Ballottaggi: una vittoria pericolosa?

di Gianluca Cicinelli (*).

A seguire le impressioni (e i conti) a caldo di Franco Astengo sui numeri del 26 giugno.

Damiano Tommasi

Vince il centrosinistra perchè se ciò che ruota intorno al Pd è sostanzialmente una cultura da ragionieri con un minimo di competenza amministrativa, ciò che ruota intorno a “quegli altri” è un’accozzaglia indistinta di fanfaroni incapaci persino di fare i conti e talvolta collusi, di sicuro in numero maggiore degli altri, con organizzazioni criminali. Negli enti locali è così, nelle città dove le persone camminano, prendono l’autobus e buttano i rifiuti che il sindaco sia un razzista anti europeista nella sua vita di partito o un allievo di Altiero Spinelli nei convegni internazionali è questione che conta molto meno rispetto alle elezioni politiche. Inoltre le amministrative riescono ancora a esprimere persone al di fuori delle muffe nelle stanze dei partiti, dove con tutto il rispetto, e l’affetto di noi romanisti naturalmente, per Damiano Tommasi a Verona, è quasi rivoluzionaria l’impresa di Nicola Fiorita a Catanzaro, perchè nasce in Calabria, perchè nasce cinque anni fa e non ieri: cinque anni di opposizione ferma senza mai cedere alle sirene dei notabili, portando avanti il suo progetto civico con le persone e non con i leader di partito. Chi amministra male perde, è giusto così ed è giusto anche quando perdono se hanno amministrato male quelli del centrosinistra.

Il problema che si presenta adesso a livello nazionale è proprio l’esultanza del centrosinistra. Intanto perchè il centrosinistra che vince nei comuni non è il centrosinistra che si presenterà alle elezioni nazionali. Cinque anni fa, sull’onda del successo di Pizzarotti a Parma per il secondo mandato, dopo che aveva mandato a quel paese e i cinque cosi con cui era diventato sindaco la prima volta, sembrava in cantiere una rete civica nazionale guidata proprio dall’ex sindaco del capoluogo emiliano. Una speranza più che una realtà. Pizzarotti ieri è stato determinante nel far eleggere un candidato di centrosinistra, ma sembra aver abbandonato le velleità, se mai le aveva avute, di dar vita a una cultura e un’alleanza politica civica di carattere nazionale. D’altronde le condizioni non ci sono, se pensiamo per esempio al voto di Roma dello scorso anno ci accorgiamo che le liste civiche non sono realtà politiche autonome ma satelliti del Pd. L’onesto civismo che funziona a livello locale, rafforzando la credibilità del Pd e dei partitini che gli ruotano intorno, è quindi un fattore che non farà parte del cosiddetto “campo largo” di cui vagheggia il segretario Enrico Letta. Ed è un peccato, perchè al momento, come si è visto in questa tornata di amministrative, è l’unico fattore che compensa il fortissimo astensionismo, restituendo un minimo di presenza ai cittadini nelle istituzioni.

L’unico soggetto politico a livello nazionale con cui il Pd poteva pensare di costituire una qualche alleanza, quando ancora poteva pensare di valere almeno un 10%, era M5s, avviato ora al cupio dissolvi e con i deputati scissionisti alla ricerca di un qualche collegio sicuro tra le braccia di Letta, visto che la lista Di Maio non esiste nella realtà del Paese. Ci può mettere dentro, forse, un Calenda, un Cesa, una Bonino, ma dal punto di vista elettorale è poca cosa. Si tratta di un blocco liberaldemocratico che da anni si avvolge intorno agli stessi problemi di compatibilità con un posizionamento nella politica economica, oltre che non molto diverso dalle ricette rigoriste che hanno imperversato in Europa negli ultimi venti anni, che non offre risposte efficaci alla povertà crescente e alla rivoluzione nel mondo del lavoro. Un vero “campo largo” – che diventi attrattivo verso chi è schifato dalla politica e a votare non ci pensa proprio più – va costruito su contenuti aderenti alla realtà terribile che sta vivendo la popolazione non intorno a formulette politiciste che interessano al massimo l’1% degli italiani. Per questo motivo fa bene il Pd a esultare e a godersi questo risultato del campo largo amministrativo, che è stato un campo largo reale e aderente ai problemi dei cittadini, ma se ritenesse che basti definire campo largo un’alleanza con dei morituri della politica che poco hanno a che fare con i problemi della gente, andrà incontro a una sconfitta di ampie proporzioni alle elezioni politiche del 2023.

