Ascanio Celestini: «La goccia»

ripreso da «Io cammino in fila indiana», pubblicato da Einaudi nel 2011 (*)

goccia-uno

La goccia – prologo

Un uomo è seduto in una stanza.

Guarda il rubinetto che goccia.

L’uomo pensa “E’ una goccia.

Qualcuno dovrà risolvere questo problema della goccia.

Io potrei alzarmi e andare a chiudere il rubinetto,

ma non posso fare tutto io”

Intanto le gocce cadono una dopo l’altra.

Ci sono gocce piccole e gocce grandi,

non sono tutte uguali le gocce,

è una menzogna quella delle cose che si assomigliano

come due gocce d’acqua.

Ci sono gocce più grandi e gocce più piccole,

e la goccia del mio rubinetto

potrebbe essere una goccia piccola.

Certo però è pure vero che anche se si tratta di gocce piccole

a un certo punto riempiranno il lavandino lo stesso.

Il lavandino sarà colmo fino all’orlo

e poi cadrà la fatale goccia che fa traboccare il vaso.

L’acqua incomincerà a bagnare il pavimento

e allora mi bagnerò i piedi.

Potrei tirarli su per evitare l’acqua che avanza, ma sarebbe una soluzione temporanea.

Prima o poi, goccia dopo goccia si allagherà la stanza.

Il pavimento cederà sotto il peso dell’acqua.

Ma il pavimento della mia stanza

è il soffitto della stanza di sotto.

Miliardi di gocce sfonderanno quel soffitto

e allagheranno la stanza del piano inferiore

con tutti gli oggetti utili e inutili e le persone che la abitano.

Poi il rubinetto continuerà inesorabilmente a gocciare

e il pavimento della stanza inferiore si sfonderà.

E quel pavimento è il soffitto della stanza sottostante

che verrà invasa dall’acqua

con tutti gli oggetti utili e inutili che stanno nelle stanze

e con le persone che le abitano.

E la mia stanza è alla sommità

di un palazzo di venticinque piani.

Venticinque stanze,

con le persone che le abitano

e tutti gli oggetti utili e inutili.

Le stanze cadranno una sopra l’altra.

Il rudere del mio condominio

sarà sepolto da un’onda di infinite gocce.

L’acqua seppellirà le macerie”

Un uomo è seduto in una stanza.

Guarda il rubinetto che goccia e vede il diluvio.

E pensa

Non è possibile. No, proprio non è possibile”

Così si gira e guarda verso il muro.

Smette di pensare alla goccia.

Sorride e si addormenta sereno.

goccia-due

La goccia – Intermezzo

Un uomo è seduto in una stanza.

Guarda il rubinetto che goccia.

L’uomo pensa “E’ una goccia.

Qualcuno dovrà risolvere questo problema della goccia.

Io potrei alzarmi e andare a chiudere il rubinetto,

ma non posso fare tutto io.

Io sono un democratico.

Penso che il cittadino elegge i suoi rappresentanti

perché si occupino di problemi importanti.

La viabilità, il buco nell’ozono, la criminalità organizzata.

Io non sono mica uno di quelli

che non credono più nelle istituzioni

e fanno i comitati e i collettivi

e si vogliono organizzare da soli!”

Intanto le gocce cadono una dopo l’altra.

L’uomo seduto nella stanza guarda il rubinetto e pensa

Il governo dovrebbe risolvere questo problema della goccia.

Un uomo di destra direbbe

-Saldiamo un tappo di ferro sulla cannella del rubinetto

e la goccia smetterà di cadere.-

Giusto, dico io, saldiamo un tappo.

Ma se la cannella è saldata non uscirà acqua

e non potrò manco lavarmi le mani.

L’uomo di destra mi risponderebbe

-Vabbè, ma intanto abbiamo risolto il problema della goccia.

Quando emergerà il problema lavaggio-mani

affronteremo anche quello.

Una cosa alla volta –

Giusto, dico io,

ma questa soluzione del tappo non mi convince

Cosa farebbe un uomo di sinistra?

Un uomo di sinistra non è mai da solo.

Sono sempre in due.

Uno di sinistra moderata e l’altro di sinistra radicale.

Intanto le gocce cadono una dopo l’altra.

L’uomo seduto nella stanza guarda il rubinetto e pensa ”Ricomincio.

Se ci fossero due uomini di sinistra,

l’uomo di sinistra moderata direbbe

-Saldiamo un tappo di ferro sulla cannella del rubinetto.-

Come l’uomo di destra.

