Buddismo sì buddismo no, buddismo lento
Quarta puntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega.
Da un po’ di tempo rifletto sulla diffusione del movimento religioso – o setta (in Francia e in altri Paesi europei sino a qualche anno fa era considerata una setta sospetta) – Soka Gakkai International che si definisce «scuola laica buddista». E’ laica ma per praticare, cioè per “recitare” il rituale (daimoku, che è il titolo del Sutra del loto) “devi avere fede”, come mi dice un’amica che da poco tempo ha iniziato a praticare. Io ho praticato un paio di volte un bel po’ di anni fa in Sicilia con un’altra amica, che poi si è suicidata: non voglio fare un nesso fra il suo gesto tragico e la frequentazione della SG, sebbene ci sia un gruppo da diversi anni denominato «Vittime della Soka Gakkai» (ma spero non si riferiscano a gesti estremi come il suicidio). Le persone a me vicine che negli ultimi anni hanno iniziato a frequentare la Soga Gakkai non mi hanno riportato esperienze serene o positive, direttamente o indirettamente: spesso sono persone che hanno talenti artistici più o meno valorizzati, almeno a un livello ufficiale, ma comunque mostrano frustrazioni a un livello profondo. Una di queste persone, in Francia, mi ha detto che dopo tre anni di pratica, quando se ne è uscita, quelli del suo gruppo hanno detto che gli spiriti maligni l’avrebbero perseguitata o qualcosa del genere (“karma negativo”, viene definito nel link che riporto, che raccoglie alcune critiche alla Soka Gakkai con risposte da parte di qualcuno che difende o cerca di spiegare alcuni nodi irrisolti: . http://ilbuddismodinichiren.blogspot.it/2010/07/le-critiche-alla-soka-gakkai-risposte.html).
Lo ammetto: ho dei pregiudizi, ma in questo caso si basano sull’osservazione della realtà, diciamo così in forma sociologica. Negli ultimi anni persone a me vicine praticano il daimoku e sono equilibrate ma devo ammettere che sono frustrate o comunque tendono ad avere una rigidità spirituale e ideologica, o frustrazioni dovute al loro lavoro (sempre artistico ma non libero e indipendente) oppure alla mancanza di tempo o di spazi o contesti per potersi realizzare. Le persone che conosco e praticano il daimoku con la Soga Gakkai hanno una situazione economica se non privilegiata comunque benestante (ma in Francia ho visto anche signore in condizioni socioeconomiche simili a quelle dei Testimoni di Geova in Italia!). Questo, se vogliamo, è la parte “sociologica”, un po’ improvvisata. Per quanto riguarda una storia del movimento della Soga Gakkai, c’è un bel documento che si trova facilmente su internet, precisamente su Wikipedia. Un documento più interessante e approfondito si chiama Fiorediloto, e ne riporto il link: http://www.fiorediloto.org/sokagakkai.htm.
Budda vuol dire “risvegliato” ma gli aderenti alla Soga Gakkai sembrano, al contrario, tendenzialmente “addormentati” interiormente, anche per via del mantra che recitano: tendenzialmente, come ogni mantra ripetuto ossessivamente, produce sì una pacificazione interiore ma oltre un certo limite – e insieme ad altri gesti e dettami – può produrre rincoglionimento o alienazione. Questa è un’altra critica che si trova nel link di cui prima.
E da lì riprendo la critica e la replica.
Critica. La recitazione del daimoku è una pratica ossessivamente ripetitiva e senza un chiaro significato consapevole non è altro che una tecnica psicologica che manipola la volontà e la personalità. IL BUDDHISMO E’ CONSAPEVOLEZZA, MA… CHE CONSAPEVOLEZZA CI PUO’ ESSERE NEL RIPETERE MECCANICAMENTE DUE CAPITOLI DI UN SUTRA IN UNA LINGUA SCONOSCIUTA?
Risposta. La critica è scorretta, perché dimostra una totale ignoranza del concetto di mantra. La maggior parte delle sette buddiste recitano mantra, e si può muovere loro la stessa critica. Del resto critica analoga può muoversi alla meditazione: che consapevolezza può esserci nel meditare continuamente?La risposta è che la meditazione, come la ripetizione del mantra, è solo un mezzo per raggiungere consapevolezza. Ma può esistere consapevolezza senza meditazione e senza mantra, come può non esserci consapevolezza pur recitando un mantra e meditando.
C’è poi l’altro blog di un fuoriuscito e si chiama con un termine molto esplicito: NoSogaGakkai: http://nosokagakkai.blogspot.it/. All’inizio di questo blog, o meglio nelle prime pagine, c’è una seria considerazione del fatto che la pratica del daimoku aiuterebbe a raggiungere obiettivi immediati e comunque materiali: soldi, lavoro, e finanche obiettivi sessuali, come scrive qualcuno nelle critiche e anche nel blog. Più mi inoltro nella ricerca e più mi rendo conto che ci sono molti aspetti controversi e da approfondire. Uno di questi è il fatto che questo movimento non è molto in linea con il buddismo: in teoria promuove l’amore per tutti gli esseri viventi poi però uno dei più famosi suoi “testimonials” (non viene nominato ma si tratta di Roberto Baggio) è un cacciatore incallito per sport e non certo per spirito di sopravvivenza.
Ma ci sono aspetti interessanti, partendo dal fatto che «esiste un testo, il ‘Sutra del Loto’ a cui si rifà una particolare scuola buddista, che trae spunto dagli insegnamenti del monaco giapponese Nichiren, vissuto nel medioevo. Lo stesso Nichiren però riteneva che il Budda Originale fosse ancora Shakyamuni (come del resto il Sutra del Loto) e a questo pensiero si è ispirata la maggior parte delle scuole “Nichireniane” come la Nichiren Shu da lui fondata. Da queste è deviata la Nichiren Shoshu (considerata poi eretica) che ha elevato Nichiren al rango di Budda considerando provvisori e decaduti gli insegnamenti precedenti. Alla Nichiren Shoshu si è ispirata la Soka Gakkai, che successivamente è stata scomunicata da quest’ultima». Riassumendo: la Soka Gakkai si ispira alla scuola Nichiren Shoshu, che ha ritenuto Nichiren più Budda dell’originale.
C’è materiale per una ricerca molto coinvolgente, a tratti inquietante.
In Giappone la Soka Gakkai è legata a un partito politico centrista e populista, con tratti di centrosinistra e di centrodestra, che si chiama Komeito. Ma è interessante osservare come la SG fino a un po’ di anni fa non si schierava apertamente contro la pena di morte e contro le armi nucleari, mentre negli ultimi anni assume posizioni contrarie. Qualcuno domanda: è una evoluzione frutto di elaborazione seria o di convenienza? Il dubbio è lecito, vista la tendenza al proselitismo del nostro amato “movimento laico buddista”.
Mi viene da dire, da cattolico scettico, che hanno grosse responsabilità molti esponenti della religione cristiana e cattolica di matrice occidentale, i quali hanno contribuito a creare dei grandi vuoti e delusioni a livello spirituale ecc. Però è anche vero che un individuo con una volontà e una possibilità di rielaborare arriva più o meno facilmente a capire che un mantra vale l’altro; nella tradizione cristiana esistono tantissimi mantra, dal rosario a molte preghiere, come tante canzoni laiche che basterebbe cantare più spesso da soli e in compagnia per sentire meno il richiamo e l’attrazione di mantra orientali. La cultura cristiana ha un potenziale di meditazione e di rivoluzione enorme, basterebbe riscoprirlo, come si possono riscoprire anche riti pagani… nostrani! Non lo dico per difendere una cultura o una religione locale e ancestrale, ma se proprio abbiamo bisogno di farci “stordire” (entro un certo limite va bene) meditando meglio farlo con il patrimonio nostro, magari rielaborando e analizzando la realtà senza farci alienare, impelagandoci in movimenti di dubbia serietà portati da lontano.
QUESTO APPUNTAMENTO: Un “angelo custode” per iniziare bene la settimana?
Mi piace il torrente – di idee, storie, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggi, dubbi, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]
Se posso dire la mia, a quello giapponese preferisco il buddhismo tibetano. Sarebbe comunque interessante indagare sui bilanci di tutte queste sette religiose perché, in questo caso, di una setta si tratta. In tutte le organizzazioni umane, c’e’ sempre qualcuno che ne trae un vantaggio. Ma il discorso sarebbe ben più ampio e non lo posso risolvere certamente con un commento. Ho le mie convinzioni e le mie speranze, ma non le affido più a nessuno.
Rispondo a questo commento per darmi voce più che altro! Sono una membra della SGI da nemmeno un anno. Vi dico che religione significa creare legami! Penso sia la diligenza e la coerenza di intraprendere una vita di fede! Penso sia un valore aggiuntivo che colma la mia esistenza di gioia, che va aldilà di una giornata storta o passata al sole.
La nuvola solo coi lampi e i tuoni, senza la pioggia che scende dal cielo, che promette siccità.. E lo spirito maligno del vento che non soffia più, che fa rimanere tutto fermo…
di certo non è una maledizione di ex compagni di fede ma una prova che la mette in dubbio, azione naturale umana! Poi non è un insulto o una minaccia. Quando si prende questo impegno di fede, che non preclude la lettura di una dispensa o una gita al tempio di esco di casa 10minuti, bisogna studiare, cercare e voler capire, quel mantra e quelle paginette di sanscrito! Perciò faccio presente che è una frase scritta in altri secoli, che si ritrova nei testi del gosho!
Attualmente bisognerebbe discuterla e sarebbe molto bello farlo.
Ognuno ha la sua personalità e questo ci fa umani… l’abbandono dall’egocentrismo, dall’attacamento, dall’avversione, dall’ignoranza sono fattori del nirvana: ecco vi invito a riflettere su questo!
GRAZIE per l’attenzione, pace e felicità a tutti
grazie del commento tempestivo Sergio, anche io per quel poco che conosco, credo che il buddhismo tibetano sia più serio di quello della SG, non direi di quello giapponese in toto perché non lo conosco, so che c’è una tradizione di buddhismo giapponese serio di cui mi arriva una eco negli scritti di Emile Cioran, ma tu pratichi buddhismo tibetano?
Mi interesso al buddhismo tibetano, ma non professo nessuna fede, c’e’ troppa confusione in giro. Cerco la verità.
Nella mia grande ignoranza, non sapevo che in Giappone esistessero altre forme di buddhismo oltre alla SG. Mi auguro che siano più serie. La SG assomiglia a una qualsiasi di quelle sette protestanti che imperversano negli Stati Uniti. Fino a qualche tempo fa, riempivano il palinsesto notturno di una emittente romana. Chi si rivolge alla SG, prega anche per risolvere piccoli problemi quotidiani e a me non sembra onesto scomodare il divino in genere per delle cose risibili.
sono d’accordo con te, sì esiste un buddismo giapponese serio, vorrei scoprirolo sulle orme di Cioran, ma tu dove abiti?
Ciao a tutti, sono membro della Soka Gakkai da 6 anni. Anch’io provo forti resistenze alcune superficiali (dovuti a pettegolezzi di giornali o forum) altre più profonde (dovute a contrasti filosofici) altre ancora, e sonoquelle più forti, dovute dal dubitare che tutte le persone abbiano infinito potenziale per essere felici. Ad oggi vi posso garantire che sono stati ostacoli che attraverso lo studio e la pratica si sono rivelati delle opportunità per migliorarsi e per superare i propri limiti.Vi prego di continuare ad approfondire, vi assicuro che non ne rimarrete delusi
Ho collaborato per anni con la SGI per fare formazione al loro interno. Non ne sono un membro e non sono buddhista. Mi hanno sempre lasciato carta bianca anche quando ho trattato temi politici e spinosi dal punto di vista etico. Sono stato ospite a Tokio del loro liceo, del loro centro culturale e della loro Università, mi hanno mostrato tutto e sono stati aperti alle mie domande e alle mie critiche. Ho scritto su di loro, anche su loro giornali, e non mi hanno mai censurato una riga. Questa è stata la mia esperienza, vale quel che vale, ma ve la propongo.
Ci sono da anni e mi sento libero di pensare! È un’organizzazione favolosa!
C’è qualcosa di strano nella persona che abbandona la Soka e crea addirittura siti contro.
GRAZIE! Una perplessità che nutro anch’io da tempo.
grazie per le vostre risposte, partirei dall’ultima di Franco Paladini: c’è qualcosa di strano nella persona che abbandona la Soka e crea addirittura siti contro; però bisogna vedere quante persone abbandonano la Soka e se i siti contro li creano una persona solo o tante, ma più che altro bisognerebbe chiedersi anche: come mai più di una persona che abbandona la Soka racconta che gli è stato detto che “gli spiriti maligni ti perseguiteranno”, da parte di compagni o ex compagni o fratelli della Soka.
grazie Bdsaba, sono curioso di capire meglio due punti della tua testimonianza: quali sarebbero i contrasti filosofici che ti portano ad avere resistenze profonde; che vuol dire “dubitare che tutte le eprsone abbiano infinito potenziale per essere felici?”. Lo studio e la pratica…in cosa consiste precisamente lo “studio?”, grazie comunque
ciao Raffaele, grazie per la tua testimonianza: ti chiedo solo una cosa per capire, non per essere indiscreto: tu sei stato remunerato dalla SGI per fare formazione al loro interno, presumo? e se sì in quanto cosa? con quale incarico? in qualità di cosa?
In quanto professore universitario per corsi sull’educazione al sacro e il rapporto con i ragazzi
Il Buddismo promette di renderti una persona felice per fare questo devi cambiare abitudini o schemi mentali consolidati che fino ad ora non ti hanno reso felice. Questo cambiamento ti provoca delle resistenze molto forti e il tentare di cambiarle produce dolore ma quando ci riesci la vita esplode di felicità. Praticare è difficile per questo e credo che tante persone smettono proprio per questo. Credo che l’interpretazione della frase che” gli spiriti maligni ti perseguiteranno” trova risposta in questo contesto.cioè Se non cambi le abitudini che ti hanno reso infelice, ‘gli spiriti maligni ti perseguiteranno’ cioè continuerai ad essere infelice. Estrapolare questa frase dal contesto non ha senso. Piano piano cercherò di rispondere a tutto 🙂
Scusate ho riletto e mi sono accorto che dovrei ristudiare un po’ i congiuntivi
Io faccio distinzione tra le idee, le organizzazioni per diffonderle (formate da esseri umani),e le persone. Non sono ancora membro. Non giudico chi critica. magari ha avuto brutte esperienze. Come in tutte le comunità chi aderisce lo fa per interesse, almeno all’inizio. Certo, vi possono essere persone che praticano per i benefici, fosse anche il fare carriera nella società. Ma quanti prendono i voti cattolici per lo stesso motivo? L’dea mi piace. Mi diede il coraggio di decidere di cambiare la mia vita, anche se non ci sono anvora riuscito. E altre azioni, vedi il dialogo possibile tra Tibet e Cina.
Buongiorno, conosco molto bene la soka in quanto l’ho frequentata per parecchio tempo (molti anni) poi ne sono uscito quando ho capito che non era il percorso spirituale che mi si confaceva.
Oltre al grosso problema dell’organizzazione verticista che non lascia spazio alle persone di dissentire o fare proposte su alcuni aspetti dell’organizzazione, credo ci sia un punto importante
da considerare.
Parlo dell’ambiguità insita nella frase molto conosciuta dalla Soka e usata per trovare nuovi aderenti che è “i desideri sono illuminazione”.
Dicono alle persone che se hanno un problema, un desiderio, lo possono risolvere o ottenere se recitano la famosa frase (non é propriamente un mantra).
Credo che questo atteggiamento mentale possa essere un grosso problema perché rischia di aumentare il proprio ego.
Vi racconto l’esperienza di una persona alla quale, un esponente della soka praticante da molti anni, ha fatto shakubuku (proselitismo).
Quindi questa persona é andata allo zadankai (riunione di discussione) per curiosità e un po per gentilezza, tempo dopo é stata invitata nuovamente ad una riunione di studio ma a differenza della volta precedente ha declinato l’invito dicendo che non era interessato. La risposta del membro della soka é stata “peggio per te”
Con questo voglio dire che se alla base non c’è compassione non c’è buddhismo e mi pare che nella soka la compassione non sia proprio di casa.
Ciao Carlino, è vero alla base del buddismo ci deve essere la compassione. La pratica buddista ti permette di passare da uno stato vitale di dipendenza dall’ambiente ad uno stato di indipendenza ed infine a quello dove tu puoi intervenire sull’ambiente modificandolo. In questo stato avresti potuto intervenire gentilmente ma con fermezza e coraggio e aiutare compassionevolmente il responsabile che ha risposto in modo così infelice e l’ospite che si è sentito rispondere in quel modo.
Il principio ‘I desideri e illusioni sono illuminazione’ per capirlo serve più studio e più pratica. Ti prego di rivedere la posizione nei confronti della Soka Gakkai magari parlandone con qualcuno che ha più anni di pratica che la tua.
Lunedì dell’Angelo, una rubrica del mio blog, blog che giace in completo abbandono. Giusta punizione, gli dei si sono mobilitati per farmi intendere, sempre gli dei sono mobilitati per farci intendere, ma noi teste dure, non ne vogliamo sapere.
Ma veniamo alla proposta di Angelo Maddalena, un nome un destino.
Anzitutto le frustrazioni delle quali è pieno il mondo. Perché non dovrebbero continuare a avvilire i componenti di un gruppo stante la loro durevole presenza nella realtà? A meno di non arrivare al fondo del cambiamento! e purtroppo pochi ci riescono. Non è operazione corretta creare una sfera ideale intorno a questi gruppi nei quali il loro compito risulterebbe compiuto e da questo valutarli: noi li osserviamo nel processo mediante il quale verificano la giustezza delle loro posizione; e verifichiamo se sono adeguate o no ai tempi. Non altro. Non possiamo valutarli come se il loro compito storico fosse compiuto.
Tantomeno possiamo valutarli sulla base di PREGIUDIZI indotti in noi dal gruppo che ci ha formati. Questo gruppo, il cristianesimo (cattolico, protestante, ortodosso) ha seminato il mondo di una enorme quantità di inganni, di false credenze, di diffidenza verso tutto ciò che è diverso da noi. Valutare con il metro deformato che ci è stato fornito non può che produrre enormi inutili divisioni (è appunto quello lo scopo del “cattolicesimo”). Lo spirito crociato è stato appena scalfito. (l’osservazione riguarda tutte le ideologie che hanno lo scopo di “re-legare”).
Attenti in particolare nella valutazione sui racconti dei “fuoriusciti”. Sono inquinati dai medesimi giudizi previ dei quali soffriamo tutti, con l’aggravante di possibili esperienze negative patite e il rifiuto di portare fino in fondo pratiche che compromettono gli equilibri individuali acquisiti. Equilibri che galleggiano su un mare di dolore, un dolore anestetizzato dall’abitudine, dalla paura di attraversare il dolore più grande del cambiamento, l’emergere delle potenti caratteristiche individuali che sono alla origine del dolore: avidità, avarizia, gelosia, crudeltà, rabbia, indifferenza, egoismo, violenza ecc. dei quali è impastato l’ego di ognuno. Bisognerebbe che ognuno apprendesse a essere padrone di questi elementi, non servo. Che li neutralizzasse quantomeno. Non c’è nessuno che ne sia esente. Chi arriva alla meta indicata dai Maestri (e pure loro sbagliano!) arriva a trovare in terra quel Paradiso che poi ritroverà dopo la transizione all’altro mondo, del quale nulla si sa, solo che esiste (Cristo).
MAM
Ma il cosidetto patrimonio nostro, non viene anch’esso da lontano? Se fosse stato trattato così, lo sarebbe mai diventato? La giornalista – scrittrice Giuditta Dembech, che non c’entra nulla con la Soka Gakkai, e l’attuale presidente della SGI Daisaku Ikeda, continuano ad insegnarmi che si possono abbattere i muri con il dialogo. Ispirandomi l’incontro tra il governo della Repubblica Popolare Cinese e il Dalai Lama. Perché la Cina e Il Tibet possono convivere, anche se il Tibet resta nello stato cinese. Sono così sicuro che sono disposto a metterci la faccia personalmente, facendo da mediatore. Se questa è manipolazione mentale….
Caro Maddalena,
ci sono spesso temi sui quali sento l’urgenza di scrivere, o delle notizie che vorrei commentare. A dire il vero, mi capita quasi giornalmente. Forse per questo da ragazzo ho fatto fanzine punk, poi son diventato giornalista, ho scritto libri, e infine condotto ricerche accademiche. Nonostante tutto questo, nonostante che su alcune questioni possa considerarmi ormai un po’ un esperto, oggi, il più delle volte che sento l’impulso di scrivere su qualcosa, sento più forte il bisogno di documentarmi e riflettere. Soprattutto, mi pongo la domanda: è proprio necessario scrivere un articolo o un libro (senza parlare di post/tweet ecc) ? Può servire a migliorare lo stato delle cose, ad esporre una prospettiva utile alla società?
Ecco, scorrendo il suo articolo, fin dalle prime righe le domande di cui sopra si sono imposte in tutta la loro semplice urgenza. Via via sono cresciute in misura e spessore e quando sono arrivato, faticosamente, alla fine, non c’era più spazio per le note dell’autore perché le domande occupavano tutto il mio spettro di attenzione.
Perché, Maddalena, ha deciso di passare un’ora o più del suo tempo per scrivere questa serie di note raffazzonate su qualcosa sui cui ha l’onestà di ammettere di avere dei pregiudizi? Era proprio necessario?
Sono entrato in contatto con la SGI circa diciotto anni fa, tramite la mia compagna. Da allora, con lei abbiamo vissuto in diversi paesi e continenti e ovunque l’ho accompagnata a meeting e incontri. In Venezuela, un paese profondamente diviso da dinamiche di classe e razziali, i meeting buddisti erano gli unici spazi (a parte, forse, gli incontri di baseball) dove queste divisioni erano meno tangibili. Lo stesso in altri paesi quali Irlanda, Germania, Inghilterra e ovviamente Italia. Le sue osservazioni sono così lontane dalla mia comprensione di questo fenomeno che è il buddismo della SGI che è difficile spiegarlo in poche righe qui.
Prendiamo la sua ‘osservazione’ che le persone che praticano tendono ad essere ‘benestanti’. In ogni paese dove ho vissuto e frequentato la pratica, inclusa l’Italia, la stragrande maggioranza delle persone che praticano questo buddismo sono quelle che un tempo chiamavamo ‘working class’; persone che faticano con i lavori più diversi per portare a casa il pane, precari, operai, casalinghe, assistenti sociali, cuochi (non quelli di Master Chef). Senza parlare delle diversità etniche, nazionali, di identità sessuali, che si incontrano. E’ un peccato che abbia voluto scrivere queste note basandosi sulle sue impressioni epidermiche (e quella fossa disorientante che è la rete).
Il termine che più ha colpito nel suo affrettato scritto, è l’uso del termine ‘inquietante’. Da non praticante, ho affiancato con curiosità mia moglie per dieci anni accompagnandola ai meeting a casa di perfetti sconosciuti, aiutando nella traduzioni. Ho letto, ho approfondito, fatto domande. Ho cercato di capire, e,lo sottolineo, senza essere membro, e non ho mai percepito questo senso di ‘mistero’ che traspare dalle sua note. Ci sono studi sulla SGI condotti da esperti non buddisti. Li cerchi, legga, si informi. Magari sono dei libri, quindi meno rapidi alla lettura di qualche bog, però i libri servono, sono necessari (e lo dico, ahimè, anche da insegnante).
Viviamo in tempi in cui la comunicazioni è esondante e disorientante. Dovremmo tutti prenderci delle responsabilità, e lo dico in particolare ai blogger ai gestori di blog. Perché con tutto il male che ci circonda dovremmo perdere tempo a criticare cose che fanno del bene senza toccare i soldi pubblici (a differenza delle religioni di stato)?
Max
caro Max Mauro, rispondo a lei e indirettamente anche un pò a Mario Antonio Migliaruolo, il cui intervento mi sembra un pò scoordinato, iniziando anche con un gioco di rimandi al mio nome, che non percepisco come un irrisione e mi vien da sorridere: “Angelo Maddalena, un nome un destino”, effettivamente…nome omen, o “il nome è una missione”, come diceva il compianto Lillo Zarba. Intanto caro Mauro credo che tu stia un pò “arraffazzonando” il mio scritto, tacciandolo di “note arraffazzonate”, e se ti chiedi perché ho impiegato un’ora del mio tempo per scriverlo…potresti anche rispettare questo impegno che ho devoluto a una causa…di liberazione. Essendo io scettico, di formazione cattolica, come ho già scritto, sono scettico anche contro me stesso, dicendo che ho dei pregiudizi, ma il confessarlo mi rende più indipendente, e voi dovreste apprezzare ciò, e non utilizzarlo come difesa per attaccarmi. Andiamo al merito: io ho detto che in Italia quelli che conosco che praticano, o sono depressi, o benestanti o squilibrati interiormente, ma soprattutto superficiali e frustrati profondamente, e qualcuno, al meglio, è comunque rigido interiormente ed ideologicamente, poi ne conosco altri apparentemente squilibrati, ma in ogni caso alienati da sé stessi perché oberati di lavoro produttivo e magari pieni o satolli di entrate monetarie che, come insegna il buddismo originario e sano, sono valori da cui dovremmo distaccarci, poi però ho detto anche che in Francia ho incontrato persone della working class. Io posso rispettare l’esperienza tua, Max, e di tua moglie, e di quello che dici sugli incontri in Venezuela, però, a parte che devo fidarmi di te, e dovrei fare una ricerca approfondita su quelle realtà lontane, ma a me sembra che tu consideri poco o niente la visione d’insieme, e poi perdonami se ti faccio notare che se proprio parli di libri da leggere, mi vengono in mente i libri di Ikeda che vende profumatamente a molti adepti della SG, e non posso accettare che tu mi dica che io dovrei leggere più libri ed elaborare meglio, da uno che mi sembra che non abbia letto neanche interamente, o non abbia voluto leggere (prendere visione di) una molte di documenti che io ho citato, di riferimenti e osservazioni, o sbaglio? ho riletto il testo del mio intervento, se voleste rileggerlo anche voi, chissà che non ci trovate qualcosa di più di “note arraffazzonate”, grazie comunque per l’attenzione
Caro Angelo Maddalena, i siti da cui hai tratto le critiche alla Soka Gakkai sono molto utili ma nella tua ricerca devi includere anche le posizioni contrarie alla tua, solo così puoi approfondire sia che tu decida o no di abbracciare questa pratica.
Alcune letture che ti potrebbero interessare sono le seguenti
_Il risveglio del Budda di Clarck Strand un libro molto carino e neanche troppo impegnativo.
_ il Buddismo della gente credo che l’autore sia ibisg.
_Daisaku Ikeda. Idee per il futuro dell’umanità
Libro di Antonio La Spina
_se invece vuoi approfondire la dottrina puoi leggere qualche gosho
Ciao a tutti stavo facendo una ricerca sul buddha originale e mi sono inmbattuto nelle vostre considerazione ed esperienze.
Io sono buddista ma non ha importanza a che scuola appartengo . La cosa importante che ogni vostra considerazione e’ vera ed e’ straordinario vedere come opinioni diverse diano modo ad ognuno di crescere e migliorare la propria vita. Io ho sempre pensato che la persona che mi sta di fronte e’ unica e ha un suo modo perfetto per manifestare il proprio cuore. La destinazione che ognuno vuole raggiungere e’ relativa , e’ il viaggio verso la meta che vi rende unici ognuno di voi ha dentro un grande potenziale grazie per essere cosi come siete.
Penso che ogni religione ha le sue pratiche, quindi criticarne una definendola setta partendo da queste mi pare un po’ fuorviante. Per l’esperienza che ho vissuto io nei circa 14 anni di pratica buddista nella SGI, devo dire che ho incontrato belle persone e persone meno belle esattamente come nella vita di tutti i giorni. Questa pratica mi ha dato tanto perché sono io che mi sono valorizzato attraverso di essa. In realtà si possono fare ore e ore di pratica e avere un approccio sbagliato verso la legge mistica, o comunque quella dimensione mistica che attraversa il cosmo e la nostra vita. O al contrario, avere una capacità attraverso quella che alla fine è una meditazione, di comprendere se stessi e le circostanze esterne e vedere che alla fine c’è un legame profondo tra noi e l’ambiente esterno. Ho imparato a lottare nella vita per quello che sono e cambiare attraverso questa lotta.
Poi certamente sono tante le cose che cambierei in quello come in altri contesti religiosi, a partire dalla democrazia interna nel decidere ed eleggere i responsabili, che non dovrebbero comandare nessuno, ma essere al servizio del samga, ossia della comunità fino al singolo membro. Questo i responsabili lo sanno, ma alcuni si sentono investiti di una carica decisionale che non hanno. Ho smesso di praticare non tanto per l’organizzazione in sé, ma perché spinto a riprendere un percorso del mio passato, in quanto marxista. Alla fine, la dimensione spirituale la si trova in pratiche e in rapporti cn l’assoluto e con noi stessi che ci sono più congeniali. Non esiste la religione giusta, anche perché può essere sempre interpretata in un modo o in un altro. La storia di questi tempi insegna nelle tragedie che agitano la nostra vita attraversata da integralismi di ogni tipo. Poi se vogliamo vedere le meschinità e le furberie per forza in un dato contesto, siamo esseri umani e li troveremo sempre.