Basta morire di lavoro: una proposta alle radio per…

trasmissioni settimanali in cui raccogliere denunce, segnalazioni, per dare risposta alle domande di supporto e indicazioni su una vera prevenzione.

di Vito Totire (*)

Ogni giorno morti sul lavoro, cioè di lavoro insicuro. Se ne parla “il giorno dopo” ma dobbiamo arrivare il “giorno prima” attivando una rete per le segnalazioni preventive delle situazioni a rischio. Abbiamo sempre sostenuto – e dimostrato – che a monte di un infortunio ci sono lacune nelle misure di prevenzione; tutt’altro che “calamità naturali” anche se la nefasta ideologia dell’inevitabile è stata sostenuta da certi settori della magistratura, in particolare, a margine dei morti di covid.

COME I DATI DIMOSTRANO DRAMMATICAMENTE, GLI INFORTUNI (MORTALI E NON, COMPRESI QUELLI IN ITINERE) STANNO CRESCENDO: quelli “normali” crescono perché sono indotti dalla fretta, provocata dal desiderio padronale del profitto a tutti i costi; quelli in itinere crescono anche a causa della tendenza custodialistica e carceraria delle organizzazioni che contrastano lo smart working il quale invece darebbe un minimo di sollievo riducendo (ovviamente nei settori in cui è praticabile) distress, traffico evitabile e “fiato sul collo” di capi e capetti.

Le organizzazioni del lavoro stanno evolvendo in modo sempre più stringente verso forme di tipo schiavistico tanto da far inventare alle istituzioni e ad alcuni “sindacati” filo padronali la categoria della “logistica etica” o del “lavoro turistico etico” come se l’etica non debba essere – da sempre e PREVENTIVAMENTE – a fondamento di tutte le organizzazioni lavorative e non essere invocata (a tratti e comunque solo con vaghe chiacchiere) solo dopo infortuni e stragi.

Di recente una “fondazione” (costituita da una multinazionale) ha lanciato l’obiettivo di dimezzare il numero di morti sul lavoro entro il 2030. E’ una proposta da rigettare in quanto sottintende che possa esistere una quota “quasi fisiologica” o “accettabile” o anche solo “inevitabile” di morti sul lavoro.

DOBBIAMO INVECE LAVORARE PER L’AZZERAMENTO DELLE MORTI, L’AZZERAMENTO DELLE MALATTIE PROFESSIONALI E LA DRASTICA RIDUZIONE DEGLI INFORTUNI.

Per arrivare “il giorno prima” e per criticare i DDVVRR (documenti di valutazione del rischio) che sono inadeguati, lacunosi, prodotti “in fotocopie” o talvolta redatti correttamente ma lasciati nel cassetto LANCIAMO UN APPELLO A TUTTI MA IN PARTICOLARE ALLE RADIO.

ORGANIZZIAMO TRASMISSIONI SETTIMANALI (SUL MODELLO DI «RADIO CARCERE») PER RACCOGLIERE DENUNCE, SEGNALAZIONI E DARE RISPOSTA ALLE DOMANDE DI SUPPORTO E INDICAZIONI SU COME MUOVERSI ANCHE CON I SERVIZI DI VIGILANZA.

(*) Vito Totire, è medico del lavoro, portavoce della «Rete europea per la ecologia sociale» e del «Nucleo promotore della redazione di RADIO LAVORO SICURO»

QUI SOTTO LO SCHEMA DI UNA PROPOSTA FATTA QUALCHE TEMPO FA A UNA RADIO (che per ora non ha risposto)

«Radio Luana – radio lavoro sicuro»

Da alcuni anni abbiamo assistito a una insopportabile sequenza di crimini e di stragi sul lavoro: stragi istantanee oppure differite nel tempo come i tumori professionali che passano sotto silenzio perché non si verificano nello stesso giorno ma dopo tempi di latenza differente da lavoratore a lavoratore.

Pensiamo a Ravenna: 13 morti in un solo giorno sulla nave Mecnavi ma più di 50 (accertate) per tumore nella coorte degli operai del petrolchimico e nessuna condanna nonostante la Cassazione abbia accertato i “fatti”.

Spesso le stragi sono commentate dalle istituzioni con «mai più» ma è uno slogan drammaticamente smentito dai fatti successivi.

