Artisti (?) perplessi e conigli-parole

care e cari, eccovi in forma di lettera le paturnie di un tipo che con un altro tipo va in giro a tirar fuori conigli (scusate: intendevo parole) da uno scatolone.

Il contesto è quello che trovate su codesto blog andando a leggere

Jam session più abbecedario .

Da allora gli sciagurati che chiameremo Db e At, sempre in quest’ordine alfabetico di cognome, dopo qualche prova (con pubblico) hanno affrontato due tenzoni vere: venerdì 15 luglio a Badia Polesine e il giorno dopo a Montecchio in Emilia.

Un breve rullio di tamburi e si entri nel vivo.

La parte improvvisata arriva dopo che i due sciagurati, a inizio spettacolo, hanno invogliato «il grazioso pubblico» (e anche quello meno grazioso s’intende, per non discriminare alcuna/o) a scrivere parole e metterle in uno scatolone (urna?) da dove Db e At le tireranno fuori per spiegarle, aggiustarle, raddrizzarle, se serve capovolgerle. Ovviamente i due sciagurati barano perché, nel caso che l’urna (scatolone?) resti vuota o semi-vuota hanno alcuni conigli nel cilindro (pardon: parole-storie nell’urna) da tirar fuori al momento opportuno. Ma per assurdo i due incoscienti non barano perché se il pubblico mette un po’ di parole loro sono disposti a correre qualsiasi rischio pur di rimettere in sesto le parole ammaccate o cercare genitori alle parole che si credono orfane.

Su cosa i due pazzoidi basano questa sfida? Per loro esplicita dichiarazione (in forma semiseria) si affidano all’immaginazione e alla faccia da culo.

Vediamo se-come questa follia ha retto di fronte alla testardaggine dei fatti.

Nell’urna di Badia Polesine i circa 50 spettatori-spettatrici hanno messo parole interessanti: «ansia», «dialogo di pace», «rispetto», «differenze», «burattini», «tagli ai costi della politica», «felicità», e un più perfido (oppure non compreso?) «da verticale a orizzontale». La jam session è partita arrivando a un buon esito: affiatati i due pazzoidi, facilitati anche da musicisti (Elisa Goldoni all’arpeon e Valerio Mauro all’arpa celtica) di gran bravura, intuito e altrettanta simpatia. Il pubblico ha gradito: non se ne voleva andare.

Rispetto alle parole… più o meno quel che Db e At si aspettavano visto che alle prove dall’urna (scatolone?) erano uscite: «svago». «conoscere», «solidarietà», «specchio», «rosso», «musica», «stupore»… più una piccola sfida: «a minchia».

Immaginando qualcosa del genere i due pazzoidi si sono presentati a Montecchio. Qui il palco era tra fienili, asini e forconi dentro una rassegna che destina tutti gli incassi (niente biglietti ma una damigiana per le offerte) alla solidarietà, in questo caso a «Non da sola» di Reggio. Proprio perché i soldi andavano a un’associazione che assicura sostegno a donne in difficoltà gli organizzatori (uno in realtà ma con 3 teste, 8 braccia e 12 chele) avevano suggerito ai vari invitati di indirizzarsi, ove possibile, verso storie che in qualche modo intrecciassero fedeltà, sesso, tradimento, coppia, genere, solitudine, amore… I due moschettieri avevano incrociato le simboliche lame garantendo che se dall’urna fossero uscite vincitrici queste parole loro erano pronti o meglio si sarebbero preparati il più possibile nei giorni precedenti. D’altronde sono tutte parole con un ricco magazzino di storie, no?

Passiamo al presente storico, così per variare.

Accade che, nonostante la concorrenza di Ligabue nella non lontana Reggio, il pubblico accorra nel fienile. Per scaramanzia Db e At prima che arrivino gli ospiti nascondono i forconi ma insomma la gggggente (80-90 persone con una leggera prevalenza femminile) sembra ben disposto. Come d’uso in questa rassegna prima si cena e chiacchiera: quasi tutte/i portano cibi e/o bevande, si imbastiscono tavolate, ci si lamenta assai delle zanzare e di Tremonti (assente dai discorsi il terzo succhiatore di sangue, quel conte transilvano). Poi ci si va a sedere nel freschetto – compaiono golfetti e coperte – et voilà si inizia.

Sorpresa. Lo scatolone è presto riempito. Tutte e tutti vogliono mettere qualcosa nell’urna, si strappano fogli e penne di mano, rincorrono Db e At.

Riguadagnato il palco, i due iniziano a tirar fuori le parole. Ed eccole quasi tutte, non nell’ordine in cui sono uscite ovviamente, per dare a chi ora legge un’idea della quantità e qualità: «rispetto», «ridere», «la verità!», «ti amo», «uguaglianza», «anatra», «il falo» (così senza accento), «concupiscibile», «fiducia amour», «bollicine nostalgia barbiere», «rispetto», «parole che fanno brusio», «costituzione illusione», «tradimento!», «povertà», «godimento anale», «est», «apertura verso gli altri», «pudore», «impegno» (parola accompagnata da un bel disegnino «Doni for Africa»), «passione», «gallina», «pane cane – amore motore – gatto esatto», «immaginazione», «gioia», «lealtà», «fantasia», «poche parole ma coerenti con i fatti», «desiderio giustizia». E forse nella foga qualcuna si è persa, comunque una quarantina almeno e di questa “varietà”.

Capirete voi che bloggate di qui (compagne/i, amici-amiche e magari gentili nemici e nemiche….) che Db e At vanno un po’ nel panico: che fare? sceglierne arbitrariamente 5-6 a testa? deviare verso le uscite (cioè canovacci, storie precotte per ogni evenienza) di sicurezza? o che?

Nonostante il pubblico sembri stare al gioco delle parole (per quel che ai due è consentito di vedere avendo un faro giallo piantato negli occhi), nonostante la presenza quietante di un pianoforte (un suo cugino povero in realtà) sul palco con il quale At potrebbe girellare da Bach a Thelonius Monk… il filo qua e là si spezza o almeno questa è l’impressione dei due.

Però alla fine il pubblico sembra abbastanza contento. Alcune/i chiedono pure il bis.

«Ma allora cosa diavolo c’entra quel “perplessi” del titolo e poi all’inizio “paturnie” e l’accenno al panico?» penserà adesso qualcuna/o che è arrivato sin qui.

Beh, io-che-sono-db-e-ho-scritto-fin-qui  e  lui-che-è-at-e-ora-non-è-qui abbiamo discusso di questa nostra minore contentezza, della difficoltà di improvvisare (e/o scegliere) davanti a tante varianti, di come attrezzare una rete di salvataggio se sul palco ogni tanto manca un’intesa (fra due che sono amici ma che sono agli inizi di un’esperienza nuova)….

Continueremo a ragionarne, lavorare, sperimentare: naturalmente sbagliando un po’ e sapendo che nulla si risolve (o capisce) una volta per sempre.

A me (io-che-sono-db) faceva piacere coinvolgere chi passava da questo blog anche perché da recenti indagini ho scoperto che fra voi ci sono 714 teatranti, 86 psicoterapeute/i, 9 fra maghe e maghi, 1304 intellettuali (non meglio specificate/i), 2 socio-musicisti, 32 docenti, Roberto Mazzini, Gabriel Garcia Marquez, Guergana Radeva, uno scultore, la commissione d’indagine sugli sprechi nella lirica, il gruppo Nrp (nemici di Renzo Piano) e molte/i altri dai quali mi aspetto-ci aspettiamo consigli, critiche, ingaggi e cottillons.


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