BREVE CORSO DI CIVILIZZAZIONE

 

BREVE CORSO DI CIVILIZZAZIONE
di Mauro Antonio Miglieruolo
da: Storie Malsane

Uccidere e farla franca è l’aspirazione che coltivo da sempre, da quando ho avuto ragione e possibilità di concepire una teleologia. Uccidere e farla franca, anche con delitti in serie, è l’iniziativa di civiltà superiore a cui mi applico e che trasformerà il mondo. Siamo ancora pochi in questo inizio, ma sembra che la modernità ci abbia di nuovo posti nella giusta prospettiva, si può dunque aderire al partito degli ottimisti: mai come nei nostri tempi la vita ha contato tanto poco, mai le stragi hanno raggiunto le medesime dimensioni ipertrofiche,

mai l’umanità si è dotata di altrettanti possenti mezzi di distruzione, capaci di dissipare le vite a milioni per colpo; e, finalmente (era ora!), si è legittimata la guerra (l’assassinio su scala industriale) quale supremo strumento di igiene dei popoli, ovverossia le è stato riconosciuto la sua autentica vocazione umanitaria!
Non voglio essere da meno di Presidenti Democratici, Capi del Governo Progressisti e Intellettuali (filosofi e non) di Sinistra. Non lo sono mai stato, non lo sarò. Seminare la distruzione è il mio modo, l’unico che conosca. Vivere per me significa manifestarmi nella devastazione e nella morte. È Tramite la seriale frequenza di tale morte che riesco a misurare e apprezzare l’intensità della mia vita.
Tu immagino obietterai intorno alla pericolosità della ripetizione. Un delitto può pure passare impunito, ma cento? Uno o cento è lo stesso; purché si adoperi una corretta misura di prudenza, soltanto il concatenasi di più circostanze sfortunate può farti scoprire. Importante è che tu, mia cara allieva, sappia agire con freddezza e persino con indifferenza. Dimentica odi ed altre emozioni, non avere preferenze sulla scelta delle vittime, sulle modalità dell’esecuzione, sull’utile che intendi trarne. Concentrati sull’unico scopo: quello di spegnere quante più vite possibile. E poi variare, mutare, sempre, pronta a cogliere ogni offerta del destino. Sia il caso la tua unica guida, e l’impulso della mano (il corpo sa più di quanto noi immaginiamo) a cui affiderai il duplice compito di giudice ed esecutore.
Ma insisto: il presupposto decisivo è l’assoluta moderazione emotiva. Guai se l’avidità ti trascinasse in quel tanto sconsiderato che è la spoliazione delle vittime. A parte l’indugiare più del necessario sul luogo del trionfo, e la conseguente possibilità di essere individuata tramite i frutti del crimine, c’è da considerare quel tanto di ripetitivo (e caratteristico) che inserisci nei comportamenti. Cioè la scelta preferenziale di questo o quell’oggetto, l’inclinazione verso un certo modo di dare la morte, i vezzi che inconsapevolmente ti definirebbero. Perciò desisti dal procurarti gratificazioni, né ludiche, né materiali, badando anzitutto dall’asportare alcunché dal teatro delle Tue imprese, neppure cimeli, contenta della soddisfazione che ne hai tratto, il tuo Servizio per la Signora Morte, il ricordo delizioso dell’abilità e fermezza con cui ti sei condotta. Ogni altro contegno ti accompagnerebbe al disastro. Ove infatti tu, ad esempio, fossi una sadica “dura” e avessi bisogno di bere la sofferenza delle vittime, fatta superba dall’impunità guadagnata con i primi delitti, finiresti con l’indulgere nel tuo “capriccio” e con il farti scoprire. Se sospettassi in te tali debolezze, ti rifiuterei il mio insegnamento, poiché manderei te allo sbaraglio ed esporrei me a pericoli dai quali mi sono sempre guardato…
Sappi che io uccido non per gioire, ma per assecondare un’etica, una scelta di vita. Uccido per necessità esistenziale, non per tornaconto… Ah, sì! Che bisogna essere saldi nei propri propositi e agire rettamente, non contentarsi della destrezza raggiunta, bensì affinare e introdurre sempre nuovi perfezionamenti…
L’efficienza e la sicurezza sono la prima regola (aborrisci i lavori sciatti, carenti di eleganza e quelli avventati). Non uccidere perciò mai due volte nella medesima regione, con le medesime modalità e gli stessi risvolti. Muta a ogni turno tempi e strumenti del tuo operare, non sarai mai sospettata. Se userai le molte accortezze prescritte potrai agevolmente muoverti nel gregge, moltiplicando felicemente iniziative e soddisfazioni. Considerate le tue doti, tra tutti gli allievi che ho avuto sei certamente la migliore, le tue ambizioni non possono restare legate al delitto spicciolo, all’assassinio di piccolo cabotaggio. Sono persuaso che ben presto arriverai a pensare grande, a non contentarti di una sola morte, sapendo di possedere la capacità di programmarne cento. Sii consapevole che se non ti lascerai travolgere dalla vertigine del successo, il successo ti arriderà costantemente.