La proposta di lavoro «Radio Luana – radio lavoro sicuro» prende il nome da un evento raccapricciante (**) ed è semplice da spiegare: costruire una rete per arrivare “il giorno prima” anziché lagnarsi il giorno dopo le tragedie. Per associazione di idee viene in mente il lavoro che da anni svolge «Radio carcere».

Oggi il mondo del lavoro è connotato da estese aree di schiavismo e non solo in quelli che venivano chiamati “Paesi in via di sviluppo” ma anche nel cuore della ricca Europa; e in Italia non solo al sud ma anche – ormai diffusamente – al nord.

E’ chiaro che la questione decisiva nei luoghi di lavoro sono i rapporti di forza e non l’incremento delle ispezioni degli organi di vigilanza (i quali pure sono estremamente utili e soprattutto in condizioni di squilibrio dei rapporti di forza a svantaggio degli operai). Occorre però recuperare la memoria storica della fine degli anni sessanta e inizio dei ’70 e le prassi allora messe in campo: rifiuto della monetizzazione; non delega; validazione consensuale; gruppo operaio omogeneo.

I lavoratori si trovano spesso a fare riferimento a rappresentanti per la sicurezza deboli, ricattati o persino perseguitati; qualche volta inefficienti soprattutto se nominati e “spartiti” dai vertici sindacali invece che scelti da chi lavora.

In Emilia- Romagna gli rrllss (ovvero i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza) hanno ricevuto supporto istituzionale con il SIRS – un servizio informativo – ma si è trattato di un’esperienza isolata e indebolita col tempo per lo scarso sostegno da parte della Regione dopo una prima fase “entusiastica” gestita da un gruppo di operatori motivati.

In questo quadro nasce la proposta di una trasmissione settimanale sulla sicurezza e la salute occupazionale: un’ora serale con un indirizzo mail per contatti, quesiti, proposte e richieste di intervento. Puntando a un comitato di redazione diffuso nel territorio e partecipato attivamente dai lavoratori esposti a rischio e dai rrllss così spesso ostacolati o anche perseguitati dal padrone e a volte anche dalle istituzioni (pensiamo alla condanna alle spese degli rrllss delle ferrovie nel corso del processo per la strage di Viareggio).

Avremmo così uno strumento per la diffusione di informazioni, dati epidemiologici e indicazioni operative (ma auspicabilmente anche inchieste nei luoghi di lavoro) in primis per la prevenzione, per definire sia strategie per l’autodifesa sia la linea di condotta nelle relazioni con gli organi ispettivi, sia anche per ottenere i risarcimenti dei danni subiti e per raccogliere segnalazioni e denunce

Io mi propongo come coordinatore della redazione e conduttore nella prime fasi sperimentali.

Vito Totire

(**) Luana D’Orazio è la giovane operaia morta il 3 maggio 2021

LE IMMAGINI – scelte dalla “bottega” – rimandano a una vignetta (vecchia ma purtroppo sempre vera) di Mauro Biani e a un libro (pubblicato nel 2002 ma ancora attuale nell’analisi e in molte proposte) di Carlo Gubitosa.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

5 commenti

  • Norma Bertullacelli

    un’ottima proposta, che potrebbe avere maggior successo se tutto il lavoro in Italia non fosse ormai diventato precario e non ci fossero motivi per temere ritorsioni…
    Per quanto mi riguarda, quando vedo violazioni palesi, soprattutto nei cantieri, segnalo la cosa alla ASL.

  • Una bella proposta, una gran bella proposta!!

    Sono un operatore della sicurezza che sta mettendo su – in modo artigianale ma sentito – una radio

    Radio Bucaneve – bucare la coltre di indifferenza
    (http://fogliodellasicurezza.it/category/radio-bucaneve/)

    Apprezzo e concordo pienamente con lo spirito della proposta [..] costruire una rete per arrivare “il giorno prima” anziché lagnarsi il giorno dopo le tragedie [..] e – se disponibile – vorrei intervistarti per avere informazioni sulla proposta di progetto

    Cordiali saluti
    Francesco

  • Francesco Masala

    un aggiornamento di VITO TOTIRE sulla tragedia di Prato

    Luana D’Orazio : omicidio sul lavoro o furto di biciclette ?
    Una morte crudele e straziente che va ben oltre l’omicidio colposo

