Breviario 16 – In musica con Murakami e Owava

di Mauro Antonio Miglieruolo (*)

Il brano che segue è estratto da «Assolutamente Musica» di Haruki Murakami e Seiji Ozawa (**). Dovrebbe essere letto da chiunque – legga o scriva – sia interessato alla letteratura. C’è il non detto di cui si fa scudo tanta critica per non dover andare contro gli interessi di una certa editoria (che poi costituisce il 99%). La quale critica ottiene di veder dichiarate ammissibili, se non eccellenti, opere che tali non sono. È sufficiente siano, quando lo sono, ben scritte.

Non forma, né stile e neppure il contenuto sono decisivi nella leggibilità della proposta letteraria; fondamentale è il ritmo che presiede alla scrittura, la cui presenza, prima di ogni altra capacità, rende gradevoli le pagine e apprezzabile ciò che vi è scritto.

Nessuno mi ha insegnato a scrivere, non ho mai imparato tecniche di scrittura, e per dirla tutta non ho mai studiato molto. Allora come ho fatto a imparare a scrivere? Ascoltando musica. Cosa conta di più nella scrittura? Il ritmo. Se in un testo non c’è ritmo, nessuno lo leggerà. Perché mancherà quel senso del movimento che è come una pressione dall’interno, e porta il lettore avanti, pagina dopo pagina…

[…]

ho l’impressione che la maggior parte dei critici letterari non tengano in alcun conto questo fattore. Si limitano a commentare la raffinatezza dello stile, l’originalità del vocabolario… la coerenza della scrittura, il livello dei temi, le diverse tecniche narrative usate… secondo me invece chi non possiede ritmo non ha alcun talento letterario.

(pag. 101/102)

Ai fini di una maggiore chiarezza e per motivare questa breve nota, è opportuno introdurre le seguenti riflessioni:

  1. che Mukarami, pur avendo sostanzialmente ragione, svaluta un po’ troppo il ruolo che stile e forma hanno nella costruzione di un’opera. L’opera d’arte è essenzialmente forma. Essa la distingue da tutte le altre forme comunicative, non la sua leggibilità.

  2. chissà se in Mauro Antonio Miglieruolo qualcuno ha potuto constatare l’esistenza, sia pure in piccola misura, di tale capacità? Non mi resterebbe in caso contrario, come sollecitava i suoi alunni l’apocalittico professor La Pennina (vedi «Breviario 9») che andare a suonare le cornamuse.

Non chiedo di meglio.

(*) Avete presente quel vecchio film «Cinque pezzi facili»? Ecco, il nostro Mauro Antonio ci ha regalato 10 pezzi facili. Evviva. Anzi 15. Evviva bis. Per ora i “breviari” finiscono ma … chissà.

(**) Haruki Murakami è uno scrittore – e spesso ne abbiamo tessuto le lodi qui in “bottega” – mentre Ozawa Seiji è un direttore d’orchestra; il loro libro è stato pubblicato pochi mesi fa da Einaudi.

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

Un commento

  • Difficile, difficilissimo, anzi impossibile. Scrivere abbandonandosi al ritmo delle parole quasi si stesse componendo – chessò – una sinfonia o un’opera lirica? Farlo senza pensare a stile, tecniche narrative, livello dei temi come sottolinea Murakami? Una risposta possibile probabilmente va ricercata nell’innata capacità del singolo scrittore di scavalcare con passo audace ogni tipo di schema e narrare la sua storia come se fosse – omericamente – dinanzi a un consesso che lo ascolta rapito. O annoiato. Eggià perché di Omero (convenzionalmente rappresentiamolo come unica figura) ce n’è uno solo. Quanti altri aedi si spostavano di corte in corte per raccontare storie, magari bellissime, ma delle quali non c’è più alcuna memoria? Così per Murakami e per questa sua indicazione della musica come filo conduttore necessario a legare insieme parola a parola fino a trarne un senso compiuto. Ma non basta: quella musica che si agita nella mente dello scrittore deve essere percepita (un sottofondo quasi impercettibile) anche da chi legge. Forse è proprio questo l’arcano sul quale si regge il disegno dell’autore giapponese. Forse lui, inconsciamente o meno, riesce a comunicare con il semplice suono delle sue parole. E intanto gli altri, chi legge o chi esamina col bilancino la sua opera, di questo non sa nulla. E si perde in una ricerca estenuante della forma, della struttura, dello stile. Che è, al contrario, qualcosa di impalpabile come il battito di una mano sola…

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