. In appendice Pede esamina i pubblicatori e le pubblicazioni del Noir, negli Usa Pulp & Paperback, in Francia Marcel Duhamel e la Série Noire, in Italia le fortune e le sfortune connesse quasi soltanto alla logica e all’evoluzione del Giallo Mondadori fino alla svolta degli anni ottanta. Segue un indice dei titoli (più che dei nomi) delle centinaia di romanzi citati. Emerge come davvero il Noir sia innanzitutto stile, movimento, sensibilità, atmosfera di disagi e incompiutezze. Come la vita.

 

Joe R. Lansdale

«Hap & Leonard. Sangue e limonata»

traduzione di Luca Briasco

Einaudi

Texas Orientale. Anni cinquanta e sessanta. Hap e Leonard rievocano quando erano piccoli, già facevano battute in ogni situazione. Hap Collins (1950) oggi è un attempato bianco di un metro e ottanta, pigro e orgoglioso, buon psicologo di uomini, esperto di Hapkido e arti marziali, vota democratico quando ci va, vive d’amore con la bella acuta rossa naturale, ex infermiera professionale Brett, con la ritrovata figlia Chance e con la cagnetta Buffy. Il suo fraterno amico Leonard Pine oggi è un grosso nero macho, magro ordinato pulito atletico, brizzolato ormai, si arrangia da Hap e Brett quando non convive con amanti maschi, elettore repubblicano se vota. Hap e Leonard sono proprio culo e camicia. Si conobbero quando avevano circa 17 anni, non si sono più lasciati. Li abbiamo incontrati da investigatori avventurieri adulti, ben li abbiamo visti operare spesso insieme, ora sono in vena di ricordi. Quel giorno è tranquillo, leggiucchiano il quotidiano cittadino, per caso ripensano alla parabola del bastone, a come reagire quando qualcuno ti mena e opprime: Hap si era trasferito a Marvel Creek e, da ragazzino di campagna, pur dopo aver avvisato il preside, aveva presto avuto un problema a scuola con il bulletto che lo picchiava tutti i giorni. L’amato padre gli aveva consigliato di procurarsi un bel bastone e reagire, contro ignoranti e falliti è sbagliato fare i martiri, cattivi e malvagi vanno trattati diversamente dalle persone giuste e rette, aveva funzionato. Escono per andare al dojo ad allenarsi, esausti continuano a chiacchierare a luci spente, nella conversazione Hap si trova a ripercorrere vecchie storie della sua infanzia e della sua adolescenza, anche le prime che hanno vissuto insieme. Vanno avanti così quasi per un intero giorno, prima da soli, pure al caffè, poi a casa, quando le donne di Hap tornano e si incuriosiscono. Incontri e pericoli del vivere nella provincia americana razzista.

Un romanzo a mosaico sui primordi arricchisce la divertente intelligente serie noir hard-boiled di Joe R. Lansdale (Gladewater, 1951). La successione degli eventi non è sempre regolare, né si incastrano uno nell’altro; in alcuni Hap non è il protagonista, in altri Leonard non è ancora comparso all’orizzonte, in un caso serve addirittura la terza persona. Sono quattordici episodi inframezzati da dialoghi contemporanei, narrati non in ordine cronologico, collocabili fra il 1959 e il 1968, ambientati in un’area di poche decine di chilometri intorno al fiume Sabine, in parte pure a La Borde (dove vivono ora). Sono racconti, quando Hap inizia a parlare del passato è una narrazione assestante, breve e specifica. Il racconto più lungo, quello con Hap più giovane, è quasi in mezzo e dà il titolo generale alla racconta: uscendo dal cinema con la mamma, impiegata e pittrice part time, vedono un ragazzino nero che piange, lo fanno salire a bordo della vecchia Ford nera e sferragliante, sono anche loro poveri ma vige la segregazione e i neri stanno peggio. Lo nutrono e, in qualche modo, scoprono da chi riaccompagnarlo. Non vengono bene accolti, ritornano mogi ma la madre spiega ad Hap: “la vita ha i suoi lati buoni e i suoi lati cattivi. Ha la limonata e il sangue. E non puoi lasciare che il bene che abbiamo fatto, ossia la limonata, venga cancellato da qualcosa che è andato storto”. Hap e Leo sono apparsi come coppia vissuta in una decina di romanzi e qualche racconto (1990-2018), sempre narrati in prima da Hap, e in una serie televisiva che l’autore considera bella, pur non essendo “la versione ufficiale”. Costituiscono quasi due lati dello stesso personaggio e subiscono un invecchiamento rallentato. Qui, invece, sono due personalità imberbi e autonome, prima di e durante la sperimentazione della nuova amicizia, non sapendo a quale livello sarebbe giunto il loro legame. Hap fin dal liceo fu capace di vivere dimostrando di non essere razzista, a differenza del pur bravo padre meccanico tuttofare, coraggioso e fisicamente fortissimo. Leo aveva una precoce vocazione gay ed era molto legato allo zio. Insieme si stanno completando da decenni.