(*) articolo in origine pubblicato su  https://diogeneonline.info/una-vittoria-pericolosa/

26 giugno: NUMERI DAI BALLOTTAGGI

di Franco Astengo

Le prime annotazioni che possono essere ricavate dalla lettura dei numeri emersi dai ballottaggi per i 13 Comuni capoluogo impegnati nelle elezioni comunali del 26 giugno possono essere riassunte nella raccomandazione, per poter esprimere giudizi sulle tendenze espresse dall’elettorato, di leggere attentamente le cifre.

In questi casi non ci può limitare al solo conteggio dei Comuni conquistati o perduti ma è necessario andare a fondo nell’esame di ciò che è realmente accaduto: naturalmente questo lavoro è del tutto parziale essendo stato elaborato immeditamente dopo la chiusura degli scrutini esaminando soltanto alcuni aspetti dell’esito delle urne.

Alcune indicazioni di carattere generale però si possono già individuare.

Nei 13 Comuni capoluogo (dove si sono svolte le votazioni di secondo turno non avendo 15 giorni fa nessuno dei candidati sindaci superato il 50%) avevano diritto al voto 1.074.837 elettrici ed elettori.

Nel primo turno erano state deposte nelle urne 559.780 voti validi; nel secondo turno il numero dei voti validi è sceso a 429.007: ciò significa che l’effettivo tasso di astensione tra le due tornate è salito del 23,34% (comprensivo delle schede bianche e delle schede nulle). Il totale della partecipazione al voto nel secondo turno si è quindi collocato al di sotto del 40%, per la precisione 39,91. Questo è il dato su cui bisognerebbe puntare direttamente l’attenzione.

Per essere più precisi rispetto all’entità del fenomeno (sempre riferendoci ai 13 Comuni capoluogo) deve essere fatto notare che al termine del primo turno per i candidati sindaci esclusi dal ballottaggio si erano espressi 142.768 suffragi: di questi soltanto 8.197 sono stati utilizzati per esprimere il sostegno ad uno dei candidati nel turno successivo.

Su 26 candidati al secondo turno 8 hanno peggiorato la performance realizzata nella precedente tornata: ciò nonostante si sono verificati 4 sorpassi (Como, Lucca, Monza, Catanzaro: uno a favore di un candidato civico; uno di un candidato centro-sinistra e cinque stelle; uno di un candidato di centro-sinistra e uno di centro destra) a conferma del permanere di una tendenza alla volatilità nonostante la ristrettezza dei numeri disponibili.

Esaminiamo allora i dati complessivi per i 13 Comuni capoluogo:

Candidature di centro – sinistra: al primo turno 165.476 voti, al secondo turno 179.425 con un incremento di 13.949 suffragi.

Candidature di centro – sinistra comprendenti il M5S: al primo turno 51.869 voti, al secondo 55.693 con un incremento di 3.824 voti.

Candidature di centro – destra (considerata tale quella di Sboarina a Verona escludendo quella di Tosi) : al primo turno 160.332 voti; al secondo 183.600 con una crescita di 23.268 suffragi.

Candidature civiche: al primo turno 28.897 voti al secondo 20.227 con un decremento di 8.670 voti.

Candidatura Lega con Forza Italia : primo turno 15.666 secondo turno 19.062.

I casi specifici di maggiore interesse nell’analisi dei voti tra il primo e il secondo turno sono rappresentati da Como, Verona e Catanzaro.

