Buon Natale?

COLPO DI FULMINE

“Si confezionano cessi per il Santo Natale…” leggo distrattamente procedendo al galoppo verso la fermata del metrò. Non è propriamente un colpo di fulmine, ma un colpo al cuore, sì.


Il mio iracondo andare, svelto svelto, quasi ne dipenda la vita, si arresta. Do alcuni passi indietro e occhieggio dentro la vetrina che espone l’assurdo cartello. In effetti… per un attimo mi sembra di avere la conferma di quanto letto. Si confezionano cessi… Poi mi accorgo della correzione, una pessima correzione, appena visibile, operata sulla seconda S della parola cessi e leggo correttamente: CESTI. E tutto torna a scorrere agevolmente sui tranquilli binari della normalità.
Niente, un refuso redazionale…
Ma dato appena alcuni passi sul mio sentiero di vita, un dubbio inizia a rodermi. E mi chiedo il senso di quel lapsus (della penna, non della lingua); e soprattutto perché l’oscuro estensore del cartello l’abbia con tanta sciatteria corretto e non provveduto, come sarebbe stato opportuno, a sostituirlo con un altro più ben fatto e integro.
Mi guardo intorno e guardo me stesso, parte del panorama. Pongo attenzione a come mi affanno e come raramente mi concentro su quello che faccio. Vedo i tanti volti chiusi, i corpi che procedono con altrettanta fretta della mia, la vita che scorre monotona, fredda di per sé, più fredda del freddo di dicembre; ed ecco che in me si insinua il sospetto che la verità del cartello appena letto non risieda nella correzione, ma nella sua stesura originale. Nessun errore, ma l’irrompere nella coscienza dell’estensore di un fuggevole, probabilmente inavvertito, barlume di consapevolezza dell’orrore.
L’orrore delle feste di fine anno. Orrore per l’orgia di insegne e di acquisti, di sorrisi spenti, dei saluti stereotipati, dei cenoni in cui ci si ingozza come oche e la bontà di maniera.
Aveva ragione l’impulso che ha guidato la mano ignota nell’estendere una versione veritiera del cartello. Sì, certo, si confezionano cessi. Cessi di superfluità, d’esteriorità e buonismo.
Mauro Antonio Miglieruolo

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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