Bestia (di Pabuda)

non ci sono tantissime cose

che mi mandano in bestia.

ne ho contato un certo numero.

ora, a salvaguardia di chi mi sta intorno

e della mia stessa umanità,

qui, del tutto a casaccio

un elenco incompleto ne faccio,

tanto per dare un’idea.

per dire: m’imbestialisco

quando alla domanda precisa “mi ami?”

mi si risponde: “forse”,

posso farmi animalesco quando, al lavoro,

le persone son definite “risorse”,

son incline a diventar bestia

cattiva veramente

quando qualcuno dice

“ci sta” invece che “può essere”

oppure “banalmente”

al posto d’un più appropriato

“per esempio”.

potrei proseguire,

anche con cose più serie,

tipo le dita nel naso, le spese militari,

il coriandolo, il curry, il “bel canto”,

l’antisemitismo con tutti i suoi derivati,

l’omofobia e il sale nel caffè.

ma preferisco darci un taglio

ché anche solo a pensarci

divento cattivo come l’aglio.

però, però…

c’è una cosetta ch’è meglio

si sappia in giro:

posso andare

su tutte le furie animalesche

se mi si parla come se si stesse

componendo un email o un esse-emme-esse:

con quelle solite  abbreviazioni:

sempre le stesse:

quasi mi vien schifo a scriverle, quelle lì:

“fyi”, “asap”, “buon appe”…

“ci vediamo nel pom”, “ti vu bi”!

veramente: mi sta già andando il sangue alla testa,

sarà meglio mi fermi qui.

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Pabuda
Pabuda è Paolo Buffoni Damiani quando scrive versi compulsivi o storie brevi, quando ritaglia colori e compone collage o quando legge le sue cose accompagnato dalla musica de Les Enfants du Voudou. Si è solo inventato un acronimo tanto per distinguersi dal suo sosia. Quello che “fa cose turpi”… per campare. Tutta la roba scritta o disegnata dal Pabuda tramite collage è, ovviamente, nel magazzino www.pabuda.net

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