Bozidar Stanisic: “incubo badanti” e 5w

Ringrazio l’autore per avermi consentito di riassumere la sua discussione con la rivista “Il Friuli” e le riflessioni per giovani giornalisti che non vogliono essere servi della disinformazione (db). L’unico motivo per cui scrivo questa (ultima) risposta al giornalista Di Giusto, autore dell’articolo Incubo badanti, consiste nella mia intenzione che questa corrispondenza arrivi ai futuri giovani giornalisti, studenti e laureandi, spero non ancora inquinati dal giornalismo di parte e rispettosi della regola delle 5 W (Five Ws in inglese), soprattutto dell’ultima: why (perché).

Nella risposta alla mia lettera il giornalista Di Giusto di nuovo ha evitato di rispondere alla domanda su quante segnalazioni ha ricevuto su abusi e comportamenti scorretti da parte delle assistenti famigliari. Non dovrebbe conoscerne il numero? E continua a mancare anche quello delle famiglie che rinunciano a denunciare gli abusi. In entrambi i casi è rimasta la parola molte. Molte? Ottanta, trentadue, settemila? A scuola, credo, abbiamo imparato qualcosa sulle proporzioni. Ma l’intera disgrazia di questo giornalismo non consiste solo nell’evitare i fatti. Di Giusto va avanti nella risposta: “Tale aspetto è citato correttamente nell’inchiesta, visto che molte famiglie rinunciano a denunciare in quanto colpevoli di non aver sottoscritto con l’assistente un contratto regolare”. (In corretto italiano le famiglie compiono una truffa anche nei confronti dello Stato, approfittando della debolezza di persone prive di contrattualità e di difesa. Infatti, se le badanti denunciano la famiglia e restano senza lavoro, oltre al danno per la truffa subita rischiano l’espulsione. Deliziosa anche l’espressione “contratto regolare“: forse che esistono i contratti irregolari? I contratti sono contratti e basta).

Un giornalista, pubblicando articoli su temi complessi, potrebbe cercare scuse negli spazi a disposizione troppo limitati? Credo di no. Potrebbe scrivere? “Posso comprendere i timori che l’articolo risvegli nel lettore sentimenti xenofobi, ma l’interpretazione di quanto scrivo non è purtroppo rimessa alla mia volontà, bensì all’intelligenza e cultura del lettore”. Mi pare di sì, ma non contando che non ci saranno reazioni. Rispondo in breve che, secondo Di Giusto, sia evidente che non possiedo l’intelligenza né la cultura “desiderata” del lettore “desiderato” da lui e da Il Friuli. (Per quanto vedo, si è fatto vivo un cittadino ligure, rivelando l’incubo badanti nella sua regione. La vetta del giornalismo di Di Giusto sarà raggiunta quando da tutte le regioni arriveranno le stesse rivelazioni dell’incubo badanti?) Però, anche se privo di queste doti, nella mia lettera precedente, forse in qualche modo magico, sono riuscito a soffermarmi al logos che ancora mi lascia gli occhi aperti per capire che l’immigrato non ha voce, punto. E resta il fatto che all’articolo Incubo badanti non risponderà nessuna delle badanti. A questo punto chi vuole capire la paura dello straniero e perchè essa si manifesta come il silenzio? Io non pretendo di essere l’avvocato delle badanti, la mia è la voce del cittadino che voleva segnalare un abuso informativo e stavolta indirizzarlo a coloro che pretendono di diventare giornalisti e non servi degli umori di una parte della società).

Ed ecco le riflessioni finali di Bozidar Stanisic.

