Bella e la foresta di specchi

di Maria G. Di Rienzo

Una notizia del mese scorso, fine dicembre: «La insulta su Youtube, 10 mila euro di multa. Il 21enne di Noale aveva definito in un video del 2009 una ragazza, allora minorenne, prostituta». Il giovane si era vantato pubblicamente più volte della sua opera, per cui non ha potuto far finta di niente in tribunale. Non conosco altri particolari della vicenda, ma poiché ne ho viste di simili sino alla nausea – e ben poche si concludono come questa, con il risarcimento della ragazza/donna assalita verbalmente – non è difficile immaginare che il video sia la vendetta per un “no” o per una separazione. Facebook, blog, twitter, Youtube, eccetera, non c’è luogo virtuale che sia scevro da queste due contraddittorie forzature su donne e ragazze: l’invito maschile a mostrarsi svestite, sexy, disponibili accoppiato alla promessa di essere apprezzate e contare qualcosa, e la valanga di insulti, ricatti, violenze verbali, non appena qualcuna accetta (a dimostrazione che per questi uomini non contava nulla come essere umano sia quando aveva la felpa addosso sia quando se l’è tolta).

Nella dolorosa vicenda del suicidio della quattordicenne di Novara sono spuntati accenni alla possibilità che alcune sue immagini siano state usate in questo modo. Di certo, come testimoniano le sue amiche, pativa atti di bullismo non solo su internet. I giornali hanno coperto la vicenda con la solita maestria: della giovane C. non sanno dire altro che era «bella». Le persone adulte che vengono intervistate, insegnanti e conoscenti, ripetono a pappagallo: era bella. Benissimo. E visto che essere “belle” è tutto quel che serve alle femmine per essere felici, ed è tutto quello che devono essere, è il loro lavoro e il loro ideale e il loro sogno e il loro premio… perché mai Bella si è buttata dal balcone?

Naturalmente, la misura della bellezza delle femmine è quanto piacciono ai maschi. La misura del loro diritto di esistere come “belle” la dà un termometro maschile. La misura della loro moralità la fornisce un metro maschile. Questa è un’altra notizia di dicembre 2012: un trentenne adescava ragazzine minori di 14 anni via internet, inducendole a denudarsi col pretesto di effettuare una selezione per aspiranti modelle. L’uomo cercava poi di costringerle a compiere atti sessuali dietro la minaccia della pubblicazione del video girato. E’ più o meno questo tipo di pensiero circolare: «Non vorrai mica passare per una prostituta, allora fai la prostituta, se non vuoi che io dica al mondo intero che sei una prostituta…». Questo signore sicuramente ha detto in precedenza a ognuna quanto era bella, bella in modo incomparabile, così bella da poter certo diventare una top model, e poi chissà, una velina-letterina-meteorina-cretina televisiva o la mantenuta di un politico/mafioso basso e calvo e strafogato di soldi. Perché è a questo che la “bella” può e deve aspirare: a girare su se stessa come la ballerina di un carillon, in mezzo a una foresta di specchi pronti a cogliere il suo minimo “difetto”, la più lieve esitazione a recitare il suo ruolo, il più minuscolo degli accenni all’autonomia dallo sguardo e dal giudizio maschili e a punirla tramite la stessa appetibilità sessuale per cui la si è esaltata. Le nostre adolescenti non ricevono molti messaggi diversi. Che girino su internet, che guardino la tv, che leggano un giornale, che adocchino un cartellone pubblicitario per strada… «Quale parte di te non ti piace?» (titolo corredato da una ragazza seminuda davanti allo specchio) oppure «Lo sai che se hai il seno piccolo puoi farlo crescere prendendolo a schiaffi?» (e se sei un maschio col pene piccolo, va bene martellarlo?)

Quattordici anni sono davvero pochi per decidere che la vita non vale la pena di essere vissuta un po’ di più. Alla radice di molti suicidi c’è un dolore percepito come infinito, imbattibile, così pervasivo da riempire di sé ogni angolo di un’esistenza, nemmeno descrivibile agli altri. Allora si salta da sole. E le mani odiose che ti hanno spinto ogni giorno di un passo in quella direzione restano nascoste, o pubblicano un altro video, producono un’altra sequela di minacce e volgarità, o scrivono dotti articoli sui “falsi moralismi” e su quanto piacevole sia in realtà per donne e ragazze e persino bambine vendersi per una borsa di marca o per una Barbie accessoriata. E le false bocche che stanno sopra quelle mani continuano a dirti quanto sei bella, anche da morta.

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *