ARTE E CENSURA A CAPODANNO
di Ignazio Sanna
Nei giorni scorsi è sorta una polemica sull’invito a un trapper, e il suo successivo ritiro, a partecipare ai festeggiamenti per il capodanno organizzati dal comune di Roma. È vero che il sindaco Gualtieri e i dirigenti comunali avrebbero fatto una figura migliore se si fossero informati su chi stavano invitando prima di fare marcia indietro, ma cerchiamo di analizzare la questione più in dettaglio.
In questo articolo su Adnkronos (https://www.adnkronos.com/cronaca/tony-effe-concerto-roma-polemiche-gualtieri_5oLGL0TIwG6cEmFiGR7hRj) vediamo come la corporazione dei cosiddetti ‘artisti’ insorga risentita davanti a quella che viene descritta come una censura, e che invece è una semplice gaffe. La prima considerazione è che non si capisce davvero come si possa definire artisti questi personaggi. Sembra piuttosto evidente che questo tal Tony Effe (https://www.youtube.com/watch?v=EGI0896c558) sia nient’altro che una nullità, proprio come gli Albano e gli altri loro discendenti odierni. Infatti l’arte non ha assolutamente nulla a che fare con la paccottiglia pseudomusicale di Sanremo e altri circhi analoghi. Questo tipo di manifestazioni, come i programmi televisivi e radiofonici che le diffondono, hanno l’unico scopo di arricchire le case discografiche che impongono al pubblico questi burattini. Mettergli qualche piercing e qualche tatuaggio aiuta a farli passare per ‘trasgressivi’, mentre è fin troppo ovvio che siano perfettamente allineati al sistema di potere dominante, qualunque esso sia (se qualcuno fosse in cerca di vera trasgressione in musica credo che potrebbe trovarne un po’ qui: https://www.youtube.com/watch?v=WsEz1OAUBBM). Il problema qui non è la trasgressione, e tanto meno la presunta censura, ma l’ignoranza. I testi di questo e altri personaggi dimostrano soltanto la loro incapacità (e di chi li manovra) di distinguere tra la critica, o l’opposizione, a un sistema di valori e le volgarità gratuite. Infatti occorre fare attenzione a non confondere la volgarità e la rozzezza per esempio con la disinibizione sessuale, e tanto meno con la larghezza di vedute. Insultare e sminuire le donne in quanto tali significa soltanto essere incapaci di condividere i valori fondamentali sui quali non può che basarsi una convivenza civile che possa davvero essere definita tale. Dalla violenza, anche soltanto verbale, non può mai nascere nulla di buono, dovrebbe essere un’ovvietà. Chi poi ha chiamato in causa la violenza in Tarantino come termine di paragone evidentemente non ha capito, o non ha considerato, che nel cinema di Quentin Tarantino c’è una progettualità e una consapevolezza culturale di ben altro livello, e soprattutto una grande carica ironica.
Fa una certa impressione che una persona sicuramente intelligente come Elena Stancanelli, sentita a Radiotre, ospite di “Tutta la città ne parla” (https://www.raiplaysound.it/audio/2024/12/Tutta-la-citta-ne-parla-del-19122024-b0bc3a63-a5f2-4cfd-82fe-f058bf03c4d1.html), sostenga che l’arte e l‘educazione siano due cose diverse, che devono restare distinte. Assurdo. Infatti non soltanto, come detto, l’arte non ha niente a che fare con i pupazzi sanremesi, ma la grande diffusione delle loro canzonette con i loro testi di bassa qualità non può non avere un’influenza negativa su persone che, causa la giovane età, non hanno ancora sviluppato una propria capacità critica, e probabilmente anche su molti adulti superficiali e immaturi. Pertanto questo pattume ha in ogni caso una valenza pedagogica molto rilevante, per quanto di segno negativo L’atteggiarsi un po’ a gangsta rappers (si veda un possibile modello, inarrivabile per loro, come Ice-T, qui in “Original Gangster”: https://www.youtube.com/watch?v=scILa5iPBcg) di questi trappers ne denuncia l’insipienza e la mancanza di personalità. Scimmiottare acriticamente, e maldestramente, i modelli USA non ha alcun senso. Come ha detto molto giustamente nella stessa trasmissione radiofonica Raiz, già voce degli Almamegretta, la società italiana non è uguale a quella USA, e comunque davanti a quanto espresso da testi di questo genere un genitore avrebbe tutto il diritto di difendere le proprie figlie con ogni mezzo. Sul piano strettamente musicale poi sembra molto facile cogliere la differenza enorme tra le sciocche canzonette dei trappers nostrani e il vigoroso rap, per esempio, dei Fu-Schnickens (https://www.youtube.com/watch?v=NyuPK2mNNvQ). E quindi, come si può definire artisti queste zucche vuote? Ma davvero qualcuno può pensare che costoro abbiano qualcosa in comune con Wolfgang Amadeus Mozart, Johann Sebastian Bach, Claudio Monteverdi? O, se vogliamo stare in ambito rock, con grandi personalità quali Morrissey, Ian Curtis, Jim Morrison? O con artisti di discipline diverse quali Salvador Dalì, Leonardo da Vinci, Italo Calvino?
Una polemica piccola piccola c’è stata anche a Cagliari, dove qualcuno su un sito di news locale ha pensato bene di criticare la scelta, attribuita al sindaco Massimo Zedda, di invitare per il Capodanno in piazza il batterista e polistrumentista americano Stewart Copeland, definendolo “un vecchietto di 72 anni”, come se età e qualità stessero tra loro in un rapporto di proporzionalità inversa. Sostenendo al tempo stesso che a Sassari sarebbe stata fatta una scelta molto migliore con Gianna Nannini. A parte il fatto che la Nannini non sembra essere proprio una minorenne, a mio parere la sua musica è ‘una camera a gas’, proprio come l’amore di una sua famosa canzone. Mentre il ‘vecchietto’ Copeland è, lui sì, un artista vero e uno dei più grandi percussionisti al mondo, che io ricordi il musicista più importante mai visto a un Capodanno in Sardegna. Infatti non ha soltanto inventato i Police (e anche Sting, che prima che Copeland lo reclutasse cantava in un anonimo gruppetto jazz, e lo racconta qui, da grande narratore: https://www.youtube.com/watch?v=XOK_jD9Dtt8), ma ha anche dato un contributo importante alla storia del rock. Reggatta de Blanc (1979), per esempio, è un disco bello e importante, in cui troviamo un brano eccellente, scritto e cantato da lui, “On Any Other Day” (qui in un video carinissimo realizzato da un fan: https://www.youtube.com/watch?v=mXsXZ_FNRzo, e qui in versione strumentale live: https://www.youtube.com/watch?v=NQ1-P542k6o). Ma soprattutto nel 1980 ha fatto un ottimo disco (io ce l’ho in vinile verde!!!) utilizzando lo pseudonimo Klark Kent, in cui canta e suona tutti gli strumenti, che tra gli altri contiene questo gioiellino, carico d’energia: https://www.youtube.com/watch?v=99c8HMxtg-Q. Anche “Don’t Care”, pensata per i Police ma poi inclusa in questo album, non è affatto male. Qui la sentiamo a Top of the Pops, con gli altri Police (il primo chitarrista Henry Padovani e Sting mascherato da gorilla: https://www.youtube.com/watch?v=VpmTnjW9Mv0) più qualche amico (e suo fratello Miles Copeland, manager del gruppo e fondatore della I.R.S. Records) a fare da backing band: https://www.youtube.com/watch?v=jJ_JPx1o-bI. Insomma, presentato Stewart Copeland, anche in questo caso sembra che critiche di questo genere nascano dalla pura e semplice ignoranza.
La censura poi è qualcosa che il potere utilizza per zittire chi non è allineato, come accaduto con il famoso ‘editto bulgaro’ (https://www.ilpost.it/2022/04/18/editto-bulgaro/) di Berlusconi, che fece cacciare dalla tv pubblica giornalisti indipendenti come Enzo Biagi e Michele Santoro, il cui unico torto era informare i cittadini con notizie vere, anche se sgradite al peggior mascalzone mai infiltratosi nella politica italiana, e il comico Daniele Luttazzi, che aveva invitato un altro giornalista, Marco Travaglio, a presentare il libro in cui si raccontavano le origini della ricchezza di Berlusconi (https://editoririuniti.it/products/lodore-dei-soldi-origini-e-misteri-delle-fortune-di-silvio-berlusconi). Tra gli altri esempi illustri di censura troviamo i roghi di libri realizzati dalla Santa Inquisizione e quelli realizzati dai nazisti. Quindi parlare di censura per le canzonette dei vari Tony Effe è semplicemente ridicolo, considerato che questi personaggi vendono tonnellate di dischi, si possono sentire praticamente a qualsiasi ora in tutte le radio e si esibiscono in giro per l’Italia senza alcun ostacolo. Inoltre la censura si applica a dei contenuti, quindi non può essere questo il caso, vista l’assenza totale di contenuti di questi prodotti (manca perfino la musica). Se poi vogliamo considerare il loro successo in termini di quantità il paragone più prossimo non è certo quello con le opere d’arte, ma semmai quello con la carta igienica venduta nei supermercati. E in effetti censurare la carta igienica non sembra una cosa tanto facile da fare.
Mammamia che soddisfazione leggere questo articolo, complimenti e grazie!