Biglietto, per piacere: uno basta

di Luca Tancredi Barone (*)

L’idea di una tessera unica per i trasporti pubblci si affaccia in Spagna dopo Germania, Austria, Ungheria, Svizzera…

Un biglietto unico che permetta di utilizzare tutti i mezzi pubblici da Siviglia a Bilbao, da Barcellona a A Coruña, passando per ogni città o paese del territorio spagnolo. L’idea è stata lanciata pochi giorni fa dal ministro dei trasporti spagnolo, Óscar Puente, che ha promesso che potrebbe entrare in vigore prima del 2026. Secondo i pochi dettagli resi noti, questo abbonamento nazionale non includerebbe i treni ad alta velocità, ma tutti gli altri mezzi di trasporto: treni, autobus, metro, e tram urbani.

GREENPEACE PORTA AVANTI una campagna che ha raccolto più di 200 mila firme in Spagna in un anno per lanciare questa iniziativa. Secondo la coordinatrice della mobilità sostenibile della Ong, l’ingegnera dei trasporti Cristina Arjona, nell’incontro che il ministro aveva avuto con Greenpeace a settembre, questi si era mostrato molto interessato e aveva reagito positivamente all’inchiesta presentata dagli ambientalisti secondo la quale i tre quarti delle persone intervistate vedevano di buon occhio l’idea.

«CI SEMBRA DI CAPIRE CHE CI STIANO lavorando davvero», spiega. «È una proposta che ha bisogno del suo tempo, ma crediamo che l’anno prossimo si potrebbe implementare. Noi siamo disposti a dare una mano, insieme alla società civile». Secondo i calcoli degli ambientalisti, l’investimento necessario per questo cambio di paradigma sarebbe dell’ordine di quello che il governo attualmente spende per i forti sconti sui trasporti che sono ancora in vigore da dopo la pandemia, circa due miliardi di euro (messi dal governo e dalle amministrazioni locali).

«OVVIAMENTE DA SOLA LA MISURA non basterà per aumentare l’uso del trasporto pubblico: bisognerà migliorare il servizio, aumentare le frequenze, migliorare la qualità, raggiungere più zone- ricorda – e dovremmo vigliare perché nel biglietto entrino più servizi possibili, il prezzo non sia troppo elevato e che, a parte il governo centrale, le altre amministrazioni collaborino. Ma siamo ottimiste».

L’ESPERTO DI MOBILITA’ MANEL FERRI, che è anche vicepresidente della Fondazione Mobilitat Sostenible i Segura (promossa dal governo catalano e del comune di Barcellona) e patrono della Fondazione Renovables, che ha l’obiettivo di promuovere energia rinnovabile e il diritto all’energia, ricorda che l’idea segue le orme di Germania, Austria, Ungheria, Svizzera e anche Portogallo. «È una buona idea», commenta. «È da tempo che ci sono richieste di tariffe fisse su tutto il territorio». Tra le difficoltà, Ferri menziona che «una delle barriere più importanti è la molteplicità dei vettori di trasporto e delle imprese coinvolte, pubbliche, private o miste. Il governo dovrà lavorare sodo per mettere d’accordo molte amministrazioni diverse».

ESISTONO GIA’ AREE METROPOLITANE, come Barcellona, dove da tempo sono integrate le diverse modalità di trasporto in un biglietto unico. «Anche se prima o poi a Barcellona dovranno entrare anche le altre opzioni di mobilità sostenibile, come le bici pubbliche o il carsharing – dice Ferri – per rendere superfluo l’acquisto dell’auto”. Il modello a cui si guarda per il biglietto unico nazionale è quello tedesco, con un prezzo di 49 euro al mese (che quest’anno è passato a 58). A parte i treni ICE (l’alta velocità), tutto il resto è compreso, con costo ripartito fra stato e regioni.

«I BENEFICI DELL’IMPLEMENTAZIONE di una misura del genere sono chiari: a parte la riduzione delle emissioni (con conseguente miglioramento della salute e dei livelli di inquinamento), aumenta la sicurezza stradale, dato che ci sarebbero meno veicoli per le strade. E poi diminuisce la necessità di importare combustibili fossili. L’obiettivo – chiarisce – deve essere quello di un trasferimento modale verso il trasporto pubblico». Lo conferma anche un esperto mondiale di studi sull’esposizione ambientale, epidemiologia e analisi dell’impatto sulla salute della pianificazione urbana, Mark Nieuwenhuijsen, dell’Institute for Global Health di Barcellona: E’ una misura positiva per incoraggiare l’uso del trasporto pubblico rendendolo più semplice. Dobbiamo spostare l’uso dell’auto privata verso il trasporto attivo e pubblico e misure come questa possono aiutare».