 

Giancarlo de Cataldo

«Alba nera»

Rizzoli

Roma, soprattutto. Dicembre 2018. Due giovanotti della pandilla di Giardinetti, gang di latinos, stanno per dare il colpo di grazia a una ragazza torturata a morte (da altri). Grazie alla soffiata di un informatore di fiducia, all’ultimo momento interviene il possente commissario Gianni Romani, atletico chiuso serio integerrimo puritano passionale carismatico, un tempo soprannominato il Biondo. Li blocca e scopre che potrebbe esserci una connessione con un vecchio caso che aveva affrontato quasi dieci anni prima insieme agli altri due migliori allievi del corso 2006-2008 per commissari della Scuola superiore di polizia: Giannaldo Grassi, esile simpatico povero timido arrampicatore sociale, chiamato il dr. Sax in quanto discreto musicista col suo strumento preferito, e Alba Doria, infanzia dorata con padre diplomatico e madre insopportabile, alta e magrolina, bella intelligente arrogante, capelli mogano castani, occhi luminosi sul verde con taglio obliquo, zigomi alti, ovale delicato, collo da cigno, che alla fine li aveva stracciati nettamente e sorprendentemente nella gara di tiro al poligono di Nettuno. Si erano occupati del caso della Sirenetta, una giovane straniera uccisa da un sadico; nel tentare di risolverlo avevano commesso errori e si erano coperti a vicenda. Romani li ricontatta, li convince che forse l’antica soluzione non era quella giusta, discutono a lungo (rievocando il passato), hanno avuto percorsi e carriere diverse. Biondo e Alba erano stati insieme per un po’, lui è magari ancora innamorato, lei si sente attanagliata dal male della Triade Oscura, prova insieme attrazione e repulsione. Grassi aveva sposato Luisella, la figlia colta e bruttina di un potentissimo capo dei Servizi, si muove ormai nei meandri dei poteri istituzionali e finanziari. La nuova indagine si rivela ben presto piena di imprevisti e di pericoli, inevitabilmente rischiano la loro vita.

Un nuovo bel romanzo noir per lo scrittore giudice Giancarlo De Cataldo (Taranto, 1956), che riprende e rilancia la protagonista di un recente racconto lungo (nel volume collettaneo “Sbirre”). La seconda avventura si svolge qualche mese dopo la riuscita caccia al serial killer, Alba ne ha ricavato la consapevolezza di un forte disturbo della personalità (altro che “post-traumatico”) e va regolarmente dall’analista, che la considera un poco folle e pericolosa. La Triade Oscura è una silenziosa compagna di vita, un doppio selvaggio col quale si è condannati a convivere, cocktail di narcisismo, sociopatia e capacità manipolatoria, senza mai attacchi di panico o compassione e spesso invece utile brachicardia o capacità di dominio, lei la ha e si sente una predestinata, tendenzialmente incontrollabile inafferrabile crudele. La godibile narrazione è in terza varia, alternando l’oggi al presente e il pregresso al passato, all’inizio più il secondo, sempre meno, finché non prevale la rischiosa complicata indagine contemporanea. Tutta noir in un contesto oscuro, fra pecore nere e divisioni nere, operazioni che lo Stato (il governo di turno, pro tempore) ha tutto l’interesse a fare ma che non può ammettere di aver condotto. Considerati i bisogni sadomaso di individui maschi insospettabili e funzionali, non si può che entrare in Rete fra le Luxuryslaves come Alba Nera Slave (da cui il titolo): ti si apre un mondo! Il vino bevuto meriterebbe una gustosa appendice alfabetica tecnica, aldilà dei vari superalcolici: Biancolella d’Ischia, Castelli romani, Falerno campano, Lettere di Grignano, Nebbiolo, Pinot Nero 2014, prosecco. Pur se non mancano Opera e cantautori, è il jazz a prevalere, trasgressione follia anarchia schizofrenia bastardaggine deformità di tanti suoi irrinunciabili interpreti.

