Bologna gruviHERA: in via Ranzani ancora tubi rotti
Invece che andare in Borsa sarebbe meglio che Hera prevenisse i disastri. E la Ausl potrebbe informare di più
di Vito Totire (*)
Nel nostro lavoro di indagine da tempo ci stiamo ispirando a John Snow (**) che studiò il colera a Londra nell’800 giungendo a conclusioni lungimiranti, decenni prima della scoperta dell’agente eziologico;
a nostro avviso dovrebbe affermarsi a consuetudine di notificare alla opinione pubblica il tipo di materiale costituente il tubo dell’acqua che si è rotto.
Sono stati forniti molti particolari sulla enormità dell’ultimo danno. Quello che vorremmo sapere è:
- la tubazione rotta è in cemento-amianto?
- visto che in via Ranzani 2 c’è stata una rottura sul cemento-amianto nei primi otto mesi del 2017, questa ulteriore rottura attuale era prevenibile?
- se è cemento-amianto che tipo di amianto è presente (crisotilo o anfiboli)?
Che ci sia stata una rottura in via Ranzani 2 su cemento-amianto lo deduciamo dal report inviatoci dalla Ausl. Tuttavia Ausl (che non è nello spirito di John Snow) nell’elenco delle rotture 2017 ci ha fornito numeri progressivi e non date (come invece ha fatto per il 2016); il numero della rottura di via Ranzani è il 212 su circa 308 nel corso dei primi otto mesi 2017 a Bologna città. Nel corso del 2016 non risultano rotture in via Ranzani di Bologna, salvo verifiche, visto che gli elenchi forniti dalla Ausl in alcuni casi (pochi per l’esattezza) usano la molto vaga formula «indirizzi vari». Si vedrà di approfondire. Certo se la rottura non riguarda il cemento-amianto non vi sarà la complicazione di dover monitorare anche la dispersione di fibre cancerogene e si dovrà fare i conti con i “soli” danni causati dall’acqua che comunque non sono pochi.
Aspettiamo di sapere e per questo indirizziamo un quesito alla Ausl che magari la prossima volta potrebbe informare l’opinione pubblica senza dover essere sollecitata.
Bologna, 10.11.2017
(*) di AEA – associazione esposti amianto
(**) per una prima informazione cfr John Snow (medico) – Wikipedia