«Ballata della città dolente»

Stefano Benni: un brano di «Blues in sedici» (*)

BallataCittà Dolente

Cantami il getto caldo di acido
e il piombo nei polmoni
il grasso delle emulsioni
che cola dal soffitto
il tuono delle presse, e il calore
cantami il Rosso e il Verde dell’Imparziale
i picchetti nella neve i compagni storpiati
le botte prese e date
cantami una busta ove è scritto
che da questo sei libero
che per questo sei vecchio.

Cantami i giorni senza inizio né scopo
dimmi quale nome dovrei invocare.
Toccò mai a Dio entrare in un supermarket
con cinquemila lire in tasca, a occhi bassi
cercando il latte che costava meno
per il Figlio, l’unico figlio affamato?
Sa Dio cosa costa una scatoletta di pomodori?

È mai rimasto disoccupato per anni
sa Dio cosa vuol dire contare
le monete in tasca, quasi tornando bambini?
Dio non permette questo, lo vuole
nella sua infinita stanchezza. Così lo incontriamo
finalmente a un passo col sorriso morente
della cassiera, dopo dieci ore di lavoro.
Nella luce funebre dei neon, in fila
scegliendo detersivi per lavare in eterno
gli abiti che sporcheremo e rimetteremo
abiti da sposa e divise da assassini
vecchie camicie e gloriosi polsini
una maglia da calcio color verde mare.
Mio figlio mi guardava senza parlare
sull’erba rada di una modesta battaglia
quel giorno lontano, fiero di suo padre.
Quel padre che oggi Dio mette in coda
tra i vecchi coi rotoli di carta igienica
e la signora zoppa preoccupata
del cagnolino piangente, legato fuori al palo
figlio muto e devoto, che mai cresce.
Tra i giovani che si baciano imbracciando birre
e una massaia indecisa, con troppa carne nel carrello
mucche velenose/polli artici/ossa di brontosauro.

Io che conosco l’ultimo trillo
della cassa, quando la sera inghiotte i destini.
Ti ho comprato il latte, so che ti piace
E una stecca di cioccolato, col giocattolo omaggio
made in China e non ho più in tasca
i soldi per fumare, ma è lo stesso.
Mentre Dio dorme in cima a nuvole sporche
e nel campo deserto il pallone rimbalza
solo e sonoro, luna di stracci.

Tra i muri del market corre un bue
in un incubo, sogna che lo macellano
e la sua paura mi sveglia.

(*) «Blues in sedici» è pubblicato da Feltrinelli.

 

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