Brasile: Accampamento Terra Libera 2017

di Loretta Emiri (*)

Dal 24 al 28 aprile si è svolto a Brasilia il 14º Accampamento Terra Libera. L’iniziativa si è trasformata nella maggior mobilitazione indigena degli ultimi anni; da tutto il Brasile e appartenenti a varie etnie, sono intervenuti più di tremila indios. Momenti significativi ed eventi importanti hanno caratterizzato la manifestazione. La nota dolente si è verificata nel pomeriggio del 25 aprile. Gli indigeni sono usciti dall’accampamento, montato a fianco del Teatro Nazionale, trasportando circa 200 bare e uno striscione con la scritta “Demarcazione subito”. Le bare ricordavano i leader assassinati nella difesa delle proprie terre; secondo il Consiglio Indigenista Missionario, solo nel 2015 ne sono stati ammazzati 54.  Formando una gigantesca marcia  funebre gli indios hanno percorso la Spianata dei Ministeri; tra di loro centinaia di bambini, anziani e donne. Per quaranta minuti tutto si è svolto pacificamente, fino al momento in cui gli indigeni hanno cercato di lasciare le bare nello specchio d’acqua adiacente al Congresso. Per più di un’ora la polizia militare e legislativa li ha attaccati con bombe intimidatorie, gas lacrimogeni, spray al peperoncino e proiettili di gomma. Vari manifestanti hanno accusato malori. Nonostante il violento attacco della polizia, gli indios si sono mantenuti a lungo nelle vicinanze del Congresso eseguendo canti e danze.

Le ragioni della protesta indigena vanno ricercate nella paralizzazione delle demarcazioni delle loro terre, nella nomina del deputato ruralista Osmar Serraglio a ministro della Giustizia, nell’indebolimento della Fondazione Nazionale dell’Indio, nelle molte proposte di legge lesive dei diritti indigeni che sono in andamento nel Congresso. L’attacco ai diritti dei popoli indigeni, sferrato chirurgicamente, congiuntamente e sistematicamente da Governo, Parlamento e Giustizia può senz’altro essere definito genocidio.

Dei tanti momenti ed eventi importanti svoltisi nell’ambito della manifestazione, segnalo i più significativi. Molti sono stati i dibattiti realizzati intorno a temi e problematiche specifiche come, ad esempio, il ruolo della donna all’interno delle comunità e dell’organizzazione indigena; fra l’altro è emozionante costatare quante e quanto preparate siano le donne che partecipano al movimento indigeno organizzato brasiliano: sono loro le amazzoni dell’era moderna. Sono stati presentati dossier che denunciano gravi violazioni ai diritti indigeni. I leader che si sono incontrati con l’ex presidente Lula gli hanno detto che certamente la congiuntura esige unità ma, forte e chiaro, gli hanno detto pure che la demarcazione delle terre è stata insoddisfacente anche durante i governi del PT – Partito dei Lavoratori. Alcuni deputati si sono uniti agli indios per manifestare la loro solidarietà. Una delegazione di indigeni è stata ricevuta dalla Commissione Speciale di Diritti Umani della Camera dei Deputati, in sessione indetta all’uopo. C’è stato il lancio di una vibrante canzone collettiva attraverso cui gli artisti partecipanti rivendicano la demarcazione delle terre indigene.

Quasi un anno fa la Camera Federale metteva ai voti l’impeachment della presidente Dilma Rousseff, promettendo di liberare il paese dalla corruzione e dalla crisi economica. Da allora decine di politici accusati o indagati per corruzione si sono istallati nei ministeri e nell’ingranaggio statale. Attraverso di loro, i detentori del potere economico (leggi soprattutto compagnie minerarie e agro-business) non solo stanno impedendo la demarcazione delle terre, ma cercano addirittura, con tutti i mezzi possibili, di annullare quelle omologate dai governi anteriori.   “Abbiamo bisogno della maggiore unità possibile per combattere i retrocessi. L’ampiezza dell’attacco contro i popoli indigeni è tale che l’unione è l’unica arma che potrà difenderli.”, ha dichiarato la leader Sônia Bone Guajajara.  A sua volta, il leader Kretã Kaingang ha affermato: “Quando immigrarono in Brasile, italiani e tedeschi hanno continuato a essere tali. Perché i Kaingang, Guarani, Kaiowá, Xokleng dovrebbero cessare di essere sé stessi? Percepiamo che il progetto governativo attuale nei confronti dei popoli indigeni è identico a quello vigente all’epoca della dittatura militare”.

Alla violenza poliziesca subita, gli indigeni hanno risposto con una nuova marcia pacifica, allegra, colorita, vitalizzata da canti, danze e rituali sciamanici, dando una lezione di democrazia e mandando al governo Temer un messaggio duro e chiaro: i popoli indigeni non accettano retrocessi nei loro diritti. Gli indios hanno anche rifiutato di incontrarsi con i ministri ruralisti per non legittimare tutto ciò che essi stanno facendo contro i popoli indigeni. Il documento finale dell’Accampamento Terra Libera è stato fatto pervenire ai Ministeri di Salute, Educazione, Giustizia, oltre che al Palazzo del Governo. Altri documenti specifici sono stati inoltrati al Ministero della Giustizia. Una truppa d’assalto, agenti dotati anche di armi pesanti, cani-poliziotto, cavalleria e un elicottero seguivano gli indigeni che procedevano pacificamente. Mentre alcuni indios protocollavano i documenti, le delegazioni cantavano e ballavano sul prato della Spianata dei Ministeri. Tornati all’accampamento, gli indios hanno concluso lo storico evento con un’intensa programmazione culturale, tra cui presentazioni musicali, proiezione del premiato film Martirio dedicato ai Guarani-Kaiowá, presentazione della Mappa Continentale dei Guarani. L’esigenza di accompagnare la manifestazione, seppur a distanza, di tradurre, descrivere, divulgare la portentosa resistenza degli indigeni brasiliani, mi ha regalato la sensazione di aver partecipato anch’io allo storico evento.

(*) tratto da Pressenza – 30 aprile 2017

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