Bella la Val di Zena, peccato l’amianto

di Vito Totire (*)

L’effetto della grandine sul cemento-amianto ? Facile rispondere…ma a Pianoro (e ovunque) si rimanda alle calende greche.

Da molti anni portiamo avanti una campagna per la bonifica del “capannoni molesti” con copertura in cemento-amianto. Nell’ambito di questa campagna nazionale abbiamo fatto una focalizzazione sulla incantevole Val di Zena. Da anni chiediamo informazioni e sollecitiamo l’amministrazione comunale ad adottare provvedimenti di bonifica di due enormi capannoni – in disuso – esattamente localizzati a metà della valle e cioè nella frazione abitata Zena. Fra rinvii, proroghe, deroghe, tempi burocratici, le coperture sono ancora lì.

Ma il 1 agosto «chicchi come acini si sono abbattuti in particolare nella zona di Pianoro» racconta il quotidiano «Il Resto del Carlino».

Ci corre l’obbligo di fare alcune precisazioni:

  1. Sono passati 28 anni dal varo della legge per la cessazione dell’uso dell’amianto: siamo tremendamente indietro nelle opere di bonifica del territorio.
  2. I Comuni italiani si sono, in linea di massima, disinteressati ma per la verità Pianoro non è fra questi in quanto ha avviato un sia pure lacunoso ma utile censimento; fatto è che il censimento deve costituire il prerequisito per sollecitare gli interventi di bonifica non può essere solo per effetti “conoscitivi”.
  3. I siti produttivi dismessi sono riconosciuti dalla comunità scientifica (fin dagli anni novanta del secolo scorso) come da bonificare – con maggior urgenza – in quanto non essendo frequentati non sono monitorati; una lastra esposta alle intemperie comincia a rilasciare fibre nell’ambiente già dopo 18 mesi di esposizione (causa escursioni termiche, piogge acide, degrado e vetustà) e quindi considerato che i capannoni di Pianoro sono lì da diversi decenni…
  4. Nel nostro archivio conserviamo l’articolo di una rivista universitaria di agricoltura (anni trenta del secolo scorso) che abbiamo recuperato dai cassonetti dei rifiuti con foto significative. L’estensore dell’articolo dice agli agricoltori: «questo è quel che è rimasto di un capannone agricolo dopo una forte grandinata» (le immagini mostrano una copertura in eternit praticamente demolita dalla grandine). Consiglio: «prima di decidere per una copertura in cemento-amianto, in zona in cui può grandinare, pensateci bene». Ma spesso non si fa tesoro delle esperienze passate.

DUNQUE LA ROBUSTA GRANDINATA DI PIANORO RIPROPONE IL TEMA: A QUANDO LA BONIFICA DEI GRANDI CAPANNONI (vedi foto qui sopra) CHE POSSIAMO CERTAMENTE CONSIDERARE IN CONDIZIONI DI AVANZATA VETUSTA’ E DEGRADO ?

Negli ultimi anni abbiamo ricevuto sempre risposte evasive con generici riferimenti a proroghe, deroghe, rinvii e varie tribolazioni.

E’ che la burocrazia, a volte, può uccidere quasi come l’amianto ! IL FATTORE TEMPO NELLE BONIFICHE E’ FONDAMENTALE; occorre intervenire il giorno prima e non il giorno dopo.

Adesso basta: vogliamo la bonifica entro 30 giorni. I residenti e i ciclisti vogliono respirare un’aria salubre e ne hanno il diritto. Anche per gli escursionisti e i turisti: I CAPANNONI SONO VICINISSIMO AD UN SITO MATILDICO !

Peraltro attendiamo di discutere con tutta l’Unione dei comuni Idice-Savena su una linea-guida unitaria ed efficace finalizzata alla bonifica del territorio, tema sul quale abbiamo avuto un confronto con la presidente Barbara Panzacchi, attenta e sensibile sul tema, e sul quale però non siamo andati avanti, verosimilmente anche a causa dell’epidemia. Tuttavia oggi ci sono le condizioni per riavviare il discorso.

Val di Zena-Bologna, 1.8.2020

(*) Vito Totire è portavoce di Aea, Associazione Esposti Amianto

 

 

 

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