Breviario 13: «Una donna»

di Mauro Antonio Miglieruolo

È bella, ma l’essere bella non è la caratterista sua migliore; bella anche se l’età minaccia di allontanarsi da quella giusta, l’età del fascino e della passione. Ha un piglio differente da quello a cui siamo abituati, donne, artiste, poetesse, compositrici; un volto suo proprio, edizione unica. È cantante ed è attrice ed è donna, possibile appassionata amante, prodiga di carezze e di sorrisi, che dona e produce a chi li ha regalati. Si diventa uomini davanti a lei, e se donne, ancora più donne. Figlia di un dio che si declina sempre al femminile. Leggi: grazia. Scherza, azzarda, non teme il ridicolo. Ridicolo che nelle donne non è possibile. Ancor meno in lei. Gioca con troppo scioltezza, l’abbandono di un fanciullo, per entrare in questa angusta dimensione che spesso condanna noi piccoli, piccoli uomini al cospetto delle donne. Vive e aiuta a vivere.

Ma osservando incantati i suoi diversi modi di procedere, seria e collaborativa, la bellezza scompare. Appare la speranza, la fiducia nell’avvenire. Il cuore prima chiuso s’apre al sentimento, sale all’altezza dell’amore.

La gola si chiude. Non per tremito di paura, per deferenza al cospetto della Dea, che finalmente scorge. Vede la Creatrice, la Colei tutta cuore dal cui flusso è nato il mondo. E noi, poveri, che ne usurpiamo il nome. E diciamo: Dio.

Quando ci ravvederemo, quando?

Ma siamo saliti a una buona altezza, saliremo ancora. La speranza, sorella nostra, ci accompagna. Nonostante tutto, sempre accanto a noi. Compagne. Che non sono donne del Paradiso, come avrebbero voluto gli antichi poeti; sono donne della terra, offerte per far sì che non un nuovo Dio, ma il Paradiso vi discenda.

Anche lei, la nostra, quella di cui parlo, è donna del mondo, come ce ne sono tante, visibile e ammirabile nella quotidianità di una vita che non ha altro scopo che sé stessa. Vita che non conosce altro più bello che gli sterminati ritorni in casa, giorni mesi anni; e così il richiamo, un nome, tanti nomi, Lucia, Anna, Carla, Giovanna, Felicia… una Felicia felice di essere e di rendere felici… per quel poco che riceve, un bacio sulla guancia, due parole scherzose, una cena consumata occhieggiando verso di lei, senza bere una goccia d’alcool ubriachi di bellezza, mai stancandosi di berla, di studiarne i lineamenti. L’estasi allora ci pervade.

Come sei bella tu nella tua uguale diversità, nella pregnanza, nella pienezza di una capacità inaudita di sostegno, di invito alla grandezza, alla trascendenza, alla costante attenzione alle ragioni del cuore.

Della voce che dire? No, non dico nulla. Il modo in cui parla, la tranquilla pregnanza di un discorso che va molto aldilà delle parole! La compagna ideale. Un premio. Uno che non si acquisisce per merito o per semplice bisogno. Perché ci è destinata. E se per premio, premio della capacità alta d’amare.

Non è una delle tante, pur essendo una delle tante. Le donne, tutte quante speciali. Lei specialissima tra le tutte speciali.

 

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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