Arriva in libreria (ed era ora) «Il demone sterminatore»

Che dio (o Dio, se preferite) possa essere ucciso è un tema che la fantascienza ha più volte sfiorato. Se muore si conferma comunque un essere superiore o decade? Chi o cosa ne prende il posto? Ci voleva questo «Il demone sterminatore» – appena uscito nelle edizioni Anordest – per rispondere a domande così toste e per fare del deicidio il tema centrale di un romanzo. Libro che subito e decisamente vi consiglio: sono tante 900 pagine (per un prezzo onesto: 15,90 euri) ma non ci sono tempi morti e le molte sotto-trame si intrecciano al meglio.

Se preciso che è del genere dark-fantasy penserete che magari lo ha scritto “sua fluvialità” George R. R. Martin… No; mi consentirete di svelarvi solo alla fine chi è l’autore.

Le prime pagine del romanzo ci fanno supporre che un certo pianeta non vuole che gli umani ci atterrino… o è solo uno dei tanti incubi? Per capire chi forse ha ucciso dio bisogna compiere un lungo viaggio, cercando nella palude sterminata i segni di un precedente passaggio. Sulle piste del possibile deicida si incamminano – ognuno/a all’insaputa delle altre persone “in caccia” – un centauro armato solo (o forse no) di una cetra e molte storie, Lluach di Tempoveloce (un bambino-prete o almeno così sostiene), quasi per caso alcune ragazze, una «zingara» e forse l’elenco risulta incompleto. Persone piuttosto insolite: tanto per dire, Lluach ha il raro «privilegio» di restare bambino ma anche di ricevere da dio (morto o solamente ammutolito, silenzioso?) «le stimmate e le lacrime insanguinate oltre alla trance santa e al vomito verminoso». Verminoso? Sì: spiegazioni e particolari nel libro.

C’è poi una creatura «mutaforme». O così si sente dire in giro.

Il sottotitolo del romanzo parla di «un fiume senza rive»: dunque acque dolci… se no sarebbe un mare. Nessuna creatura umana ha le cognizioni per affrontare un fiume-mondo simile. La vegetazione sembra crescere mangiando tutto ciò che è in disfacimento, incluse le creature viventi. Gli alberi sono così grandi da contenere castelli e fra i rami si aprono «porte» fra mondi che però sembrano accessibili solo dall’esterno. Nelle paludi infinite le creature misteriose sono moltitudini. La montagna è – o appare – viva. E potrebbero esserci in giro teofagi, cioè mangiatori degli dei.

Le complicazioni (o le bugie?) si intrecciano alle maschere. Il centauro Onnau, a esempio, è sulle tracce di un dio, di un demone o di un criminale? «Ci dissero cacciatori» – spiega – «ma ancora oggi non so cosa stiamo realmente cacciando». Non è chiaro se non si conoscono fra loro per ragioni di sicurezza (così che «la rovina di uno sia quella di tutti») o perché qualche cacciatore potrebbe essere “la preda” o un suo alleato. «Si dice che un mutaforma abbia fiutato la pista giusta» e lasciato indizi (o trappole). Così ogni segnale trovato apre almeno due strade e una conduce verso la sconfitta.

«Alberi, mostri, umani, acqua» sino alla fine. Per imparare cosa vuol dire creare, per inventare un modo nuovo di far l’amore o per resuscitare un dio «devi dimenticare tutto quello che sai»… Mi pare un eccellente consiglio anche per chi legge questo romanzo. Scordatevi dunque altri mondi che la fantascienza, i sogni e/o gli incubi vi hanno fatto intravedere: queste «cronache di un fiume senza rive» sono cartografie del tutto imprevedibili. «Distruggere mondi, bere la vita, mangiare anime, massacrare dei»: prendeteli come cartelli indicatori dei luoghi da raggiungere.

L’editore azzarda che «Il demone sterminatore» è «uno dei pochi dark fantasy che può competere a livello europeo con la famosissima saga delle “Cronache del ghiaccio e del fuoco” di George RR Martin e va a colmare il vuoto delle saghe fantasy per adulti di cui in Italia non abbiamo alcun epigono». Non mi pronuncio su una dichiarazione così impegnativa perché non sono un cultore del genere. Ma è un libro eccellente a prescindere da ogni etichetta o meglio lasciandogli solo quella (assai elastica) di «fantastico e dintorni».

E’ il momento di parlare dell’autore. In copertina risulta Vincent Spasaro, lo stesso nome adottato da «Segretissimo» per lanciare in edicola – nel 2012 – «Assedio» (credo che sarà presto ristampato) del quale qui in blog si è già parlato. In realtà il Vincent «appassionato di kung fu, storia, storie e musica heavy» è il Vincenzo che qualche volta avete incontrato anche qui in blog. Non potrei, neanche volendo, fingere di non conoscerlo anche perché vengo citato nei «ringraziamenti» finali. Non credo che mi faccia velo l’amicizia quando scrivo che questo è un ottimo libro. Lo avevo letto 11 anni fa in una prima (e più lunga) stesura: anche se gli editori all’epoca lo bocciarono avevo consigliato a Spasaro – conosciuto proprio in quell’occasione – di tener duro perché era un buon (non ancora ottimo) libro, “la stoffa” c’era. Ora correggendo difetti dovuti a inesperienza ed eliminando le ridondanze, Spasaro ce l’ha fatta. Se gli editori lo preferiscono Vincent… a me sta bene così. Due bei romanzi pubblicati in un anno sono un buon bottino.

Qui sotto linko la locandina della presentazione il 3 maggio a Roma (ma altre ve ne saranno in almeno 6-7 città) dove sarò io a presentare Vincent e/o Vincenzo.

 

3maggio-spasaro

Redazione
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  • Senza parole, Daniele.
    So che sei sincero al di là dell’amicizia- ti conosco bene e non sei uno che la manda a dire anche agli amici.
    Una recensione da incorniciare e delle parole importanti da ricordare.

    Grazie.

  • A presto, ci vediamo a qualche presentazione del tuo libro. Intanto grazie a DB PKD per il suo saggio su La svastica sul sole di ieri a Modena che, tra l’altro, mi ha permesso di conoscerti. Leggerò il tuo romanzo tanto per cominciare.

  • Grazie, Luigi.
    A presto!

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