Bologna: l’amianto di via Bignardi e…

e tanti eccetera ovvero il Comune è ancora bocciato

di Vito Totire (*)

vito-filmbuganiecc

Il Comune di Bologna e quasi tutti gli altri Comuni della provincia sull’amianto NON VOGLIONO AFFRONTARE IL PROBLEMA IN MANIERA RAGIONEVOLE ED ERGONOMICA.

La lentezza con cui “procede” il comune di Bologna è esasperante. Sarà che i “giovani” che gestiscono l’amministrazione non hanno gli strumenti e il bagaglio mnemonico per valutare a pieno il “fattore tempo”? LA PRIMA RIVENDICAZIONE ESPLICITA DI BONIFICA DELL’AMIANTO NELLE STRUTTURE EDILIZIE FU FATTA A BOLOGNA DAI GENITORI DEI BAMBINI DELL’ASILO ROSELLE: ERA IL 1980. Nello stesso anno ci fu un sit-in davanti alle OGR organizzato da Radio Carolina e dal Centro per l’alternativa alla medicina “Francesco Lorusso”: il sit-in rivendicava: AMIANTO ZERO. Lungimirante e antesignana quella rivendicazione dei genitori in quanto preludeva alla circolare 45 del ministero della Sanità che nel 1986 che dispose il censimento in scuole e ospedali, sostanzialmente ancora oggi non completamente concluso, se guardiamo il quadro nazionale.

DUNQUE QUANDO ANCORA OGGI SI VA ALLA RICERCA O ALLA RINCORSA DEL SINGOLO SITO O DEL SINGOLO CAPANNONE SI SBAGLIA.

IL COMUNE DI BOLOGNA HA INVIATO DI RECENTE UN CENTINAIO DI MISSIVE. Meglio cento che zero però non è sufficiente. Questa iniziativa è troppo tardiva (la cronologia l’abbiamo illustrata): deve essere integrata da una ordinanza per il censimento territoriale capillare, come abbiamo più volte detto. Con obbligo di autonotifica di tutto l’amianto presente nel territorio: tettoie, canne fumarie,vasi, manufatti in genere (cucce per cani), tubazioni idriche ma anche fognarie e del gas, linoleum eventualmente additivato con amianto, piastrelle, intonaci, guarnizioni…

L’AMIANTO DEVE ESSERE CENSITO TUTTO, SENZA DOVER INSEGUIRE CON MISSIVE E LETTERE I SINGOLI GESTORI DI IMMOBILI O MANUFATTI.

Certo che esiste un problema di «siti più sensibili» ma l’amianto va censito integralmente; l’amianto è volatile e va ben più lontano dei siti “sensibili”: trasportato, oltre che dal vento, persino dai piccioni o altri animali la cui cooperazione all’inquinamento abbiamo documentato fotograficamente anche per le coperture di via Bignardi.

Per tornare al sito industriale dismesso di via Bignardi: IL PROPRIETARIO DOVEVA ESSERE MESSO DA UN PEZZO NELLA CONDIZIONE DELL’OBBLIGO DI COMUNICARE LA PROPRIA SITUAZIONE E NON ESSERE INSEGUITO DALLE LETTERE DEL COMUNE DI BOLOGNA IL QUALE, INVECE DI DEFINIRE UN OBBLIGO, PREFERISCE SPENDERE DENARO E RISORSE PER “INSEGUIRE” I DESTINATARI DI OBBLIGHI DI BONIFICHE.

Ovviamente l’inerzia, la pigrizia mentale e materiale del Comune di Bologna si configurano oltre che come prassi non ergonomica anche come spreco di tempo e risorse. I sindaci devono prendere consapevolezza del problema e ne sono ancora molto lontani. Un dato significativo: abbiamo chiesto alla amministrazione comunale di Loiano quale sia la presenza di tubazioni in amianto dell’acqua potabile; ci hanno consigliato di chiedere a HERA. E’ stata la stessa risposta data dal sindaco di Bologna nel filmato «H2A» di Bugani e Marzeddu. Questo dà l’idea di quanto siamo distanti da un adeguato e tuttavia improcrastinabile censimento capillare.

Altra questione: la valutazione del rischio.

Intanto occorre dire basta alla autovalutazione non sottoposta al vaglio critico della vigilanza pubblica.

POI: A COSA SERVE “VALUTARE” LA CONDIZIONE DI DEGRADO NEL TEMPO SE LE LASTRE DI CEMENTO AMIANTO COMINCIANO COMUNQUE A PERDERE FIBRE GIA’ DOPO 18 MESI DI ESPOSIZIONE ALLE INTEMPERIE?

