Avvocati turchi detenuti: nuove infamie di Erdogan

Intervista di Farid Adly (*) all’avvocata Ceren Uysal del Comitato Avvocati Progressisti che coordina la campagna di solidarietà con i detenuti in Turchia

Prima di tutto, come sono le condizioni di salute dell’avvocato Aytaç Ünsal?
«Aytaç si trova in una situazione molto critica. La sua salute sta peggiorando dopo il trasferimento in ospedale. I colleghi che lo hanno potuto visitare hanno riferito questo. E non è una sorpresa perché ora non ha la possibilità di accedere all’aria aperta, non ha il diritto di lasciare la stanza. Le luci sono illuminate per tutto il giorno e la notte. Non riesce quindi a dormire in una condizione confortevole. Le guardie fanno colazione, pranzo e cena davanti alla sua stanza e gli odori del cibo gli provocano problemi.
Secondo un parere medico, l’igiene non è presa in considerazione in quell’ospedale. Molte persone entrano contemporaneamente e alcune non usano maschere. È stato riferito che non ci sono finestre nella stanza. C’è un sistema che fa girare la stessa aria all’interno della camera per la ventilazione; anche il personale curante dichiara di soffrire del mal di testa durante la permanenza nel reparto. Le caratteristiche di ventilazione rappresentano un rischio di contaminazione nelle condizioni di un ospedale che potrebbe ospitare altri malati colpiti da malattie infettive o quando vengono ammessi anche altri comportamenti antigienici.
Pertanto siamo molto preoccupati per la sua salute e la sua vita. Queste condizioni ospedaliere lo stanno influenzando negativamente. Essere sempre sotto la minaccia dell’alimentazione forzata, per esempio, lo sta influenzando psicologicamente».
Cos’ è successo ai 4 attivisti che sono stati arrestati il giorno del funerale di Ebru Timtik (**)?
«Sono in realtà cinque arrestati mentre aspettavano di prelevare il feretro di Ebru dall’Istituto di medicina legale (
Per portarlo alla sede del sindacato da dove sarebbe dovuta partire la cerimonia funebre, ma la polizia non ha autorizzato e il feretro è stato portato in una moschea, per una cerimonia alla quale sono stati ammessi soltanto i parenti e alcuni avvocati. NdR). Sono stati tutti rilasciati».
Il ministro dell’Interno turco ha minacciato di denunciare alla magistratura il sindacato degli avvocati per aver issato, sulla facciata della sede, una gigantografia di Ebru. Cos’è successo dopo?
«Prima di tutto, non solo il ministro dell’Interno ma anche quello della Giustizia… entrambi hanno fatto quasi la stessa dichiarazione. Hanno definito Ebru una terrorista e, naturalmente, hanno affermato che l’associazione forense sostiene il terrorismo.
Ci sono questioni molto significative che devono essere ricordate:
1- Il procedimento per il quale è stata condannata Ebru è ancora aperto! Non c’è una decisione definitiva sul caso ed è ancora davanti alla Corte Suprema. Pertanto le dichiarazioni di questi due ministri costituiscono una violazione della presunzione di innocenza;
2- Ma c’è anche un aspetto di mancanza di rispetto. Se sei d’accordo o no, anche se si tratta di un tuo avversario, questa persona è morta! E loro sono stati irresponsabili perché, come ministri di un Paese, non hanno adempiuto a una norma molto semplice e basilare. Sono dichiarazioni irrispettose e irresponsabili.
3- Il punto peggiore è l’obiettivo di queste affermazioni. Prima di tutto, vogliono prendere di mira l’Associazione degli avvocati di Istanbul (e sanno che Ebru era un membro del sodalizio forense, quindi avere la foto di Ebru lì è assolutamente  normale e doveroso). In secondo luogo, vogliono fare pressione sulla Corte Suprema. E’ un chiaro intervento politico! E questo è un crimine».
Ci sono problemi di tua sicurezza personale in caso di ritorno in Turchia?
«Attualmente non vivo in Turchia. Sono partita da lì dopo lo stato di emergenza e negli ultimi 4 anni non sono più tornata. Pertanto non ho preoccupazioni personali. Tuttavia sono molto preoccupata per Aytac, ovviamente. Ma anche per i colleghi della mia associazione, Progressive Lawyers Association (l’Associazione Avvocati Progressisti). A loro potrebbe succedere di tutto… Quello turco è un governo autoritario, le autorità di polizia non hanno problemi a usare le menzogne o a provocare le persone con le loro accuse false. Cercano di mettere a tacere tutta la società con la forza. Il potere politico interviene sulle competenze della magistratura. Arrestare le persone avversarie, per loro, è un gioco da ragazzi… I miei colleghi stanno operando professionalmente con questo rischio permanente».
Ci sono speranze che il potere giudiziario possa cambiare atteggiamento in merito alla causa dei 18 avvocati?
«Le violazioni in questo procedimento sono molto chiare. Posso affermare che il caso potrebbe essere un argomento di studio nelle università, come esempio delle violazioni dei diritti degli imputati. Gli studenti possono osservare i risultati dell’arbitrio e la mancanza di una magistratura indipendente. Voglio ricordare che il Consiglio forense europeo (CCBE), un gruppo di organizzazioni legali internazionali, ha scritto un rapporto dettagliato su questo caso e ha discusso tutte le violazioni. Pertanto, se la Corte Suprema avrà il coraggio di agire come un “vero tribunale”, con indipendenza dal potere politico, dovrà decidere contro la sentenza del tribunale di primo grado. Lo sapremo tra qualche settimana, immagino. Ma se il tribunale deciderà di approvare la sentenza di primo grado, questa sarà una nuova vergogna per la storia giudiziaria in Turchia.
Le violazioni, in questo procedimento, non sono le eccezioni ma la regola; il processo è stato condotto contro tutti i princìpi internazionali e nazionali. Ad esempio, gli avvocati di fiducia non hanno potuto utilizzare il loro diritto alla difesa! Tutta la sentenza è basata su delle testimonianze raccolte dagli inquirenti fra persone che erano in attesa di giudizio o reclusi da lungo tempo, che si aspettavano premi. Perciò testimoniavano contro chiunque per “salvarsi”. Non c’era una sola prova nel fascicolo del procedimento a supporto delle testimonianze. Quindi la sentenza di condanna non è stata presa in base all’analisi dei fatti, ma solo a seguito di motivazioni politiche. Puoi crederci. Dopo la prima udienza, infatti, gli imputati (i 18 avvocati) sono stati tutti rilasciati. E i giudici che li hanno rilasciati hanno sottolineato che sono avvocati e non hanno bisogno di essere detenuti. 10 ore dopo hanno cambiato la propria opinione senza nessuna valutazione di nuove prove. In quelle 10 ore non è successo niente, tranne una pressione politica sul tribunale. Due giorni dopo tutti quei giudici sono stati rimossi dai loro incarichi o sostituiti e sono stati nominati i cosiddetti nuovi giudici! I componenti di questo nuovo collegio hanno agito come ufficiali di governo e hanno concluso il caso in sole altre due udienze, senza applicare alcuna regola o rispettare alcun diritto alla difesa».
Cosa possono fare le organizzazioni della difesa dei diritti umani all’estero in sostegno della vostra causa?
«Gli attivisti internazionali per i diritti umani e la comunità legale di diversi Paesi hanno fatto molto! Abbiamo organizzato un gran numero di campagne efficaci. Oggi tutti gli avvocati europei sono a conoscenza della situazione in Turchia. Non solo quelli europei, ma abbiamo anche ricevuto sostegno da tutto il mondo, da Haiti, Tunisia, Palestina, Canada, Stati Uniti, India, Sud Africa, Messico… Continueremo a lavorare insieme. Tutti questi tristi avvenimenti hanno dimostrato qualcosa: il principio del giusto processo è uno dei più significativi per cui dobbiamo lottare! La mancanza di un giusto processo significa arbitrio, ingiustizia e, nel nostro caso, anche omicidio! Questo dovrà essere il nostro punto focale! Combattere per un processo equo, non solo per Ebru e Aytac … Non solo per gli avvocati turchi/curdi ma per tutte le persone che soffrono per la mancanza di un processo equo, in tutto il mondo! Ho accettato questo obiettivo di lotta come l’ultimo desiderio di Ebru e invito tutti a sostenere questa sua volontà».

(*) ripreso dalla Rassegna Anbamed di lunedì 31 agosto; per ascoltare l’audio:  http://www.ildialogo.org/anbamed/indice_1598854081.htm. Le immagini – come il titolo – sono invece una scelta redazionale della “bottega”.

(**) Ingiustizia turca: muore anche Ebru Timtik


NEL SILENZIO QUASI GENERALE DEI MEDIA ITALIANI vale segnalare l’articolo di Pier Virgilio Dastoli: http://www.strisciarossa.it/morte-di-ebru-timtik-un-omicidio-di-stato e un editoriale: www.ildubbio.news/2020/08/28/la-morte-di-ebru-e-stata-dunque-una-morte-voluta-voluta-da-erdogan/ 

 

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • ➡️CAMPAGNA PER LA LIBERAZIONE DEL COLLEGA DI EBRU IN SCIOPETO DELLA FAME, APERTA A TUTT*

    L’avvocata Ebru Timtik è morta dopo 238 giorni di sciopero della fame, convertito in quello della morte. Timtik chiedeva un giusto processo e l’immediata liberazione non solo per lei, ma anche per tutti gli altri avvocati e avvocate della sua associazione imputati e detenuti all’esito di un processo farsa nel quale era stato violato il loro diritto alla difesa.

    Il suo collega Aytaç Unsal, che ha iniziato lo sciopero della fame poco dopo di lei, è ancora in vita e continua la battaglia di Ebru per il giusto processo.

    Le condizioni di salute di Unsal sono estremamente precarie dopo più di 200 giorni di sciopero, l’avvocato rischia di perdere la vita. Unsal è stato condannato a 10 anni e 6 mesi di carcere, solamente grazie alle dichiarazioni di un testimone anonimo. I suoi avvocati sono in attesa della pronuncia della Cassazione da mesi. Ad oggi nonostante le gravi condizioni di salute gli è negato di farsi assistere da un medico di fiducia.

    Ogni detenuto ha il diritto di ricevere cure mediche di fiducia e di non morire solo perché pretende il rispetto dei diritti umani.

    Dobbiamo dare voce alle richieste dell’avvocato Aytaç Unsal per salvare la sua vita.

    Ognuno di noi legga questo breve appello riprendendosi/facendosi riprendere e posti il video presso il suo proprio canale social; Facebook, Twitter, Instagram etc utilizzando l’hashtag #saveaytacunsal e taggando noi due (i nostri riferimenti sono in fondo a quest appello).

    “In Turchia, l’avvocato Unsal è in sciopero della fame per chiedere un giusto processo e il rispetto dei diritti dei detenuti. Le condizioni di salute di Unsal sono in estremo pericolo.
    Chiedo l’immediato accesso alle cure mediche di sua fiducia e la sua immediata liberazione.
    Teniamo in vita l’avvocato Unsal. Non dimentichiamoci dei prigionieri politici on Turchia”

    Murat Cinar
    Twitter: @muratcinar
    Facebook: @muratcinartorino
    Instagram: @mcinar1981

    Barbara Spinelli
    Twitter: @Femminicidio
    Facebook: @avvbarbaraspinelli
    Instagram: @avv._barbara_spinelli

  • Andrea ET Bernagozzi

    Grazie a dibbì e alla Bottega per la costante informazione su questa situazione inammissibile.

    Segnalo, da un contesto che nel complesso immagino ben distinto rispetto a quello di questo blog, un commento dell’avvocato torinese Fabrizio Cassella:

    https://electomagazine.it/la-talpa-contro-lindifferenza/

    Nel post viene citato un D.B. che diventa sgomento testimone della propria indifferenza. Non è il dibbì che gestisce queste pagine, ma sembra quasi un caso di convergenza adattiva di fronte alle ingiustizie.

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