Bologna: nell’acqua «potabile» l’amianto c’è

di Vito Totire (*)

Contro l’inerzia delle istituzioni vogliamo una istruttoria pubblica per una acqua veramente potabile

Dopo un anno e mezzo di insistenze (roba da premio Nobel per la pazienza, che comunque non rivendichiamo; proponiamo piuttosto il doppio Nobel per la pace e la medicina a Gino Strada) siamo riusciti a “strappare” alcuni dati al DSP della Ausl di Bologna. La situazione è grottesca: il ceto politico si eccita alla idea dei capannoni che in via Stalingrado ospiteranno i big data ma intanto noi cittadini alla periferia dell’impero (per citare una espressione cara a Benedetto Terracini) non abbiamo accesso ai little data.

LA AUSL INFATTI SUL CARCERE ANCORA NON RISPONDE. Ci invia invece un riassunto di dati sull’acqua, con gravissimo ritardo.

C’è chi ha studiato sul “Bignami” e chi neppure quello; c’è chi fa statistiche con la metafora del pollo di Trilussa e chi invece vuole ragionare su dati obiettivi. Ciò premesso, nonostante la condotta di Ausl (ostruzionismo volontario o inadeguatezza?) dai “piccoli dati” qualcosa si desume:

  • È stato campionato amianto (non sappiamo più, da anni, se crisotilo o anfibolo; nel senso che fino a una certa data fu chiesta la differenziazione all’Arpa dalla Ausl ma poi questo fu considerato un costo da evitare!) ; evidentemente nel defnire il cronoprogramma delle bonifiche “non interessa” se le tubazioni perdono anfiboli o crisotilo; da un altro punto di vista in effetti non interesserebbe anche a noi (come interesserebbero poco i campionamenti) visto che le tubazioni sono comunque da bonificare
  • Non ci vengono forniti i siti dei positivi né il numero: da decenni abbiamo chiesto e, sia pure a fatica, ottenuto, dati più completi; sembra di ripercorrere la trattativa che abbiamo avuto con Seabo decenni fa! Sulla quale dovette intervenire il difensore civico dicendo a Seabo (buonanima): «bona lè!».
  • Ci viene fornito dunque solo il dato minimo che è zero e il dato massimo che è 2035 per il 2020 (su 65 campioni) e 509 per il 2021 (su 22 campioni)
  • Da anni non abbiamo più notizie, nonostante le pressanti richieste, sugli interventi per rotture di reti amiantifere; da anni, dopo averci fornito i dati, il DSP sostiene di non riuscire a desumerli
  • Anche il Comune di San Lazzaro sulla ultima rottura di via Jussi, interrogato, non risponde

Difficile spiegare le motivazioni di questo atteggiamento della Ausl; ovviamente abbiamo un’dea ma la possiamo dire “su richiesta”. La questione è però anche un’altra:

L’UE con la risoluzione 20 ottobre 2021 CHIEDE LA BONIFICA DELLE RETI ACQUADOTTISTICHE CONTENENTI AMIANTO; VALE A DIRE CHEDE QUELLO CHE – APPARENTEMENTE VOX CLAMANS IN DESERTO – NOI ABBIAMO CHIESTO QUANTOMENO DAL 1999.

Correlata a questa richiesta e alla nostra istanza c’è l’iniziativa di monitorare alcuni tumori che sono collegati, a livelli differenziati di probabilità, all’ingestione di amianto o all’inalazione di quelle fibre indoor che sono l’effetto della dispersione di acqua proveniente da tubazioni in amianto; per questo è necessario conoscere i siti positivi in quanto utili alla georeferenziazione dei casi di tumore (di “questi” tumori), Il nostro progetto è nazionale e con la partecipazione di ricercatori in Lussemburgo e Belgio. Se le istituzioni ritengono “l’amianto innocuo se ingerito (come ha detto un rappresentante dell’Arpa in consiglio comunale tempo fa) comunque non possono imporre il “pensiero unico” che, in verità è quello di Hera.

Inquietante poi la situazione che riguarda gli organoalogenati (sostanze organiche clorurate): i dati forniti non sono molto leggibili in quanto dovrebbero essere forniti con maggiore chiarezza, con netta separazione fra dati ai pozzi e ai rubinetti. Nell’ipotesi che al rubinetto non arrivi nulla degli organi alogenati di origine industriale (certamente in passato non è stato così) resta per ora un grave problema: la permanenza di un grave inquinamento dei pozzi (presumiamo soprattutto al Fossolo) per quel che riguarda in particolare il tetracloroetilene che è giunto a 66.3 microgrammi nel 2020 più 1.3 di trielina; più bassi i livelli nel 2021, cioè 2.8 trielina e 9.6 di tetracloroetilene.

AI POZZI…ipotizzando che ai trialometani totali del 2020 e 2021 il contributo di trielina e tetracloroetilene sia stato zero rimane un problema storico che le istituzioni e la magistratura non hanno mai voluto affrontare: CHI HA INQUINATO CON TRIELINA (IARC 1, CANCEROGENO CERTO ) E TETRACLOROETILENE (IARC 2 A, probabile cancerogeno) SCARICANDO I COSTI DELLA DEPURAZIONE SULLA COLLETTIVITA’ ?

Scaricando sulla collettività anche il rischio che qualche “zaffata” di solvente possa sfuggire ai filtri (utili ma non “miracolosi” soprattutto quando si intasano). Noi abbiamo più volte fatto i nomi ma le istituzioni preferiscono sorvolare nonostante che l’ipotesi da approfondire sia «avvelenamento di acque pubbliche».

Infine il nuovo sindaco di Bologna: ha ricevuto un invito a presentare una mozione in Consiglio comunale sulla bonifica delle reti (invito associato a una proposta di incontro): al momento nessuna risposta.

C’è qualche altro consigliere comunale disponibile o interessato a presentare una mozione per la bonifica?

Certo non pare interessata HERA che, pur macinando profitti e a scanso della sua continua attività auto propagandistica, non ha voluto investire la (miseria) di 250 milioni di euro per bonificare l’amianto (era la spesa necessaria all’inizio del secolo)

Vedremo cosa emergerà dalle indagini epidemiologiche.

(*) Vito Totire è medico del lavoro e presidente di AEA / RETE EUROPEA PER LA ECOLOGIA SOCIALE

 

Redazione
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