Brasile: Piantare solidarietà, raccogliere resistenza

La campagna è stata promossa dai Sem Terra per aiutare le famiglie brasiliane in difficoltà. Ha aderito il fotografo sociale Giulio Di Meo. Per donare un contributo occorre acquistare il libro fotografico “Sem Terra: 30 anni di storia, 30 anni di volti”

di David Lifodi

Ocupar, Resistir, Produzir è uno degli storici slogan del Movimento Sem terra che gran parte dei movimenti sociali latinoamericani ha fatto proprio. Oggi, di fronte alla drammatica situazione economica e sanitaria che sta attraversando il Brasile, i Sem terra chiamano ancora una volta a raccolta tutte le organizzazioni popolari, in particolar modo quelle del loro paese, ma anche tutti coloro che, in ogni angolo del pianeta, sono solidali con la loro causa.

Plantar Solidariedade, Colher Resistência!” (Piantare solidarietà, raccogliere resistenza) è la campagna lanciata dal Mst a cui ha aderito il fotografo sociale Giulio Di Meo per aiutare economicamente le famiglie brasiliane maggiormente in difficoltà. Autore del libro fotografico Sem Terra: 30 anni di storia, 30 anni di volti, pubblicato nell’ottobre 2014, Di Meo si è adoperato per raccogliere fondi devoluti al Mst che li utilizzerà per le proprie iniziative solidali.

Sostenuta in Italia da diversi gruppi solidali (Comitato Amig@s MST-Italia, Arci Bologna, Làbas, Witness Journal, Ya Basta Bologna) e attraverso incontri, mostre, i proventi del libro Sem Terra: 30 anni di storia, 30 anni di volti e la rassegna “Reportage in cortile“, la campagna “Plantar a solidariedade, Colher Resistência!” ha già raggiunto quota 500 euro, grazie ad una serie di incontri e proiezioni con la partecipazione di fotografi che si sono tenute nei mesi giugno e luglio a Bologna.

Nel solo 2020, grazie alla campagna “Plantar Solidariedade, Colher Resistência!”, i senza terra hanno donato oltre 4.000 tonnellate di alimenti, 700.000 cestini per il pranzo e oltre 20.000 mascherine protettive,

Instancabile organizzatore di workshop di fotografia sociale, Giulio Di Meo è un amico storico dei Sem terra. Fu infatti il più grande movimento sociale del continente latinoamericano ad invitarlo, nel febbraio 2014, in qualità di ospite, al VI congresso, dopo che lo stesso Di Meo, fin dal 2014, aveva lavorato ad un progetto fotografico sui senza terra. È in questo contesto che nacque il libro Sem Terra: 30 anni di storia, 30 anni di volti, pubblicato sia in Italia sia in Brasile, e il cui ricavato dell’edizione italiana è stato inviato alla Scuola Nazionale Florestan Fernandes allo scopo di sostenere ragazze e ragazzi nel loro percorso di formazione.

Convinto assertore della fotografia come strumento per informare e denunciare nonché come mezzo di cambiamento personale, sociale e politico, Giulio Di Meo è stato definito dagli stessi Sem terra un fotografo sociale: il suo lavoro, dissero allora, “assume un ruolo politico di estrema importanza per la lotta contadina brasiliana, dando voce e vita a una popolazione disprezzata dai mass media conservatori”.

Del resto Giulio è senz’altro un fotografo di strada ed è convinto che il reporter non possa limitarsi soltanto ad informare, ma deve agire concretamente impegnandosi nelle realtà che documenta. A dimostrarlo i suoi tanti lavori legati al sud del mondo e in particolare all’America Latina, a partire dal Brasile, paese a cui aveva già dedicato Pig Iron, una pubblicazione del 2013 che denunciava le ingiustizie ambientali e sociali commesse dalla multinazionale Vale negli stati del Pará e del Maranhão.

Sapere che le mie fotografie”, spiega Giulio Di Meo, “oltre a poter raccontare o informare, possono diventare strumento di azioni concrete, le rende maggiormente utili. Sapere che una semplice fotografia può garantire un pasto, una spesa, un libro, un percorso di istruzione a chi ne ha bisogno, la rende maggiormente sociale. Questa è la mia idea di fotografia sociale, una fotografia che racconta e al tempo stesso agisce nelle realtà che documenta”.

I volti che incontriamo nelle pagine del libro rappresentano un mosaico delle lotte sociali del Brasile contemporaneo. “Attraverso la lente sensibile di Giulio”, non mancava di sottolineare João Pedro Stedile, uno degli esponenti storici dei Sem terra, “potrete conoscere il Mst. Chi siamo, volti e nomi. Le nostre espressioni di lotta e allegria. La nostra esperienza e la nostra speranza”.

Pur se risalente al 2014, il libro merita di essere acquistato non solo per sostenere la campagna “Plantar a solidariedade, Colher Resistência!”, ma anche perché rappresenta un segno di speranza e di solidarietà verso tutte le organizzazioni popolari brasiliane. All’epoca nessuno immaginava che il virus bolsonarista, intriso di fascismo, razzismo e negazionismo della pandemia avrebbe travolto il paese, e, nella prefazione, ancora Stedile, nella sua prefazione al libro “Sem Terra: 30 anni di storia, 30 anni di volti”, ricordava la capacità dei Sem terra di aver “conquistato il diritto di camminare con le nostre gambe”. Questo diritto, adesso, devono averlo tutte quelle famiglie brasiliane in estrema difficoltà economica.

La campagna “Plantar Solidariedade, Colher Resistência!” sarà attiva fino a fine anno: in autunno Giulio Di Meo organizzerà ulteriori incontri ed eventi con fotografi a Bologna e in altre città per sostenerla.

Tutti coloro che sono interessati a sostenere la campagna possono farlo attraverso le seguenti modalità:

acquistando una copia del libro “Sem Terra: 30 anni di volti”

facendo una donazione al progetto “Plantar Solidariedade”

partecipando e contribuendo ai prossimi eventi che verranno organizzati

Zaira Sabry e Jonas Borges, del coordinamento Sem Terra del Maranhão, scrivevano nel 2014, a proposito del volume di Di Meo: “Il libro è impegno, azione politica della fotografia, della vera fotografia sociale. Esprime l’impegno di Giulio con coloro che non hanno voce e visibilità, mostra i volti, le gioie e la determinazione del Mst attraverso istantanee di militanti, compagni e amici”.

Continuate ad acquistarlo, per i Sem terra e per il popolo brasiliano.

Per ricevere ulteriori informazioni sulla campagna e per avere dettagli su come partecipare occorre scrivere a: info@giuliodimeo.it

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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