«Ave Maria» che non vinse l’Oscar
Un cortometraggio racconta di alcune suore palestinesi nel deserto e…
di Monica Macchi (*)
Ave Maria (السلام عليك يا مريم)
Fra i corti candidati all’Oscar segnaliamo «AVE MARIA», una commedia di 14 minuti che racconta la storia di alcune suore palestinesi che vivono nel bel mezzo del deserto in Cisgiordania: un venerdì sera una coppia di coloni con annessa l’anziana (e litigiosa) madre di lui, prendendo una “scorciatoia araba”, fanno un incidente con la statua della Madonna di fronte al convento.
Le suore hanno fatto voto di silenzio e la famiglia ebrea non può usare il telefono né guidare perché nel frattempo è iniziato lo Shabbat. Urge una soluzione creativa in una situazione paradossale dove chi aiuta lo fa solo per sbarazzarsi dell’altro il prima possibile. Un’interazione umoristica che è in realtà anche una ferocissima satira dell’estremismo religioso e della necessità di scegliere continuamente rompendo di volta in volta le regole a priori che qualcun altro ha scelto per noi. L’idea è venuta al regista Basil Khalil sin da bambino quando andava a trovare la nonna che viveva accanto a un convento di monache carmelitane a Nazareth, un edificio immenso ma abitato solo da 7 suore che potevano parlare tra di loro tassativamente a orari fissi: ha voluto così fare un film dove un gruppo di persone che seguono regole strette incontra un altro gruppo che segue altre regole altrettanto strette.
(*) ripreso da “Forma cinema”: https://formacinema.wordpress.com