Baccaro, Howell più 7

recensione di Gian Marco Martignoni

A partire da un corposo saggio di Lucio Baccaro e Chris Howell “Il cambiamento delle relazioni industriali nel capitalismo avanzato: una traiettoria comune”, il numero 1 del gennaio – marzo 2012 dei “Quaderni Rassegna Sindacale – Lavori” (nuova serie, anno XIII , pagine 310 €uro 16,00 ) dedica la parte monografica al tema del “ decentramento sregolato“ , attraverso i contributi di Mimmo Carrieri, Gian Primo Cella, Bruno Caruso, Walter Cerfeda, Roland Erne e Roberto Pedersini, nonché a uno studio di una certa rilevanza su “ Contrattazione collettiva, decentramento e gestione della crisi “ dopo il 1990 nell’industria tedesca di Reinhard Bispinck e Heiner Dribbusch .

La tesi sostanzialmente al centro della discussione è ben circostanziata ed argomentata: riprendendo l’elaborazione del geografo marxista David Harvey , contenuta in “Breve Storia del Neoliberismo” il regime dell’accumulazione flessibile ha comportato l’espansione della discrezionalità datoriale, per cui , a fronte del mutamento dei rapporti di forza tra le classi e il crollo del compromesso fordista, si è prodotta per Baccaro e Howell una “convergenza neoliberale nel funzionamento delle relazioni industriali”” nel senso che mentre storicamente le stesse erano segnate dal collettivismo e dal solidarismo, da tempo sono sempre più subordinate ai paradigmi della competitività e tendenti a un marcata de-collettivizzazione.

La comparazione tra capitalismi non coordinati di mercato, ricompresi nel modello anglosassone, ed economie coordinate di mercato, nella diversificazione tra modello nordico, tedesco e mediterraneo, offre una serie di elementi omogenei, cioè verificati sul campo, che suffragano abbondantemente la tesi poco sopra richiamata: deregolamentazione istituzionale in materia di mercato del lavoro, pensioni, salari minimi, privatizzazioni dei servizi pubblici, ecc.; indebolimento generalizzato delle organizzazioni sindacali ( -6% del tasso di affiliazione in tutta Europa tra il 2000 e il 2010 ); calo del conflitto industriale; decentramento a livello aziendale della contrattazione.

Pertanto, non solo le organizzazioni sindacali hanno assunto orientamenti sempre più difensivi, ma il sopraggiungere della Grande Crisi ha favorito la tendenza agli accordi in deroga ai contratti nazionali di settore, mediante, ad esempio in Germania, le cosiddette “clausole di apertura” finalizzate al mantenimento occupazionale della forza lavoro qualificata, operando con la leva della riduzione o dell’aumento dell’orario, seppur al prezzo – sul piano della tutela sindacale – della fuoriuscita secca dei lavoratori interinali o precari.

Altresì, come rileva giustamente Erne, la Commissione Europea e la Banca Centrale hanno contemporaneamente accentuato le decisioni tecnocratiche e unilaterali in favore delle imprese e delle banche, entrando in palese contrasto con il dialogo sociale e l’esercizio della democrazia propugnati dai sostenitori dell’Europa sociale.

La vicenda del six-pack, fortemente sostenuta dai conservatori britannici, e la “diffamazione pubblica di quei Paesi che non si conformano al programma UE di deregulation e liberalizzazione” rientrano di fatto in quello scenario post- democratico su cui da tempo insiste uno studioso del calibro quale Colin Crouch.

Dunque, come si può comprendere, il materiale di riflessione è quantitativamente e qualitativamente notevole, poiché mette a fuoco, senza alcuna reticenza, le contraddizioni che frenano e condizionano il dispiegarsi dell’azione sindacale.

Ed è in relazione a questo contesto sfavorevole che Adolfo Braga, direttore dell’Istituto Superiore per la Formazione della CGIL, illustra, in chiusura della parte monografica il percorso di lavoro per un “Laboratorio delle relazioni industriali”, in quanto l’approssimarsi della stagione del rinnovo dei contratti nazionali obbliga la nostra confederazione “ad accarezzare un’ambizione di rinnovamento culturale, che la aiuti a ridefinire le sue strategie, le sue identità, i suoi obiettivi negoziali”.

P.S. A proposito dei “Quaderni di Rassegna Sindacale” è doveroso rammentare che la cosiddetta prima serie era a periodicità bimestrale e cessò le pubblicazioni con il 117 del novembre – dicembre del 1985, dedicato a “I Congressi della CGIL 1945-1981”, dopo ventitre anni di ininterrotta attività editoriale. Invece, dopo quindici anni di interruzione delle pubblicazioni, bisogna riconoscere la lungimiranza della decisione assunta nel 2000 da Ediesse e Segreteria confederale di rilanciare con una nuova grafica a periodicità trimestrale i “Quaderni Rassegna Sindacale – Lavori“, avvalendosi anche del contributo di un Comitato Scientifico di levatura internazionale.

UNA BREVE NOTA

Gian Marco Martignoni lavora alla Cgil di Varese.

Redazione
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