A Como si è verificato il sorpasso da parte della candidatura civica Rapinese passata da 8.443 voti a 14.067 mentre la candidatura Minghetti espressione del centro.sinistra è scesa da 12.173 voti a 11.345.

A Verona l’attesa era per il comportamento degli elettori della candidatura Tosi che nel primo turno aveva raccolto 25.843 suffragi rompendo il fronte del centro destra rappresentato dal sindaco uscente Sboarina arrivato al ballottaggio con 35.404 voti al secondo posto dietro il candidato del centro-sinistra Tommasi con 43.106 voti. Al secondo turno Sboarina ha incrementato il proprio numero di voti da 35.404 a 43.730 , mentre il neo- sindaco Tommasi è salito a 50.118 voti. Si può quindi valutare che se almeno un terzo delle elettrici e degli elettori di Tosi hanno votato Sboarina al ballottaggio un certo numero di suffragi della stessa provenienza si sia fermato sulla candidatura Tommasi.

Molto rilevante il sorpasso realizzato a Catanzaro dalla candidatura Fiorita (espressione del centro-sinistra e del movimento 5 stelle) che al primo turno aveva ottenuto 14.966 voti risultato la seconda alle spalle della candidatura Donato espressione del centro destra con 20.768 voti. Situazione completamente ribaltata al ballottaggio con Fiorita eletto sindaco con 17.823 voti e Donato sceso a 12.778 per un caso di volatilità che sembra essere davvero ” di scuola”.

In conclusione per quel che ha riguardato i 13 comuni capoluogo nei quali si è svolto il turno di ballottaggio il 26 giugno si può affermare:

1) l’ulteriore crescita dell’astensione: i voti validi, alla fine, hanno rappresentato una percentuale inferiore al 40% dell’intero corpo elettorale;

2) è stato utilizzato soltanto il 5,74% dei voti attribuiti al primo turno ai candidati esclusi e disponibili per il secondo turno , a conferma dell’esistenza di un fenomeno non secondario di volatilità elettorale anche tra due turni della stessa elezione;

3) le candidature di centro – sinistra hanno avuto un incremento tra i due turni passando dal 15,39% al 16,69% sul totale del corpo elettorale (e non dei soli voti validi); le candidature del centro -sinistra con il movimento 5 stelle sono salite dal 4,82% al 5,18%; centro – destra da 12,99 a 15,89%; la candidatura Lega – Forza Italia di Parma dal 1,45% al 1,77%.

4) Muovendosi sul terreno della pura curiosità statistica si può dunque affermare che il “campo largo” nel ballottaggio del 26 giugno abbia ottenuto il 21,87% dell’intero corpo elettorale dei 13 comuni capoluogo e il centro – destra il 17,66% in un quadro complessivo segnato da un’astensione (comprensiva di bianche e nulle) del 60.09%.

Le vignette – scelte dalla “bottega” – sono nell’ordine di Altan e di Giuliano Spagnul.

 

Redazione
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Un commento

  • Gian Marco Martignoni

    Riflessioni quelle di Cicinelli e Astengo che mettono a nudo una realtà tutt’altro che rosea, stante la differenza tra le elezioni amministrative e quelle politiche.Nel 2023 il centro-destra suonerà le trombe per portare al seggio il suo elettorato contro i “comunisti “, e non a caso il solo che si inytesta il problema dell’astensionismo è un certo Silvio Berlusconi.Il campo largo di Letta è una pura invenzione, stante anche lo squagliamento dei 5Stelle, che però sono anche l’indice antropologico di come si è ridotto questo paese sul piano del personale politico .Leggevo su La Stampa di Domenica che un ex- cinque stelle, dopo quattro cambi di casacca che l’hanno portato fino a quello schifo di Brugnaro, è ritornato nelle braccia di Di Maio, forse convinto di essere di nuovo rieletto.Altro che repubblica delle banane…In Francia Melenchon, che certamente non è benvoluto da tanti, è riuscito a riunificare la sinistra.Da noi la questione della riunificazione della sinistra pare una cosa lunare.

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