Brasile: sgomberi e pulizia sociale per far posto alle Olimpiadi

di David Lifodi

Operazioni di pulizia sociale e sgomberi forzati: l’avvicinamento del Brasile alle Olimpiadi che si disputeranno a Rio de Janeiro nel mese di agosto ripete il copione già visto in occasione della Coppa del mondo 2014 e della Confederations Cup del 2013.

“Le comunità e le nostre case non sono in vendita”, ripetono i comitati popolari sorti per contestare le modalità di svolgimento dell’evento sportivo, ma la zona di Villa Autódromo, nella parte ovest di Rio de Janeiro, già rappresenta un esempio poco edificante di processi calati dall’alto ai danni delle persone. Lo scorso 8 marzo María de Penha ha ricevuto dall’Assemblea legislativa dello stato di Rio de Janeiro la medaglia di Mulher Ciudadana per il suo ruolo di primo piano svolto nelle lotte delle donne, ma nello stesso giorno il municipio della città carioca ha deciso di demolire la sua casa: al suo posto, come aveva annunciato in conferenza stampa il sindaco di Rio de Janeiro Edoardo Paes (del Partido do Movimento Democrático Brasileiro) sorgeranno costruzioni necessarie per i giochi olimpici. Secondo i movimenti sociali la zona di Villa Autódromo si è trasformata in un terreno di caccia per speculatori immobiliari e affaristi e in effetti, tra gli uomini che hanno messo le mani sul quartiere, figura Carlos Fernando de Carvalho, uno dei principali finanziatori della campagna elettorale di Paes, tanto da donare al sindaco di Rio de Janeiro 150mila reais. Proprietario di almeno sei milioni di metri quadrati di terra nella zona di Barra da Tijuca, Carlos Fernando de Carvalho è il magnate che otterrà enormi ricavi dalla costruzione della linea 4 della metropolitana e dalla grande via di comunicazione Brt (TransOlímpica, TransOeste e TransCarioca). Fondatore dell’impresa CarvalhoHosken nel 1951, Carlos Fernando de Carvalho, a 91 anni, figura secondo Bloomberg tra le tredici personalità più ricche del paese: ad esempio, è sempre sui terreni di sua proprietà che sarà costruito il villaggio olimpico dove alloggeranno gli oltre 17.000 atleti che parteciperanno ai giochi olimpici. Proprio sul villaggio olimpico ha messo gli occhi il Ministero del Lavoro, secondo il quale alcune tra le più grandi imprese del paese, tra cui Odebrecht e Andrade Gutierrez, avrebbero fatto ricorso al lavoro schiavo. Divenuta un simbolo di resistenza di fronte alla voracità delle imprese immobiliari, la comunità di Villa Autódromo ha denunciato più volte gli sgomberi imposti dal sindaco Edoardo Paes, evidenziando come il quartiere rappresentasse un esempio di convivenza e comunitarismo che la municipalità di Rio de Janeiro ha deciso di distruggere. In particolare, la comunità aveva elaborato un Piano popolare per Villa Autódromo mai preso in considerazione e, nella stessa condizione, già dalla Coppa del mondo del 2014, si trovano molte altre comunità di Rio de Janeiro. A correre il rischio di essere cacciate sono almeno 500 famiglie poiché buona parte del quartiere sarà trasformato in una zona d’elite per l’alta borghesia brasiliana una volta terminate le Olimpiadi. Peraltro, la data in cui saranno terminate tutte le grandi opere previste in chiave olimpica preoccupa non poco la politica brasiliana, che inizialmente ha presentato i giochi olimpici come una opportunità di sviluppo, ma adesso trema all’idea che molti lavoratori resteranno a casa, secondo la peggior logica dell’usa e getta. Secondo la Central Única dos Trabalhadores (Cut), nella sola Rio de Janeiro potrebbero rimanere senza lavoro almeno 35.000 persone nel settore edile, ma nessuno finora si era posto il problema di come ricollocarle.

Non meno gravi, in questo scenario, sono le operazioni di pulizia sociale che si susseguono ai danni di adolescenti poveri, perlopiù neri, e e. La cosiddetta “igienizzazione sociale”, che impedisce anche il libero spostamento delle persone in territorio urbano, è caratterizzata da deportazioni arbitrarie dei giovani in alberghi in pessimo stato che si trasformano, di fatto, in vere e proprie strutture di reclusione, anche se improvvisate. In questo contesto, purtroppo, ha le sue responsabilità anche il Partido dos Trabalhadores, che ha stretto legami saldissimi sia con il mondo imprenditoriale sia con la borghesia brasiliana, e che raramente si è opposto alle retate della polizia militare.

In conclusione, le Olimpiadi rappresentano il cavallo di Troia per rimodulare interi quartieri di Rio de Janeiro secondo le esigenze di un’offerta d’elite e per favorire imprese edilizie e immobiliari. “Le nostre case e la nostra storia non hanno prezzo”, insiste la comunità di Villa Autódromo, sottolineando che non è in vendita, ma sgomberi e rimozioni proseguono inesorabili.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

2 commenti

  • Ciao Fabio,
    ho letto il tuo articolo e lo condivido. Come già accaduto in occasione dei Mondiali di calcio, i movimenti e la chiesa progressista hanno contestato tutto ciò che stava intorno all’evento calcistico, su cui, peraltro, aveva scomesso il Pt di Lula e Dilma, al pari di Rio 2016.
    Ora, con Temer, le imprese faranno affari ancora maggiori, mentre non so se Rousseff e Lula riusciranno a gestire la situazione, anche nel caso di un eventuale ritorno in sella.
    Ciò che possiamo fare noi tutti, come hai fatto anche tu, è denunciare le operazioni di pulizia sociale, la costruzione di grandi opere e dare voce agli atleti, alcuni ce ne sono, coscienti di tutto questo.

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