Barbara Romagnoli sul “corpo a corpo”

No, non abbiamo papponi

No, non siamo state violentate da piccole, nè dopo

No, non siamo tossicodipendenti

No, non siamo mai state costrette a prostituirci

No, non soffriamo di sindrome post-traumatica

No, non siamo infelici

 

Sì, abbiamo una vita sentimentale

Sì, abbiamo amiche e amanti

Sì, lottiamo contro le discriminazioni

Sì, esercitiamo un mestiere stigmatizzato

Sì, abbiamo scelto di fare questa professione

Sì, vogliamo gli stessi diritti degli altri cittadini”

 

da “Fiere di essere puttane” (di Maitresse Nikita & Tierry Schaffauser) pubblicato da Derive Approdi

 

C’è una gran confusione sotto il cielo, anche sotto la nostra metà del cielo.

C’è chi sostiene che le donne sono zitte dinanzi al maschilismo montante, chi accusa il femminismo di aver fatto più male che bene – non ultimo un intervento di Susanna Tamaro sul Corriere al quale per fortuna sono arrivate subito delle risposte – e chi come me pensa che non siamo mai state zitte, che i femminismi sono tanti e diversi, che il problema è il non ascolto, non la mancata presa di parola. Probabilmente, non si può negare, c’è anche a volte una difficoltà nel tentare di scardinare vecchie modalità di comunicazione con l’effetto di complicare anziché semplificare. Ma resta il fatto che il più delle volte le femministe in particolare, e molte donne più in generale, non vengono ascoltate per partito preso, soprattutto quando cercano di spostare il punto di vista con cui si affrontano alcune questioni. Prendiamo ad esempio le vicende recenti della politica e attualità italiana, che ci hanno offerto uno dei temi più scottanti, e mal discussi, nel dibattito di casa nostra, ossia il rapporto fra i sessi nelle relazioni di potere, ma anche più volgarmente il tris di assi che maggiormente piace, generalmente al maschio medio italiano: sesso denaro potere. Sulle storie arrivate sotto i riflettori c’è tutto il precipitato di un discorso incompiuto, quello sulla sessualità. Un discorso, che investe il corpo delle donne in primis, e che riguarda oggi più che mai la società italiana, da sempre imbrigliata nella doppia morale e nelle forti ingerenze vaticane, qualcosa di più e oltre un normale rapporto con la religione.

Al centro di tutto stanno le donne e i loro corpi, in particolare quelli di alcune che oramai chiunque addita con i nomi di battaglia generici: veline, lucciole ed escort, quasi che dietro queste tipologie scomparisse anche la singola personalità. Invece, sembra una banalità ripeterlo, sono storie di donne diverse, a volte interscambiali, eppure molto spesso confuse e non riconosciute nelle loro differenti identità. Soprattutto, basta poco ora perché queste “etichette” vengano utilizzate a sproposito. Una donna viene ritrovata morta nelle acque del lago dove ha la villa George Clooney? La prima ipotesi, banale e scontata, è immediata: forse è una escort, forse era disponibile con il grande attore, non una lucciola, che sarebbe altrove, e della velina non ha il fisico. Prima di essere una donna, ammazzata, è una presunta escort. Che ovviamente fa scandalo, perché è una donna che forse si vende, che magari lavora come accompagnatrice sessuale, che eventualmente avrebbe deciso di disporre del suo corpo come e con chi vuole. Come succede con le lucciole – le prostitute, le puttane, le mignotte – la retorica si spreca. Il giudizio resta invariato, il senso comune non pone l’attenzione sulla sessualità di chi cerca quel tipo di rapporto, ma pubblica condanna sulle donne che a quel bisogno rispondono. E non credo sia il caso in questa sede di dover distinguere la libera scelta dalla tratta o dallo sfruttamento di prostituzione. O forse sì, anche qui è necessario distinguere, perché anche fra molte donne – femministe, attiviste, militanti – c’è ancora chi non ritiene la prostituzione una libera scelta, una libera possibilità di gestione del proprio corpo. Che può essere condivisa o compresa o meno, ma andrebbe ugualmente rispettata. Mi chiedo, e forse sbaglio, forse provo eccessivo stupore: se si spendono parole per difendere le donne scese in politica, di ogni colore, prese di mira dalle battute odiose del monarca, perché mai non si debbono spendere altrettante parole a difesa di queste altre donne? Quante voci si sono levate quando è morta Brenda, una delle trans del caso Marrazzo? Poche, mentre ho sentito in consessi femministi – o anche solo semplicemente riunioni di donne di sinistra, progressiste, emancipate – commenti di bassissimo livello su donne non “biologiche” e per di più prostitute. Senza entrare nel merito, perché ci porterebbe altrove, cito solo l’incontro avvenuto mesi fa alla casa internazionale delle donne di Roma, dove eravamo in centinaia a discutere del tema sesso e potere nel post patriarcato (definizione quest’ultima tutta da dimostrare) e in molte eravamo perplesse rispetto all’atteggiamento dogmatico di chi pensa che il femminismo sia stato solo uno, si sia interrotto per un non ben chiaro motivo e le escort e le trans sono donne di serie B.

Che tristezza. Davvero non se ne può più di questa doppia morale anche fra noi che dovremmo condividere almeno questo senso profondo di appartenenza a corpi troppo spesso in balìa di decisioni altrui, di comunità maschili più o meno ampie, di meccanismi di potere nei quali il sessismo è profondo e ancora lungi dall’essere sradicato.

Anni fa un gruppo femminista auspicava lo sciopero delle veline. Sarebbe tempo di rilanciarlo, insieme a quello delle escort e delle prostitute. Allora sì, che ne vedremo delle belle. Loro insieme alle cosiddette badanti svolgono oramai gran parte del lavoro di cura, che sempre e comunque ricade su ogni singola donna. Il lavoro di cura non è solo quello di pulire il nonno, o giocare con il bambino, è anche fare sesso con uomini che sembrano non crescere mai o sono cresciuti sani e belli ma continuano a pensare, in molti casi, che la loro donna è da venerare come una madonna mentre la prostituta può essere usata/maltrattata a loro piacimento (del resto la pagano no?), che sono forti di una virile sessualità che è sempre e comunque dovuta e via dicendo.

Non so, non ho risposte definitive, so solo che all’avanzata dei fondamentalismi, laici e religiosi, vorrei contrapporre sempre e comunque l’autodeterminazione, il desiderio e la libera scelta di ogni singola donna e uomo.

 

UNA BREVE NOTA

Al seminario “Corpo a corpo” di cui su codesto blog ha parlato (il 12 settembre) Monica Lanfranco, tra le facilitatrici c’era anche Barbara Romagnoli; le ho chiesto se poteva rielaborare i suoi appunti e dopo soli 30 giorni di pressioni – sono una tigna, a volte – mi ha detto di sì. Eccoli. (db)

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

3 commenti

  • Daniele, per la seconda volta oggi mi hai dato modo di respirare meglio. Ho letto e quanto bene mi ha fatto leggere…
    Qello che più fa male, a una donna (o meglio: ame), non è tanto il giudizio maschile (quantomeno non più oggi)quanto, soprattutto, la spaccatura in un mondo femminile che oggi più che mai dovrebbe stringersi intorno, e fare muro, proprio alle categorie maggiormente prese di mira.
    E’ mai possibile che al giorno d’oggi si faccia ancora differenza tra la prostituta costretta a tale lavoro e invece quella che lo fa per scelta, perchè così ha deciso di spendere il suo corpo (e badiamo bene: il suo!)o che sia decidere di essere una velina e di concedersi oppure no… saranno bene fatti suoi?
    Il tutto parte da una generalizzazione maschile e non si può fingere che non sia così, perchè è vero che se una donna decide di fare il medico magari non vuole essere soppesata per il suoo corpo e che preferisca che la suaa professionalità arrivi prima dell’esteriorità, ma perchè alla fine del giro, anche tra noi donne, il giudizio sul comportamento generale va a cadere più su chi è, solo perchè altre hanno deciso a loro volta di non essere?
    Non è forse l’uomo che decide di avere una madonna in casa (e quante non vorrebbero esserlo, ma alla fine rinunciano anche solo a dirlo) per cercare all’esterno la libertà, la passionalità, insomma tutto quello che ogni essere umano segretamente vorrebbe ma che ottenuto tra le quattro mura domestiche poi presenterebbe il conto di una moglie non più solo madre, cuoca, lavandaia e quant’altro, ma anche determinata ad avere voce in capitolo nel giorno così come nella notte?

    Scusate, un intervento superficiale e incompleto,questo mio, ce n’è molto di più da dire e con maggiore calma e migliore esposizione.
    Scusate se sono stata poco chiara, questo atteggiamento che ai nostri giorni pare stia aumentando piuttosto che diminuire mi delude molto.

    Sì, quanto si è parlato della morte di Brenda? Notizia di cronaca. Stop
    E invece, quanto si è parlato di Brenda e colleghe quando scandalo sul quale discutere morbosamente era? La risposta la sappiamo.

    Grazie e scusate la goffaggine dell’esposizione.
    clelia

  • grazie Clelia,
    tutto è incompleto e fortunatamente la goffaggine (se c’è) ci difende dalla perfezione così odiosa. Invece non mi pare che il tuo intervento fosse superficiale, semmai emozionato e questo è (quasi) sempre un bene.
    Colgo l’occasione invece per ricordare (come già aveva scritto Monicaa suo tempo) che su http://www.radiodelledonne.org si può orecchiare-sbirciare (quasi) tutto quel corpo-a-corpo. db

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