Bertha von Suttner: «Abbasso le armi»

di Daniela Pia

In Italia pochi la conoscono, nonostante il suo viso circoli in una delle monete da due euro. Ma la sua figura sta riemergendo da un passato non troppo lontano: una donna capace di promuovere la cultura della pace.

Bertha von Suttner nacque a Praga il 9 giugno 1843. Di famiglia aristocratica – dei conti Kinsky von Chinic und Tettau – non sentiva suo quel mondo e se ne allontanò per vivere del suo lavoro. Descrisse efficacemente l’ambiente conservatore di appartenenza dove la carriera militare e la “gloria” parevano rappresentare la massima aspirazione. 

Pioniera del movimento per la pace, fu una scrittrice prolifica ma conobbe il successo solo con il romanzo «Abbasso le armi». Le sue idee le erano costato l’ostruzionismo delle case editrici ma quando finalmente il libro fu pubblicato (a Dresda nel 1889) ebbe un grande successo e venne tradotto in venti Paesi. 

Un grande talento narrativo per descrivere i caratteri e i sentimenti umani ma anche una dettagliata conoscenza della situazione politica. Il tema della pace era rivoluzionario per quell’epoca. Tolstoj le scrisse: «La pubblicazione del vostro libro è per me un buon segno. Il libro La capanna dello zio Tom ha contribuito all’abolizione della schiavitù. Dio faccia sì che il vostro libro serva allo stesso scopo per l’abolizione della guerra».

«Abbasso le armi» uscì in concomitanza con il Congresso Universale della Pace e questo fatto diede modo a Bertha Von Suttner di incontrarsi con molti attivisti e parlamentari che fondarono poi l’Unione Interparlamentare. Simpatizzò con i partiti socialisti visto che il pacifismo era un punto importante del loro programma.

La «Lega per la Pace» aveva come obiettivo principale il disarmo e il miglioramento delle condizioni sociali delle classi più svantaggiate. Il lavoro fu basato anche su approfondite ricerche: per denunciare le atrocità della guerra rese pubblici i bilanci dell’esercito e quelli della Croce Rossa (da poco fondata). Bertha von Suttner non riusciva a capacitarsi che in tanti fossero così incoscienti da farsi trascinare nei conflitti armati: «La cosa più stupefacente, a me sembra, è che gli uomini si possano mettere da soli, volontariamente, in uno stato simile; che gli uomini che hanno visto cose simili non cadano in ginocchio prestando il giuramento più appassionato di fare la guerra alla guerra e, se sono re o principi, non gettino via la loro spada e, se invece non hanno potere, non consacrino almeno la loro attività di parola, di penna, di pensiero, d’insegnamento e di azione ad uno scopo: abbasso le armi!». 

Seppe farsi accettare in un mondo di uomini e divenne protagonista in molti eventi ufficiali, come la Conferenza de L’Aja del 1899, dove rivestì lo status di giornalista per aver fondato la rivista «Die Waffen nieder!» (Abbasso le armi!) il cui scopo era appoggiare l’Unione Interparlamentare e i Congressi Universali della Pace. 

La sua notorietà ebbe inizio al Campidoglio di Roma – prima donna ad aver tenuto un discorso-  e da quel momento le sue conferenze divennero molto popolari.

Riconosciuta come scrittrice di grande livello, come leader pacifista, come attivista instancabile fu però il bersaglio preferito dei misogini, ai quali rispose così: «le donne non staranno zitte. Scriveremo, terremo discorsi, lavoreremo, agiremo. Le donne cambieranno la società e loro stesse».

Pur non aderendo direttamente al movimento femminista lo seguì e ne incoraggiò le iniziative. Quando conobbe Alfred Nobel, prese le distanze dalle sue teorie, secondo le quali la pace doveva essere «armata», contrapponendogli l’idea del disarmo totale di tutte le nazioni e la necessità di istituire  una «Corte d’Arbitrato» che risolvesse i conflitti internazionali facendo ricorso al diritto anziché alla violenza. Secondo lei uno dei pericoli per la pace consisteva nell’americanizzazione globale, un fenomeno messo in luce successivamente da molti studiosi contemporanei.

Il suo impegno le fu riconosciuto nel 1905 con il premio Nobel per la Pace. La situazione in Europa però si faceva sempre più complessa. Bertha von Suttner da un lato seguiva le questioni continentali cercando la via della conciliazione fra Paesi rivali (contribuì, per esempio, alla creazione del Comitato di Fratellanza anglo-tedesco) ma dall’altro percepiva – e denunciava –  l’aggravarsi delle tensioni internazionali. Ritenendo necessario convincere le classi dominanti a schierarsi per la pace cercò di farsi ascoltare dai politici. Incontrò molti fra i leader del suo tempo, per invitarli a rifiutare la logica dello scontro armato e viaggiò moltissimo in Europa a tal fine. Ma i risultati che ottenne non furono sufficienti a frenare il nazionalismo estremo e l’aggressività delle politiche imperialiste che stavano prendendo il sopravvento, sfociando poi nel primo massacro su scala mondiale. Nell’ultimo periodo della sua vita si sentiva sfiduciata perché non sentiva il coinvolgimento dei giovani proprio mentre la situazione internazionale precipitava. 

Morì il 21 giugno 1914, una settimana prima dell’attentato di Sarajevo. Le fu risparmiato di conoscere l’esito di una carneficina nella quale furono sperimentate nuove terribili armi: la mitragliatrice, i gas, i carri armati, gli aerei con 10 milioni di morti fra i militari e circa 7 tra i civili oltre a 21 milioni di feriti e mutilati.

«Ogni guerra, qualunque sia il suo esito, contiene sempre il germe di una guerra successiva. Ed è più che naturale. Un atto di prepotenza offende sempre qualche diritto. L’offeso fa valere presto o tardi le sue ragioni e allora il nuovo conflitto viene risolto da una nuova prepotenza, gravida di ingiustizie, e così di seguito senza fine.».

In “bottega” vedi anche La strega contro le guerre: 9 giugno 1843, una «scor-data»

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

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