Il senso vero della valutazione non è E NON DEVE ESSERE il dare avallo al rinvio delle bonifiche, della serie: POSSIAMO ASPETTARE LA CONDIZIONE DI DEGRADO MASSIMO…

La ratio della valutazione può riguardare la definizione di scale di priorità temporale ma queste scale di priorità vanno rapportate alle potenzialità degli interventi di bonifica. In altri termini: NON ASPETTO, PER BONIFICARE, DI ESSERE GIUNTO ALLA CONDIZINE DI DEGRADO MASSIMO!

Se in una città si posso bonificare 50 siti in sei mesi farò pure una selezione in base alla gravità del rischio di dispersione ma IL LIMITE VERO E’ ORMAI LA POTENZIALITA’ TECNICA DI INTERVENTO; SE QUESTA MI CONSENTE DI BONIFICARE 100 LE SITUAZIONI DI MASSIMO DEGRADO SONO 50 INCLUDERO’ NEL PROGRAMMA QUESTI 50 SITI più altri 50 che le potenzialità di intervento consentono di includere. Non avrò fatto una valutazione del rischio in eccesso: avrò fatto una giusta valutazione dinamica del rischio considerando che una lastra anche in “perfette” condizioni (sfornata ieri dalla fabbrica) può il giorno dopo volare via per una tromba d’aria.

La nostra associazione ha fatto nell’agosto 2007 un sit-in di protesta ai Prati di Caprara per sollecitare la bonifica della mega-tettoia in cemento-amianto. Questa è stata bonificata solo qualche mese fa, dunque nel 2016. Come spiega il Comune di Bologna un’attesa di tanti anni? In questi anni non sono volate via fibre? Può il Comune fare questa asserzione?

La questione delle risorse.

La deroga al patto di stabilità è stata rivendicata per il terremoto: condividiamo. E’ stata rivendicata, fugacemente, da alcuni sindaci, per la neve: condividiamo. LA GRAVITA’ DEL RISCHIO AMIANTO NON E’ INFERIORE A QUELLA DEL TERREMOTO.

IL NUMERO DELLE VITTIME E’ PIU’ DILUITO NEL TEMPO E GLI EVENTI FISICO-AMBIENTALI MENO DRAMMATICI E MENO VISIBILI MA LA DEROGA AL PATTO DI STABILITA’ PER LE BONIFICHE TERRITORIALI DEVE ESSERE MESSA AL CENTRO DELLA AGENDA POLITICA ITALIANA ED EUROPEA IMMEDIATAMENTE.

Il governo o comunque le forze di maggioranza presenteranno il 29 novembre una proposta di testo unico sull’amianto. Vediamo molti punti negativi e qualcuno accettabile; fra questi è previsto il censimento dell’amianto in tutto il territorio da comunicare alla Ausl da parte del gestore o proprietario dell’immobile o manufatto entro 180 giorni dall’approvazione del provvedimento di legge. Si doveva aspettare una esplicita norma nazionale per fare una cosa ragionevole? Ma poi questa norma sarà approvata, con o senza emendamenti? Staremo a vedere. Intanto commenteremo in maniera organica i contenuti della proposta di testo unico, precedente al 29/11.

Nel frattempo, con l’aria che tira in Parlamento, PARE PIU’ SAGGIO CONTARE PREVALENTEMENTE SULLE PROPRIE FORZE.

E’ evidente che non siamo sorpresi di inerzie e rimozioni. Ma vogliamo dare due input precisi al Comune di Bologna e alla Procura della repubblica: riguardano l’acqua “potabile”.

  1. per la Procura: un fascicolo è aperto; VORREMMO ESSERE SENTITI O COMUNQUE INFORMATI SULLO STATO DELLE INDAGINI
  2. per il Comune: AVETE AVALLATO LA DISTRIBUZIONE ALLA POPOLAZIONE DI ACQUA CON PRESENZA DI AMIANTO; siete consapevoli che dovete fare marcia indietro, che lo stato dei fatti sarà la causa del fallimento e che l’unico modo per voi di salvare il progetto (un progetto che a ogni modo non condividiamo) è garantire – per l’igiene, l’alimentazione e le attività culinarie – un’acqua asbestos free, cioè senza amianto?

Bologna, 26.11.2016

(*) Vito Totire è presidente nazionale AEA – associazione esposti amianto e rischi per la salute

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *