Bologna: sì, demolire la Dozza

I nodi vengono al pettine; gli spazi ai tempi del Covid

di Vito Totire

Dal 2004 ogni sei mesi ripetiamo: demolire la Dozza. Il momento è arrivato!

La Ausl di Bologna omette i suoi doveri di ufficio: il 20 luglio 2020 abbiamo chiesto copia del primo rapporto semestrale del 2020. Nonostante i solleciti, anche attraverso l’ufficio relazioni col pubblico, non abbiamo ricevuto risposta. Nessuna risposta neanche alle richieste avanzate, già nel corso della prima ondata, sui dati epidemiologici di incidenza, prevalenza e mortalità relativi alla situazione covid in carcere e fuori dal carcere. Un evidente atteggiamento illegale di sequestro delle informazioni, finalizzato a evitare che dall’esterno delle istituzioni totali si possa “disturbare”, mettere il dito nella piaga tornando a denunciare per l’ennesima volta una situazione di illegalità sulla quale sindaco, ausl e Regione Emilia-Romagna hanno sempre chiuso un occhio e l’altro pure.

La situazione del carcere di Bologna è illegale da prima del covid, è illegale da sempre. Il covid ha peggiorato la questione già insopportabile della carenza di spazio e della sostanziale violazione dei diritti umani con relativo abuso di mezzi di correzione.

Ci chiediamo fino a quando durerà l’arroganza istituzionale. In questo quadro proteste e presunte rivolte vengono “spiegate” con la solita chiave di lettura: i cattivi e i delinquenti che sovvertono l’ordine costituito. Ma chi ha portato i presunti rivoltosi oltre il confini della disperazione? E’ il ceto politico (la stragrande maggioranza di esso, non facciamo i qualunquisti) che avalla l’illegalità e l’esclusione dalle informazioni dei soggetti che potrebbero osare criticare. Abbiamo chiesto anche di accedere ai progetti del nuovo padiglione del carcere della Dozza: pure qui nessuna risposta , solo rimpallo delle competenze e informazioni zero.

Ma siamo ostinati e torniamo a chiedere:

  1. il rapporto Ausl primo semestre 2020 (ennesima reiterazione richiesta già più volte avanzata)
  2. i dati epidemiologici già richiesti il 19 e il 30 marzo, il 5 e il 23 aprile; una indagine sul rispetto delle norme di prevenzione
  3. l’esito dei nostri esposti (12 aprile e 14 maggio) alla Procura della Repubblica sui due decessi di persone detenute covid-correlate; la procura pare incline a istinti da “assoluzione precoce” e proprio per questo dobbiamo essere all’erta
  4. Riapertura dell’inchiesta sul decesso avvenuto in relazione alla asserita “rivolta” nel carcere: evento archiviato certamente per una scarsa conoscenza delle dinamiche penitenziarie e facilitato certamente dall’assenza di parti civili che avrebbero stimolato un confronto realistico sulla dinamica dei fatti
  5. Pianta e progetto del nuovo padiglione carcerario che fu fortemente voluto anche da soggetti politici che oggi fanno riferimento alla sinistra parlamentare e non riescono ad affrancarsi da un modello di società carcero-centrica
  6. Convocazione di una istruttoria pubblica sul carcere di Bologna, proposta sulla quale due gruppi consiliari del Comune hanno omesso di rispondere; dobbiamo insistere o faremo da soli con la raccolta di firme.

Ai rappresentanti e portavoce delle istituzioni totali diciamo: anche se siete stati assolti siete lo stesso coinvolti.

Bologna, 7.12.2020

(*) Vito Totire è portavoce della «Rete per l’ecologia sociale»

La fotografia – scelta dalla “bottega” – è ripresa dalla rete.

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