Mentre l’uomo di sinistra radicale mi consiglierebbe

-Alzati dalla sedia e vai a chiudere il rubinetto.-

Cioè direbbe quello che penso anch’io

che infatti mi ritengo un uomo di sinistra.

Ma l’uomo di sinistra radicale aggiungerebbe

-Però se chiudessimo il rubinetto

ci troveremmo oggettivamente in contrasto

con la sinistra moderata,

che essendo vicina alle idee della destra

abbandonerebbe la coalizione.

Perciò dobbiamo essere responsabili

e non rischiare di far cadere il governo.

Dunque chiudere il rubinetto e arrestare la caduta della goccia

è un’ottima soluzione, ma non è la strada percorribile.

Perciò aspettiamo.-

Giusto, dico io,

ma questa soluzione dell’attesa non mi convince.

I partiti non mi convincono.

Forse dovrei rivolgermi al sindacato.

Se ci fosse un sindacalista mi direbbe

-Non importa quale sia la soluzione migliore.

Si potrebbe chiudere il rubinetto e anche saldare la cannella,

ma la scelta di una delle due

implicherebbe uno scontro fra posizioni diverse.

E quando c’è uno scontro nessuno può sapere come va a finire!

Noi invece siamo favorevoli alla mediazione.

E poi, siamo proprio sicuri che si tratta di una goccia?

E se non fosse una vera goccia?

E se fosse una metafora?

E se fosse una provocazione?-

Giusto, dico io,

ma anche la posizione del sindacato mi convince poco.”

Intanto le gocce cadono una dopo l’altra.

L’uomo seduto nella stanza guarda il rubinetto e pensa

Io potrei alzarmi.

Potrei andarlo a chiudere io,

ma non posso prendermi questa responsabilità

proprio mentre tutti attendono.

C’è una comunità con le sue regole,

le sue gerarchie da rispettare.

Se tutti sono in attesa ci sarà un motivo.

Mica posso mettermi contro tutti.

Si incomincia chiudendo un rubinetto

e si finisce col fucile da caccia in giro di notte

a farsi giustizia da soli.

Nell’incertezza

meglio attendere.

Chi non fa, non sbaglia.”

Così si gira e guarda verso il muro.

Smette di pensare alla goccia.

Sorride, e si addormenta sereno.

goccia-tre

La goccia – Epilogo

Un uomo è seduto in una stanza.

Guarda il rubinetto che goccia.

L’uomo pensa “E’ una goccia.

Io potrei alzarmi e andare a chiudere il rubinetto,

ma non posso fare tutto io.”

Intanto le gocce cadono una dopo l’altra.

L’uomo nella stanza vede il lavandino che si riempie

Vede la fatale goccia che fa traboccare il vaso.

Vede l’acqua che cade sul pavimento.

Sente i piedi che incominciano a bagnarsi e pensa

Prima o poi, goccia dopo goccia si allagherà la stanza.

Il pavimento cederà sotto il peso dell’acqua.

Ma il pavimento della mia stanza

è il soffitto del piano di sotto.

Miliardi di gocce sfonderanno quel soffitto

e allagheranno la stanza del piano inferiore

con tutti gli oggetti utili e inutili

e le persone che la abitano.

Le stanze cadranno una sopra l’altra

fino a far crollare il palazzo

e l’acqua seppellirà le macerie.”

Un uomo è seduto in una stanza.

Guarda il rubinetto che goccia e vede il diluvio.

E pensa

Non è possibile. No, proprio non è possibile”

Così si gira e guarda verso il muro.

Smette di pensare alla goccia.

Sorride, si addormenta.

E affoga serenamente.

(*) grazie a Bianca che mi ha ricordato questo splendido testo – sentirlo in teatro da Ascanio Celestini con il suo ritmo “200 all’ora” è anche meglio, beh lo sapevate già no? – completandolo con questa riflessione di Alessandro Portelli ripresa da «Meno sondaggi, più storie di persone» (sul quotidiano «il manifesto» del 15 novembre): «Un po’ meno sondaggi, direi, che si fanno di corsa e superficialmente; un po’ più storie di vita, che sono lunghe e vanno in fondo; meno geniali strategie elettorali, più microstorie; meno griglie, più mosaici. Diceva Ivan Della Mea: dare etichette è sempre da coglioni, chi ci guadagna sono i padroni. Quanto aveva ragione!».

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *