Bucciarelli, Juretzka, Nesbo, Strukul e…

un laboratorio nelle Marche

Recensioni giallo-noir di Valerio Calzolaio (*)   

Oslo. Dicembre 2007–gennaio 2008. Il 35enne professionale analitico meschino arrogante Roger Brown, basso 1,68, figlio di uno chauffeur ubriacone (morto con la madre in un incidente d’auto), laureato in Economia a Londra (dove ha conosciuto la moglie Diana, meraviglia nordica alta e bionda), lavora per Alfa, una società di selezione del personale ed è il migliore “headhunter”, riesce sempre a far assumere i propri candidati. Tiene un tenore di vita superiore ai mezzi, arrotonda con destri furti di quadri importanti. Ruba a un pretendente una litografia di Munch, poi si presenta un altro che dice addirittura di avere «La caccia al cinghiale calidonio»di Rubens. E’ una trappola, è stato messo di mezzo, di nessuno può fidarsi, dovrà calarsi nella merda e uccidere per cavarsela. Forse. Tanti morti, pure uno schianto fra Tir e Volvo. Un sorprendente romanzo alla Westlake per il grande 53enne millemestieri Jo Nesbo («Il cacciatore di teste», Einaudi 2013, pag. 298 euro 18; originale 2008, traduzione di Maria Teresa Cattaneo), in prima al passato. Inbau Reid Buckley: colti principi degli interrogatori, senza e con torture. Beatles e penitenze.

 

Una settimana in Costa de La Luz, Spagna atlantica. Dopo tre giorni di viaggio in camper, Kristof Kryszinski, investigatore privato tedesco e il suo miglior amico pluritossicomane fancazzista Pierfrancesco Scuzzi (che sa lo spagnolo) finiscono a 2500 chilometri da Mulheim an der Ruhr per cercare Heribert, il Cucciolo. E 180.000 euro. Appartengono allo stesso club di motociclisti, gli Sturmfucker, era riesplosa una guerra fra gang e lui era partito in moto da tre settimane per cercare un’assolata sede alternativa nel Sud della penisola iberica. Cucciolo, pelle chiara e capelli scuri, asciutto potente, birraiolo erbaiolo, è un guerriero metropolitano; pur avendo paura del mare, aveva chiamato dal campeggio in una baia, poi più nulla. Incrociano un ostile gruppo di zingari e la strana comunità che gestisce il posto, droghe sesso e salutismo psichedelico. Scoprono armi, profughi, traffici, cimiteri. Sarà dura salvare la pelle. Un noir caustico e irriverente per l’affermato 58enne Jorg Juretzka («Maledetti hippie!», Meridiano zero 2013, pag. 216 euro 15; originale «Alles Total Groovy Hier» 2009, traduzione di Roberta Gado), in prima. Muesli e Mckenzie.

 

 

Elisabetta Bucciarelli

«L’etica del parcheggio abusivo»

Feltrinelli

pagine 103, 8 euro

 

Milano. Il traffico di sempre. Torna la grassa morbida Olga, bulimica giovane sarta della Scala, già protagonista di altre storie dell’affermata segaligna Elisabetta Bucciarelli, alle prese con «L’etica del parcheggio abusivo», audiodramma della bella serie di “racconti acustici” della meneghina Fonderia Mercury, per il quale sono già stati editi Corrias, Dazieri e Carlotto. Adattamento radiofonico curato da Sergio Ferrentino. A gennaio ho visto in diretta a teatro una delle prove di registrazione e mi sono proprio divertito. E’ successo qualcosa a Mario, parcheggiatore che fa infilare fra spazi e parole. Si interroga e si indaga sulla comunicazione verbale.

 

Alto Adige e Lessinia. Inverno. Torna la furia Mila, statura media, criniera rasta con dreads rossi, occhi verdi, bella da mozzare il fiato, appassionata di hockey, assassina implacabile e professionale. Dopo la vendetta personale, è divenuta l’agente Red Dread della B.H.E.G, “Bounty Hunter European Guild”, un’agenzia clandestina che fornisce sicurezza privata a chi ha i soldi per garantirsela, anche soggetti pubblici. La chiama Franz Rainer, la figlia Edith è scomparsa con un’amica ritrovata cadavere devastato. Edith ha scelto la pessima banda di violenti sadici svitati, i Nibelungenkrieg. La realtà si rivela peggiore: vogliono mettersi in grande, lo fanno per soldi, hanno rapito anche la figlia della candidata nazionale del Partito delle Donne, Edith per 15 anni è stata torturata pure dalla madre. Il sangue scorre a fiumi. Non ci siamo. Nemmeno dopo la strage, quando arriva la bella magistrata Chiara Berton. L’esordio non mi era dispiaciuto, la replica è brutta, idee trite, stile confuso, cinque prime, varie terze, corsivi e efferatezze pulp per il padovano 40enne Matteo Strukul («Regina nera», e/o 2013, pag. 206 euro 16). Metal e strudel.

 

Carboneria letteraria & Friends

«MarcheNoir»

Italic peQuod

pag 308, 18 euro

 

La regione plurale. Di questi tempi. Anche in Italia, da un decennio, gialli e neri sono un genere inflazionato. In ogni area della penisola si possono ormai ricostruire tenui fili antichi (lì Anselmi, ad esempio) e intricati grovigli moderni di scritture e narrazioni del genere. Un laboratorio creativo aveva già realizzato l’antologia «NeroMarche» con discreto successo. L’invidioso seguito è «MarcheNoir»di Carboneria Letteraria & Friends, 19 racconti non solo anconetani, fra il pesarese e l’ascolano, l’Adriatico e gli Appennini, di autori anche non marchigiani, alcuni collettivi (i tre amici di Agaraff, i quattro di D’Afro), poche autrici. Carino.

(*) Le recensioni di Valerio Calzolaio escono in prima battuta sul settimanale «Il salvagente» (db)

 

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