Boipeba delle meraviglie: Cristina, la nuova Alice

di Christiana de Caldas Brito

ll 4 maggio la fotografa Cristina Cenciarelli ha inaugurato a Roma la sua mostra fotografica «Boipeba, luogo senza tempo». Le fotografie sono state presentate nelle sale della Galleria Candido Portinari, all’interno dell’ambasciata del Brasile, a piazza Navona.

L’isola di Boipeba si trova nello stato di Bahia (Salvador). E’ lì che Cristina, italiana dal cuore verde e giallo, ha scelto di vivere. Nel vedere le foto degli abitanti, capii perché Cristina ha chiamato quell’isola «luogo senza tempo». C’è nello sguardo dei pescatori fotografati una serenità operosa, che si lega al qui e ora. Il mare è buono, ti dà nutrimento ma può pure distruggerti la barca o rubarti la vita. Come dice Caimy in una sua canzone: «Pescador quando sai, nunca sabe se volta» (“Il pescatore quando esce, non sa mai se ritorna.”). Per lavorare con il mare, l’uomo deve essere vigile, l’attenzione concentrata nell’azione presente.

La gente di Boipeba é abituata ai grandi contrasti. Come vediamo dalle fotografie di Cristina, i tramonti incendiano il cielo e il mare di una luce così forte che spacca l’orizzonte. Dopo quel tramonto grandioso, tutta quella luce si trasforma in una notte fatta di nero assoluto. La gente di Boipeba è abituata.

Penso che i veri fotografi abbiano un occhio in più dei comuni mortali. E’ con quello che Cristina ci regala la sua Boipeba. La realtà è la stessa, ma guardata da lei è come se si rivelasse oltre le limitazioni della comune percezione. I veri fotografi arricchiscono il mondo, perché fanno vedere in profondità, come succede in questa mostra.

Conversare con lei è entrare in contatto con una donna che lasciò tutto per essere fedele ai valori in cui crede. «La prima volta che sono arrivata sull’isola, mi sono ricordata di una frase che Anaïs Nin aveva scritto su Fez: “Prima o poi, si arriva sempre in una città che è lo specchio della propria città interiore”. Ecco, Boipeba è il mio specchio».

«E Roma?» le domando. «Roma rappresenta le mie radici, le fondamenta come essere umano e donna; sicuramente mi ha insegnato a percepire la bellezza. Boipeba, invece, mi ha mostrato un’altra Cristina, la parte più nascosta, che dovevo trovare per completarmi. Mi ha dato una specie di seconda giovinezza, insolenza e capacità di affrontare dubbi e paure che derivano da una vita nuova. Mi ha regalato pure uno sguardo diverso».

Torno a pensare all’immagine dello specchio. Cristina mi ricorda il personaggio  creato dal matematico inglese  conosciuto con lo pseudonimo di Lewis Carroll. Cristina, come Alice, ebbe il coraggio di avventurarsi nel suo paese delle meraviglie, un luogo dove sfuggire al Tempo, esercitare l’arte della fotografia e vivere in profonda armonia con le persone e la natura. Alice e Cristina: capaci di avventurarsi nell’ignoto.  

L’allestimento di questa mostra rivela non solo la ricchezza interiore dell’artista, ma anche la sensibilità dei due curatori: Paola Asquini e Andrea Ottaviani. Lui, un bravo architetto, lei pure fotografa che sta per pubblicare un testo di narrativa. Entrambi hanno disposto le fotografie in due sale: nella prima le immagini degli abitanti di Boipeba, commentate dalla stessa fotografa in una registrazione di cui i visitatori possono usufruire, chiedendo gli auricolari, Nella seconda sala gli scatti mostrano i misteriosi aspetti religiosi del Candomblé: anche questo è Boipeba, l’isola che sbarcò a Roma grazie a Cristina.

La mostra resta aperta presso l’ambasciata del Brasile fino al 3 giugno: da lunedì a venerdì, dalle 10 alle 17. L’ingresso é gratuito.

 

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