Bologna: meglio il digiuno o l’acqua con fibre di amianto?
In via Varthema i cittadini sono rimasti a secco: (gruvi)Hera ha colpito ancora
Comincia male il 2018.
Bisogna preoccuparsi delle ore in cui si rimane a secco o delle riparazioni oppure di quando l’acqua arriva?
Andiamo per gradi.
In via Varthema risultano rotture e riparazioni sul cemento-amianto delle condutture nel 2016 e nel 2017: è stata fatta una riparazione il 20.9.2016 al numero 30 e nel 2017 nella stessa via (non conosciamo il civico né la data, poiché i dati forniti dalla Ausl sono raccolti in maniera disomogenea). La zona non è molto fortunata in quanto risultano rotture anche in via Marchetti, via Siepelunga ecc.
Avendo a disposizione i dati sulle rotture del 2016 ma solo dei primi otto mesi del 2017 (abbiamo chiesto alla Ausl l’aggiornamento) e visto che i cittadini di via Varthema lamentano diverse rotture tra giugno ed oggi, il quadro potrebbe essere peggiore…
Siamo alle solite: i cittadini percepiscono il disagio immediato e macroscopico della interruzione di acqua “potabile” ma cosa hanno bevuto prima? Non è dato saperlo. E dopo la riparazione? Gli aggiustatori sono riusciti a minimizzare o azzerare il rilascio di fibre?
Dobbiamo affidarci all’indubbia professionalità di chi fa le riparazioni o invece azzerare la presenza del cemento-amianto?
Occorrerebbe informare immediatamente i cittadini quando la rottura ha riguardato il cemento-amianto. Anzi tutti i residenti devono essere informati subito del fatto che nella loro strada esiste cemento-amianto anche se ovviamente una singola strada può essere immune dalla presenza di tubazioni che contengono questo fattore cancerogeno e ciononostante riceverne (attraverso l’acqua per eventuale presenza di tubazioni a monte del proprio sito specifico di residenza).
Il problema rimane quello di sempre: tutta la rete va bonificata. Hera ha le risorse economiche per farlo e lo deve fare. Il Comune di Bologna, che spende e spreca soldi per inquinare, deve investire i proventi che arrivano da Hera in bonifiche piuttosto che “incassare e tacere” come sta facendo da anni (diciamo da quando il problema è stato sollevato pubblicamente, cioè dal 1999).
Quanto alla Procura della Repubblica di Bologna solerte nel “chiudere fascicoli” come ha fatto di recente per l‘aeroporto, noi non ci scoraggiamo ma diamo una indicazione: certi fascicoli vanno riaperti e fra questi quello che riguarda la distribuzione ai cittadini di acqua inquinata da fibre di amianto. Infatti in Italia è un reato penale distribuire acque nocive per la salute umana: la nocività non è attenuata tantomeno azzerata dalle dichiarazioni di certe istituzioni sanitarie pubbliche che hanno sposato tesi rigettate dalla comunità scientifica indipendente dal potere politico.
Una considerazione per i cittadini di via Varthema: meglio il digiuno che cibi inquinati da amianto. Organizziamoci per la bonifica.
Bologna, 2.1.2018
(*) Vito Totire è medico del lavoro, presidente di AEA, l’associazione esposti amianto e rischi per la salute
NELL’IMMAGINE: un breve video (del 2015). Se volete vederlo, occhio al refuso perchè cercando in rete “Passaparola: rischio amianto in 100mila km di tubazioni dell’acqua potabile….” rischiate di non trovarlo: infatti per un refuso Totire in alcuni link è diventato Titore.