 

Loriano Macchiavelli

«Delitti senza castigo. Un’indagine inedita di Sarti Antonio»

Einaudi

256 pagine per 17,50 euro

Bologna. Tempo fa, 1992-94, anni dello stragismo. Fra rapine e delitti, falsari e attentati s’ingegna il rigoroso incarognito sergente Sarti Antonio, affranto soprattutto perché hanno malmenato il mite Settepaltò (indossa sette regolamentari cappotti per proteggersi dalle radiazioni); tenacemente fino alla fine cercherà anche quel colpevole, correndo non pochi rischi. Non si sa come Sarti sia arrivato dalla montagna dove pare abbia avuto i natali nella città dove si muove, vive, beve un caffè dietro l’altro, si è preso la colite spastica di origine nervosa, incontra tutti i possibili guai (e scene criminali) della vita. Sappiamo che un bel giorno del 1974 il mitico bravissimo Loriano Macchiavelli (Bologna, 1934) se l’è trovato fra le pagine e quarantacinque anni dopo viaggia ancora meravigliosamente con noi sull’auto 28. Macchiavelli scrisse “Delitti senza castigo” nell’ottobre 1998, sospendendolo in attesa di un finale soddisfacente. Ora lo ha trovato. Ne siamo molto soddisfatti.

 

Ninni Schulman

«Rispondi se mi senti»

traduzione di Stefania Forlani

Marsilio (originale 2013)

458 pagine per 18,50 euro

Hagfors, Värmland. Una settimana di ottobre. Nella regione a ovest di Stoccolma e al confine con la Norvegia, circa 10 mila laghi, foreste immense di abeti e mirtilli, e Klara, il più lungo fiume della Svezia, Petra Wilander, da poco capo della polizia, fa squadra con vari cittadini per la caccia all’alce. Quel freddo autunno, alla fine di una battuta, al capanno per la macellazione non si trovano né il 54enne Pär Sanner né la sua bionda figlia 13enne Alva. La Volvo è ancora dove hanno lasciato le auto per dirigersi agli appostamenti. Cercano Pär e lo trovano ucciso con la testa spappolata da uno sparo, Alva è sparita. Cominciano le indagini, ci si butta a corpo morto anche Magdalena Hansson, reporter del quotidiano di lì, in odore di chiusura, sempre stanchissima per l’appena nata Liv e l’assenza del compagno Petter, indaffaratissimo al lavoro. “Rispondi se mi senti” è il terzo romanzo di una riuscita serie noir della brava giornalista svedese Ninni Schulman (Lesjöfors, 1972).

 

Leonardo Padura

«La trasparenza del tempo. Una nuova indagine di Mario Conde»

traduzione di Bruno Arpaia

Bompiani

520 pagine, 20 euro

L’Avana. Settembre 2014 (e più indietro nel tempo, anche molto prima e molto lontano). Mario Conde sta per compiere 60 anni, è nato il 9 ottobre, lui del 1954. Ha lasciato la polizia da 25 anni, era allergico alle armi e alla violenza, leggeva troppo di tutto e voleva scrivere storie squallide e commoventi; lavoricchia nel commercio di libri usati, scarpinando la città alla ricerca di libri vecchi in vendita, ma continua a intercettare storie criminali che affronta con il solito tormento. Vive poveramente solo con il cane Monnezza II; però si ferma non di rado dall’amorevole amata Tamara e si sbronza spesso coi soliti immensi amici dell’intera vita. Erano pure andati insieme al liceo e ora un altro compagno di scuola di allora lo va a trovare. Roberto Roque Bobby Rosell era un omosessuale represso e delicato, alto e magro, adesso è un omosessuale dichiarato e ricco, capelli decolorati e tinti di un biondo cenere, orecchino al lobo dell’orecchio, sopracciglia delineate, pingue, un matrimonio e figli alle spalle oltre a vari legami maschili, pure iniziato alla santeria. Due anni prima si era innamorato come una vecchia pazza cagna in calore del giovane Raydel che, improvvisamente, sembra essere scomparso dopo averlo depredato di tutto: gioielli, televisore, lampadine, pentole e, soprattutto, una statuetta della Vergine di Regla, dal viso e dalle estremità nere, seduta su una sedia con reminiscenze di trono, in una postura maiestatica, e con addosso una cappa blu filettata di bianco argento e in testa una piccola corona d’oro, sulla coscia un Bambino Gesù nero come lei, chino verso il seno materno, intento a reggere una sfera nella mano sinistra e con la destra alzata. Ritrovarla è prezioso, decisivo e pericoloso. Vari traffici, misfatti e morti saranno sulla strada.

Leonardo Padura racconta la sua Cuba ancora una volta in modo magistrale. Condecito non è il suo alter ego né fisicamente né biograficamente, è solo il suo interprete, la “voce” che canalizza suoi pensieri, sentimenti, sofferenze. Nato a La Habana il 9 ottobre 1955 (quasi il giorno giusto), laureato nel 1980 in filologia e letteratura latino-americana all’università della capitale, Padura ha fatto per una quindicina d’anni i mestieri del giornalista: culturale (“El Caiman Barbudo”), professionista per sei anni al quotidiano serale “Juventud Rebelde” (un anno pure corrispondente in Angola), ancora culturale (il mensile “La Gaceta de Cuba”) proprio per avere più tempo di scrivere cose che non muoiono ogni giorno; così dal 1984 si è dedicato anche alla scrittura voluminosa e continua ancor oggi, saggi sceneggiature cronache novelle, sempre più aggiungendo (nemesi storica!) collaborazioni giornalistiche (tramite internet e agenzie internazionali) e riconoscimenti internazionali. Vive e produce da sempre a Mantilla, un quartiere periferico (non marginale) di L’Avana. È sposato con Lucia Lopez Coll, sua donna e prima lettrice, quattro anni più giovane, anche lei studiosa di filologia, pure operatrice di cinema, curatrice di riviste e raccolte letterarie. Se non lo avete mai letto iniziate al più presto, se già la conoscete godetevi subito anche quest’ultima perla! Conde racconta tutto in prima persona, anche colte elucubrazioni introspettive, descrizioni paesaggistiche sociali urbane, aggiornamenti politico-culturali, vedendo il tempo di Cuba attraverso la trasparenza di una goccia di pioggia sospesa a un ramo (da cui il titolo), una lettura indispensabile (ottimamente tradotta) se si vuole capire passato e presente della meravigliosa isola. Sullo sfondo c’è sempre il tema dell’esodo, in primo piano omosessualità e clandestinità in una società chiusa. Questa volta lo sviluppo dell’indagine contemporanea è intervallato da lunghi capitoli in terza che corrono verso il passato (1989-1936, 1472, 1314-1308, 1291) incentrati su due nomi che tornano in ogni epoca fino alle Crociate, Antoni Barral e Jaume Pallard, fra le stirpi millenarie di monti e valli della Garrotxa catalana, all’origine dell’oggetto della statuetta e dei suoi compositi valori, alla cui stesura Conde finalmente contribuisce (aveva sempre voluto fare lo scrittore). Rum e reggaeton ovunque oggi, ma anche vini spagnoli, francesi, italiani e ovviamente i mitici Creedence Clearwater Revival.

 

Redazione
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