Ho reagito all’articolo pubblicato sul settimanale “Il Friuli” (numero 49 del 24 dicembre 2010) senza intenzioni di presentarmi da avvocato (che non sono) nè critico di turno di certi, ormai purtroppo diffusi fenomeni del giornalismo che finge di essere un vero giornalismo, quello basato sui fatti, sulla ricerca, sulla percezione di vari punti di vista… L’ho fatto perchè volevo essere propositivo nel rivolgermi a chi ancora, fra i giovani giornalisti e pretendenti a questo mestiere, punta sugli ideali dell’indipendenza, della libertà e dell’umanità del trasmettere l’informazione. Ma ho reagito anche perchè nell’Italia attuale una buona fetta del giornalismo si presenta come serva delle politiche sociali ignobili e degli umori di una parte della popolazione a cui piace scagliarsi contro la zingarella che ci tira un soldino dalla tasca e non contro coloro che portano all’estero dei miliardi rubati dalla società. Pure l’immigrazione è una delle mete preferite di questo giornalismo che, senz’altro, dovrà essere analizzato anche al livello universitario, forse con un semplice morale: questo non è un giornalismo e non può esserlo mai. E’ doloroso sapere che l’ “oggetto” di questo e simili articoli di una parte dei giornali del Nord-Est e altrove è la gente che non ha voce, nè mezzi di opporsi alla disinformazione! Ecco perchè di questi giorni ogni tanto lasciavo la scrittura del mio nuovo libro di racconti e letteralmente scendevo al basso, però sperando che questa polemica darà dei frutti positivi…

Bozidar Stanisic

 

Redazione
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6 commenti

  • ginodicostanzo

    Meno male che non conosco nemmeno quel settimanale… sai che rodimenti di fegato! Ma immagino benissimo quanti di questi fogliacci pullulino in tutta la penisola, soprattutto al nord…

    • Bozidar Stanisic

      A Gino: “Rodimenti di fegato…” Lei ha perfettamente ragione! Fino ad alcuni anni fa anch’io pensavo che i giornali che disinformano i cittadini appartengono ai “fogliacci”. Anche oggi penso che non meritino un altro sopranome, ma ciò che è cambiato nel mio rapporto con la disinformazione o l’informazione parziale è l’idea che abbiamo bisogno di rispondere a tutto ciò che pubblicano in modo fazioso e spesso inesatto. Grazie, Gino.

  • Mi aggrego alle considerazioni sulle badanti. Ho lavorato a lungo in sportelli informativi per immigrati in provincia di Vicenza ed ho sentito entrambe le campane. E’ molto semplice: ci sono badanti oneste e badanti disoneste, come ci sono datori di lavoro (cioè famiglie) onesti e altri disonesti. E’ vero che esiste il “racket” delle badanti, è vero che ci sono datori di lavoro che sfruttano (anche sessualmente) le badanti, è vero che ci sono badanti che fanno false denunce nei confronti dei datori di lavoro, è vero che ci sono datori di lavoro che, con contratti di 20 ore settimanali, pretendono che la badante segua giorno e notte due infermi al 100%.
    Io credo che il problema stia alla fonte: prima di tutto una famiglia non è un normale datore di lavoro, e in questo senso ritengo sia fragile tanto quanto la badante. Provate a pensare a una coppia di anziani infermi, che magari è priva di una rete parentale. Non avrebbero bisogno di sostegno? Cosa ne sanno di contratti e buste paga? Una badante costa da 15.000 a 20.000 euro l’anno, non sono pochi soldi per una famiglia che, magari, vive con piccole pensioni. Ecco quindi il trucco delle 20 ore in contratto (le restanti pagate in nero) per pagare meno contributi. Questo però rende la famiglia ricattabile (la famiglia non è Marchionne!) e, proprio perchè le badanti sono considerate il soggetto debole, se sporgono denuncia vincono loro (il sindacato si è trovato a gestire cause dove entrambi i contendenti erano iscritti…).
    E a questo proposito ritengo che le famiglie siano lasciate completamente e vergognosamente sole a gestire il rapporto con la badante. Rapporto che non si limita alla gestione del contratto di lavoro, ma che prevede una presenza continua in famiglia e, quindi, fiducia reciproca, comprensione, ascolto, attenzione… da entrambe le parti.
    Sono altrettanto convinta che la sanatoria per colf e badanti sia stata fatta proprio per scaricare addosso alle famiglie tutto il peso – economico e non – della gestione degli anziani.
    E’ lo stesso motivo per cui – secondo me – non sono stati regolarizzati gli altri lavoratori: potendoli pagare in nero 3 euro l’ora (non solo a Rosarno, anche in alcune zone del Veneto), le aziende possono, più agevolmente, uscire dalla crisi.

