Bologna, il sant’Orsola “apre” ai cittadini e ai pazienti ma…

si potrebbe anche verificare se c’è amianto da bonificare, o no?

di Vito Totire (*)

Aprire l’ospedale sant’Orsola ai cittadini e ai pazienti appare una buona iniziativa per abbreviare le distanze fra la medicina ufficiale e le persone. Speriamo in una impostazione non troppo pedagogica ed autoapologetica. Infatti quando si dice che sarà lasciato spazio a “dubbi e domande” forse si trascura che gli invitati potrebbero avere in serbo anche critiche e osservazioni…

Finora si parla poco di prevenzione ma certo non sarà così: forse non si poteva esplicitare tutto nel programma della manifestazione. Né è privo di interesse il programma di attenzione al contesto ambientale: i 1400 alberi, i voli di aquile (abbiamo capito bene?) e falchi, i ferri chirurgici dell’Ottocento (magari fare un catalogo? o c’è già?).

Ma prima di invitare i cittadini non si poteva bonificare l‘orrido fibrocemento del manufatto ex-angiologia ben visibile per chi transita da via Massarenti? Visto il metodo da “segreto di Stato” con cui il comune di Bologna sta conducendo la individuazione del cemento-amianto, non possiamo che valutare quella tettoia a occhio nudo. Forse non è cemento-amianto? Vorremmo saperlo. Se invece lo fosse – sperando che non succeda come a Pomezia – il rischio è “minimo”: il rilascio di “poche” fibre ogni tanto…salvo qualche energica folata di vento che sconquassi la grondaia!

A parte la valutazione del rischio:

  1. il censimento del cemento-amianto nelle scuole e negli ospedali è previsto e obbligatorio dal 1986 (circolare 45 del Ministero della Sanità)…
  2. vuoi mettere il messaggio subliminale e a persuasione occulta: se c’è pure in un ospedale come potrebbe essere nocivo il capannone vicino casa?

Agli organizzatori della pur utile anzi encomiabile kermesse dico: sul cemento-amianto chiariamo subito o bonifichiamo. Va bene?

Bologna, 27.5.2017

(*) Vito Totire è medico del lavoro, portavoce AEA, l’Associazione Esposti Amianto e rischi per la salute

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