    L’omicidio sul lavoro di Luana D’Orazio il 3 maggio 2021 suscitò una ondata di rabbia e ribellione in tutto il paese; oggi la “giustizia” tira le somme con una sentenza inaccettabile; ci riconosciamo totalmente nelle parole della madre di Luana ; parole sagge e pacate sommerse da un sentimento di lutto che anche noi, che non siamo familiari di Luana, non riusciamo ad elaborare; ancor meno riusciremo a farlo dopo questa sentenza che , auspichiamo, venga ridiscussa in appello; oggi dobbiamo riaffermare che non si è trattato “solo” di un omicidio colposo ; né vogliamo entrare nella difficile individuazione del confine tra “omicidio colposo con previsione” e omicidio volontario; quello che è chiaro a tutti e che se ad un auto tagli i freni non puoi pensare che la successiva morte del conducente di quella auto sia stata una fatalità;
    nel caso di Luana le misure tecniche di prevenzione erano state omesse per aumentare la produttività del micidiale orditoio ; pensare che non si tratti di omicidio volontario sarebbe, come abbiamo già detto, ipotizzare che chi taglia i freni di un’auto “spera” che il conducente non faccia incidenti lungo la strada;
    non siamo “fini giuristi” ma vediamo contraddizioni macroscopiche nella “giustizia” del tribunale di Prato:
    Il furto semplice in Italia è punito con una reclusione da 6 mesi a tre anni
    Il furto “monoaggravato” con una detenzione da un minimo di due anni
    l’omicidio di Luana è “meno” di un furto monoaggravato ?
    quale messaggio ai “datori di lavoro “ cioè ai padroni ? l’ omicidio sul lavoro può contare sulla “condizionale “?
    Infine il patteggiamento e il cosiddetto “sconto di pena” : questione difficile ma il patteggiamento non può riguardare reati così gravi nei quali comunque non si è verificata una “collaborazione” alle indagini da parte dell’imputato per l’accertamento della verità ma in cui la brutale evidenza dei fatti rende persino inutile la “collaborazione” ; quindi pur non volendo entrare nella difficilissima questione della strategia premiale nei confronti del “reo confesso” che collabora alle indagini RITENIAMO INACCETTABILE IN QUESTO EFFERATO OMICIDIO QUALUNQUE PRATICA DI “SCONTO”
    Non siamo fautori di una concezione della pena “carcerocentrica” e siamo agli antipodi del partito del “buttare la chiave” ma riteniamo questa sentenza , pur nelle more della necessaria lettura delle motivazioni, assolutamente da respingere e da appellare;
    i risarcimenti assicurativi che sono stati associati al provvedimento non solo non risarciscono (e non possono risarcire mai, in assoluto, una morte così straziante, cruenta e inevitabile) ma pongono dubbi e perplessità: non si può dare copertura assicurativa a così gravi omissioni in materia di sicurezza , salvo si tratti di intervento a posteriori finalizzato a supportare la eventuale insolvenza del “colpevole”.
    L’omicidio di Luana D’Orazio rimarrà per sempre nei nostri cuori e nella nostra memoria; leggeremo le “motivazioni” della sentenza, l’eventuale appello , ma ora riteniamo che la sentenza di primo grado rappresenti un cattivo segnale interpretabile come una sorta di “immunità e di scudo penale strisciante”per i padroni.
    Diamo un abbraccio alla coraggiosa e amorevole madre di Luana ,Emma Marrazzo, e a tutti i familiari; alla madre per il dolore subìto e anche per le parole pacate e del tutto condivisibili che ha pronunciato .
    Non finisce qui, speriamo con forza e commozione.
    Vito Totire, portavoce RETE NAZIONALE LAVORO SICURO
    Bologna, 29.10.2022

  • […] Di recente una “fondazione” (costituita da una multinazionale) ha lanciato l’obiettivo di dimezzare il numero di morti sul lavoro entro il 2030.

    E’ una proposta da rigettare in quanto sottintende che possa esistere una quota “quasi fisiologica” o “accettabile” o anche solo “inevitabile” di morti sul lavoro. […]

    Affermazione condivisibilissima…

  • Pingback: 2022 . 04 Aprile (20 – 30 aprile) – Senti le rane che cantano

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