UN ASPETTO IMPORTANTE DEL MODELLO tedesco è quello di ottenere risorse che non pesino sulle finanze pubbliche, per esempio utilizzando i pedaggi o le imposte sui combustibili per finanziare questa iniziativa con un flusso costante di denaro. «Bisogna distanziarsi da chi predica di investire di più in infrastrutture: si devono impulsare nuovi servizi, cosa che è molto meno cara della costruzione di nuove infrastrutture. In Spagna quello che manca sono treni, non ferrovie», spiega Ferri. Il Deutschlandticket – così si chiama in Germania – è in vigore dal maggio del 2023, scrive in un’e-mail Lena Donat, di Greenpeace Germany. «Il biglietto è sovvenzionato dallo stato con 3 miliardi di euro all’anno (metà ciascuno il governo federale e i Länder)». Ma il finanziamento è assicurato solo per il 2025 per ora e con le incerte elezioni di febbraio si vedrà. Secondo Donat, «esistono diversi studi sull’effetto del biglietto sul trasferimento modale e sull’ambiente» che ne indicano i vantaggi.

SECONDO LO STUDIO ARIADNE del Policy Evaluation Lab del governo tedesco, per esempio, è aumentato del 30,4% il numero dei viaggi in treno mentre sono stati percorsi 7,6% chilometri in auto in meno. Dato che la mobilità complessiva è rimasta costante, questo significa che il D-ticket ha trasferito gli spostamenti dalla strada alla rotaia. Concretamente, riporta lo studio, la quota dei viaggi in treno sul numero totale di viaggi superiori ai 30 km è aumentata da circa il 10 al 12%. Inoltre, le emissioni di CO2 sono diminuite di 6,7 milioni di tonnellate, ossia del 4.7% delle emissioni totali dovute al traffico veicolare.

IN SPAGNA IL TRASPORTO assorbe quasi il 40% dell’energia (la media europea è 10 punti più bassa); di questo, il trasporto su gomma pesa il 93%, secondo dati del ministero dei trasporti spagnolo. Per questo Ferri enfatizza che è proprio qui che bisogna agire: «Lo strumento l’abbiamo già, è il trasporto pubblico e la mobilità sostenibile. Dobbiamo solo potenziarlo e staccarci della dipendenza dal petrolio, che oltretutto implica il trasferimento di 55 miliardi di euro all’anno verso paesi dalla democraticità discutibile, per così dire».

SECONDO FERRI, FINANZIARE la gratuità completa del trasporto, come ha fatto il governo spagnolo, non è una buona idea perché gli utenti non sono aumentati in maniera stabile, secondo i dati disponibili. «L’importante è fidelizzare l’utente, eliminando le barriere mediante un unico titolo e un prezzo ragionevole che ti permetta di usare tutte le volte che vuoi il trasporto, come la tariffa fissa del cellulare». Iniziative analoghe sono già in vigore in Austria, dal 2021, con il KlimaTicket, che permette di viaggiare su tutti i mezzi pubblici per 1.179 euro all’anno, 98 euro al mese, e per ulteriori 110 euro la copertura è estesa al titolare del biglietto e fino a quattro figli. In Ungheria, da maggio 2023, esiste un biglietto nazionale (Hungary Pass) che consente l’accesso a tutte le linee di autobus e treni ma esclude quelle urbane. Il suo prezzo è di 18.900 fiorini ungheresi (46 euro) al mese (alcune categorie, come gli studenti, hanno diritto al 90% di sconto). In Portogallo il sistema contempla l’uso dei treni regionali, interregionali e urbani per un costo di 20 euro al mese. In Svizzera il prezzo dell’Abbonamento Generale (AG) è in linea con il costo della vita, quasi 4.000 franchi (4.200 euro) all’anno e copre tutti i trasporti, ma esistono sconti per giovani, anziani, disabili, famiglie e formule intermedie. Le amministrazioni più progressiste rimborsano in parte questo costo, così come accade in Germania o Austria.

GREENPEACE SOSTIENE CHE UN PREZZO giusto per la Spagna sarebbe di 30 euro al mese. «Secondo la nostra inchiesta – conclude Cristina Arjona – la maggior parte degli spagnoli sarebbe disposta a pagare una cifra compresa fra i 30 e i 49 euro al mese».

(*) ripreso da “L’extraterrestre” (inserto ecologista sul quotidiano «il manifesto») del 23 gennaio 2025

 

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Un commento

  • angelo maddalena

    Non mi sembra di aver visto citato l’esempio del Lussemburgo, dove oramai da cinque anni c’è un servizio di trasporto pubblico gratuito generalizzato.

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