Brunori e gli altri (“indi”), la libertà e i soldi

14esima puntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega

Sono di un’ignoranza musicale abissale! E pure cinematografica (e di altro ancora). Lo ammetto e me ne dolgo, ma so anche fare di “necessità virtù” e in questo caso rendere la mia grande ignoranza una piccola virtù.

All’inizio del mio libro Partire dal Trasimeno ho citato una frase del libro di Carlo Ginzburg, Occhiacci di legno: «Capire meno ti fa cogliere meglio e di più la profondità delle cose, l’essenza» (ho riassunto alla buona). Da mesi o forse da pochi anni ascolto su youtube e ho acquistato – pochi – cd di cantautori cosiddetti “indi”. Ho conosciuto personalmente i Perturbazione: ho comprato due cd, altri me li hanno regalati loro e io in cambio ho regalato i miei. Ultimamente ho ascoltato e apprezzato Brunori, Calcutta, Motta, e mi piace scoprire i loro mondi e motivi musicali, con cui mi confronto, io cantastorie “invisibile”, povero e pazzo.

Rifletto con amici e osservo certe dinamiche. Due anni fa abitavo vicino Sanremo e uscì un articolo sull’Espresso che diceva Noi non ci Sanremo e citava Brunori, Motta, Calcutta e altri che «riempiono i palazzetti e non vanno a Sanremo (in quanto Festival della canzone italiana, non in quanto città!)». Lo dissi a una mia amica che mi fraintese e mi disse: «Ah sei sull’Espresso?»… «No, no» risposi subito: «io semmai sono sull’Espresso Milano Agrigento». Comunque io non riempio i palazzetti, ma i piano terra, quando va bene, di qualche palazzina!

Poi ho ascoltato la canzone Lamezia Milano di Brunori: pensavo al treno Espresso Milano Agrigento che passava da Lamezia e che prendevo almeno tre volte l’anno negli anni ’90 fino a quando, nel 2007, è stato abolito. Ma la canzone di Brunori parla dell’aereo Lamezia Milano, e non del treno… Vabbè, cambiano i tempi e i mezzi di trasporto (Brunori è del ’78, non tanto vecchio come me ma non troppo giovane per essere “escluso” dal treno Espresso!).

Parlando e indagando, scopro i video dei palazzetti pieni di Brunori, Calcutta e mi dico: io non li invidio, preferisco la mia povertà e libertà. Eppure loro guadagnano molto di più: a volte li invidio perché senza “far niente” guadagnano soldi per le visualizzazioni delle loro canzoni su youtube e per la SIAE alla quale sono iscritti «inevitabilmente».

Questo “inevitabilmente” si riferisce a un coordinamento di agenti, tipo manager, e casa discografica (label o etichetta) che non permetterebbero al “suo” cantautore di non iscriversi alla SIAE; domanda: come si fa a essere indipendente se ti obbligano?

Davide Vietto, un altro cantautore “invisibile”, ha scritto una canzone su questo argomento, credo si intitoli Sanremo 2012.

Secondo me Brunori ha spesso testi poetici e belli, mi ci sono fissato per qualche settimana. Così con Calcutta. Forse c’è anche un elemento emotivo; infatti poi non li ascolto più, dopo aver fatto la “scorpacciata”.

Ne ho parlato con Stefano, un mio amico di Torino (più grande di circa dieci anni) che mi ha prestato il libro Occhiacci di legno. Ascoltando Brunori mi ha detto che gli sembra «un Vecchioni degli ultimi anni, quando non aveva più nulla da dire»: giudizio un po’ “impietoso” forse ma lo tengo per buono.

Guardo un video di Brunori che si chiama Ultimo chilometro, in cui canta con la sua band sulla macchina prima di arrivare nella città dove faranno un concerto. Brunori a un certo punto dice: «ci pagheranno bene dove stiamo andando e speriamo che faranno il borderò della SIAE». Sapevo che Brunori (e altri come lui) sono “inevitabilmente” legati alla SIAE, ma non mi aspettavo tanta devozione da parte di uno che comunque si presenta come “indie” e quindi indipendente. Mi chiedo: se guadagna già bene perché deve pubblicamente invocare l’aiuto della SIAE?

Ne ho parlato con Attilio Del Vinco, il quale mi ha detto: «La Siae per loro è come lo Stato per un insegnante: una mammella alla quale succhiare». Tempo fa ero tentato di pensare di iscrivermi alla SIAE però mi ero reso conto che non avrei avuto nessun supporto dalla SIAE (come mi hanno detto altri colleghi “invisibili”) se non avessi avuto un manager, un produttore ecc. E più profondamente mi rendevo conto che sarei entrato nel circolo vizioso di “chiedere il borderò”, grazie al quale – a differenza di Brunori che ha produttori e concertoni e quindi profitti sostanziosi – io avrei avuto sì e no poche centinaia di euro all’anno, ad andare bene. Ma per fare una cosa contraria ai miei ideali (se vogliamo essere “poetici”) e sostenendo un impero che non aiuta i piccoli ma solo i grandi (potremmo dire un Robin Hood al contrario) come ho già scritto.

Insomma: ho capito perché non invidio Brunori e “indie”. Come dice un altro mio amico: fanno gli alternativi ma “piegati” al sistema mercificante.

Brunori fa belle canzoni ed è libero (o mi piace pensare che lo sia) e guadagna bene ma io continuo a preferire la mia linea, invisibile, non complice della SIAE. Se voglio cantare in un baretto con gli amici lo faccio, senza un manager a dirmi che “rovino” l’immagine. Qualcuno potrebbe anche pensare che è proprio quella l’essenza di un artista libero e popolare: cantare in luoghi e spazi informali e…davvero popolari!

Quel mio amico “impietoso” secondo cui Brunori è “finto” (io invece credo sia autentico, almeno fino a un certo punto) mi fa notare che lui e altri indipendenti non saprebbero guadagnarsi il pane come faccio io, inventandomi ogni giorno o quasi ogni giorno uno scambio valorizzante delle mie autoproduzioni. Ma questo è – forse – un altro discorso.

PS – mi sovvengono due dettagli che forse c’entrano con il discorso appena concluso. Il frontman di Lo Stato sociale (la band della canzone Una vita in vacanza e di Sanremo 2018) dal 2018 è entrato nella giuria di Xfactory. Eppure aveva scritto una canzone in cui attaccava XFactory o comunque i “Talent” e viene da chiedere: quale indipendenza possono avere personaggi del genere? Senza una spina dorsale forte, senza un minimo di coerenza? Purtroppo ho appurato una cosa simile anche per Brunori: nella sua canzone Sabato bestiale dice «i sindacati / il primo maggio e la festa dei coglioni» ma poi lui ha cantato al concerto del 1° maggio: anche lui coglione auto patentato? Nella canzone Sabato bestiale chi dice «il primo maggio e la festa dei coglioni» è una delle due voci – la canzone allude a un dialogo fra due personaggi – ma questo non salva dall’incoerenza. C’è un altro aneddoto che ho scoperto su youtube cioè Calcutta che canta da Fabio Fazio (a Che tempo che fa, il 9 dicembre 2018). Dopo essere stato presentato come «il fenomeno dell’indi pop» dalla “bella Filippa” e dopo aver cantato il suo brano Paracetamolo, Calcutta fa uno scambio di battute (“giocosamente” promozionale) con Fazio, il quale a un certo punto gli dice «So che hai avuto problemi a venire in RAI» e lui – sempre “giocosamente” – risponde che ha avuto «problemi fisici» (risatine divertite del pubblico) e non rimarrà, anche se invitato al “tavolo delle star” di Fabio Fazio. Ma alla fine aggiunge: «la prossima volta tavolo, giuro giuro». Ma che senso ha? Se fa concerti all’Arena di Verona ed è presentato come «il fenomeno pop» ecc., fare lo “schivo” e il “refrattario” a certi “tavoli”, che significa? E’ una finta? O sono troppo maligno a pensalo?

ANGELO CONSIGLIA l’ascolto di Calogero Incandela, Ex Facto, e “Il segreto del successo” di Davide Di Rosolini. Ecco i link:

https://www.youtube.com/watch?v=IWAvRE529os

https://www.youtube.com/watch?v=advQm11nd0g

QUESTO APPUNTAMENTO

Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]

 

Redazione
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