Potrebbe sembrarti il contrario, ma seminare la morte all’ingrosso, per chi abbia l’intelligenza e la determinazione necessaria, è impresa più agevole che organizzare quella del vicino di casa. L’intricata complessità della società in cui viviamo offre occasioni e prospettive vertiginose. Molte vie si schiudono ai progetti dei bravi e meritevoli, seri Giustizieri del Giorno e della Notte. Ci si può, a esempio, iniziativa in cui mi sono distinto e che consiglio caldamente,, far assumere in una fabbrica di bevande analcoliche e introdurre alcune gocce di veleno in poche bottiglie scelte a caso. Non una sola volta, più volte, per tutta una settimana. O due. Due settimane sono più che sufficienti, considerato l’obiettivo prescelto, per stabilire il corretto equilibrio tra sicurezza e realizzazione dei propri compiti. Trascorsi questi quindici giorni, al massimo venti, badi di farti licenziare e passa ad altro. Immediatamente, senza esitare. Prima che le morti comincino a sollevare scalpore e la polizia venga a ficcare il naso. Quando accadrà tu dovrai essere lontana, dentro panni nuovi, un’identità differente, libera e insospettata. Altra grande occasione ci è data dai lavori in nero, per svolgere i quali non è richiesta alcuna documentazione ed è naturale che il personale vada e venga. Altrettanto naturale è che, in questi ambienti in cui i rapporti reciproci sono avvelenati e le frustrazioni la fanno da padrona, esplodano conflitti irreparabili che possono portare a incidenti che provvederai a rendere mortali. Anche i luoghi deputati alle pubbliche manifestazioni, politiche, sportive, musicali ecc., nel mezzo della folla congestionata, possono essere utilizzati proficuamente per esercitare il talento di cui madre natura ci generosamente dotati. Aizzare la ferocia reciproca delle parti avverse, o più semplicemente simulare un incidente atto a scatenare il panico, trafficando con paure ed odi, può provocare moti inconsulti capaci di produrre sorprendenti effetti distruttivi. Ma ove ti ripugnasse il mestiere di Yago, puoi con mezzo più diretto, ottenere buoni risultati. Un ordigno collocato sotto il tavolo o, meglio, un involto gettato con noncuranza dentro un cestino dei rifiuti, determinerà tali e tanti effetti da riempirti il cuore di soddisfazione.
Se lo preferisci, sempre che ti senta esposta nei confronti dell’etica corrente tanto da avvertire il bisogno di un supplemento di giustificazione per i tuoi delitti, potrai dotarti di un alibi morale. Uno scopo politico. Una meta religiosa. Un’aspirazione poetica. L’Ideale…Puoi dunque abbracciare qualsiasi causa ti convenga, ma evita come la peste di entrare in contatto con chicchessia. Il prezioso supporto che ne trarresti da vantaggio iniziale potrebbe ben presto volgersi nella tua personale rovina.
Ultima raccomandazione: evita di soggiornare troppo a lungo nei luoghi affollati, rischieresti di restare tu stessa vittima della concorrenza. A mano a mano che la nostra progenie si diffonde, in una coll’effondersi della Guerre Umanitarie, occorre moltiplicare le cautele. Bevi perciò solo acqua da te personalmente depurata e mai quella del rubinetto: potrebbe essere stata resa infetta; nei sotterranei della Metropolitana mai scendere senza maschera antigas; porta sempre con te l’arma nella quale sei maestra e mantienine la padronanza tramite ripetuti esercizi. Non sottovalutare tali accorgimenti, potrebbero rivelarsi di molto peso… è già troppo grande il numero di coloro che, come te e me, distribuiscono morte, ultima consolazione dell’umano, la vita del battitore libero diventa ogni giorno più dura, e assolutamente competitiva diventerà nel breve volgere di pochi decenni. Consoliamoci col pensiero lieto che fra non molto, poiché solo persone della nostra razza (i migliori, i più severi, i più capaci) abiteranno il mondo, noi potremo vivere liberamente alla nostra maniera, senza che nessuna autorità interferisca, l’arma sempre in pugno, il grido di guerra sulle labbra! Bel mondo sarà quello. Bei giorni ci aspettano, terribili e gloriosi, giorni che incalzano, che si fanno in quattro per noi, per realizzare i nostri sogni. Ce lo chiedono, lo esigono. Contraccambieremo con il nostro meglio, ansiosi di raggiungerli, di godere la gloria che promettono, le battaglie che hanno in serbo. I nostri giorni: i giorni dei Titani!
La lotta tra gli eroi sarà grande e terribile, una specie di Apocalisse disordinata in cui preverrà il più adatto. Il più abile e spietato. E nella desolazione sopravvenuta ai pochi superstiti piacerà comporre canzoni esaltate di magnificenza e lustro.

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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