    Per quanto riguarda i giornalisti credo abbiamo colpe gravissime nell’aumento dell’intolleranza e del razzismo in Italia. Dal 2002 al 2003 ho monitorato i quotidiani locali relativamente agli articoli sull’immigrazione. Due esempi
    Titolo del 2002: “Immigrato irregolare trovato in un appartamento di viale Milano”.
    Titolo del 2003: “Immigrato “regolare” trovato in un appartamento di viale Milano”.
    Credo che questo spieghi tutto.
    E proprio per questo non dobbiamo smettere di indignarci e di parlare.
    Grazie
    Maria Rosaria

    • Bozidar Stanisic

      A Maria Rosaria: Ritengo che la sua risposta illustri molti aspetti significativi delle relazioni famiglia-badanti-società (e politiche sociali che riguardano la problematica dell’invecchiamento della popolazione in Italia) ed è più che utile per capire quanto manchino delle voci vere proprio del “campo”, inclusi operatori degli sportelli e badanti stesse. Con la sua testimonianza lei ha dato un buon contributo alla tematica che senza dubbi si allarga a quella dell’immigrazione nel suo complesso. (Appartengo alla “razza” che ha un sogno, quello di vivere l’Europa e l’Italia come spazio d’incontro, di dialogo e di osmosi culturale, ma non chiudendo gli occhi difronte ai fenomeni da lei descritti, in cui immigrato prende il ruolo dello sfruttatore ecc…) Però il “giornalismo” (che ho criticato nella mia polemica con Il Friuli) soffoca queste voci offrendoci una percezione stretta sulla problematica. Sono convinto che almeno la rete internet potrebbe contribuire alla nascita di un dialogo approffondito non solo sulle relazioni badante-famiglia, ma pure su quelle che si rivelano sia all’interno dell’immigrazione stessa che della società in cui ormai sono presenti 4 milioni di persone prov.ti da molti altri paesi. Grazie Maria Rosaria.

  • Bellissimo articolo, andrebbe preso come esempio per inondare con lettere di protesta le redazioni di tanti quotidiani e tv locali tutte le volte che usano una terminologia volutamente distorta quando parlano dei migranti.
    Avendo collaborato diversi anni fa con quotidiani locali, vi dico che spesso buona parte dei giornalisti riceve i comunicati (spesso di cronaca nera) scritti direttamente dai vertici della Questura o dal Comando dei Carabinieri, oppure telefona agli uffici immigrazione della Polizia, e poi i pezzi vengono costruiti alla scrivania senza alcuna verifica autonoma delle fonti. E poi sulle locandine vengono fuori titoli del tipo “Rissa nella Piazza X tra marocchini ubriachi e irregolari e italiani” con i commenti facilmente immaginabili dei passanti.

  • Ho letto, concordo sul dovere assolutamente rimarcare ad ogni articolo buttatò lì che “chi vuol capire capisca e chi vuol travisare si accomodi”, con domande e richieste di chiarimenti sul quanto ci sia di vero e quanto di ventilato per sentito dire, se non addirittura per convinzione personale (orrido, lo so).
    Tutto ciò comincia a prendere una forma traditrice in termini generali. In questo caso, sia nei confronti di badanti o famiglie che ne hanno esigenza, sia nei confronti di chi finora ha contato sulla verifica, sulla fonte certa e controllata prima di lanciarla in pasto a chi non vede l’ora di pensare e affermare: “ecco, vedi che non ci si può fidare di questi?”.

    Affare sporco, questo nostro tempo. Impossibile abbassare la guardia.

    Grazie.
    clelia

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