Buonaiuti, un simbolo dell’altra Italia

Un appello del «Comitato promotore per una migliore conoscenza e per la riabilitazione di Ernesto Buonaiuti nella Chiesa e nella società» (*)

Nel 1931 i circa millecinquecento professori delle Università italiane furono invitati a prestare giuramento di fedeltà al regime fascista e soltanto dodici vi si rifiutarono (Ernesto Buonaiuti, Mario Carrara, Gaetano De Sanctis, Giorgio Errera, Giorgio Levi Della Vida, Fabio Luzzatto, Piero Martinetti, Bartolo Nigrisoli, Francesco ed Edoardo Ruffini, Lionello Venturi e Vito Volterra). Il Vaticano, che aveva concluso di recente – 1929 – la “questione romana” stipulando il Concordato con lo Stato italiano, pur ritenendo abusiva la richiesta di giuramento, non volle urtarsi con il regime e consigliò ai professori di area cattolica di giurare “con riserva mentale” cioè ponendo come condizione, nel segreto della propria coscienza, che si sarebbero attenuti a tale giuramento solo se ciò non avesse loro imposto doveri contrari alla fede cattolica.
Ernesto Buonaiuti era nato a Roma nel 1881; allievo del Collegio Romano, ricevette l’ordinazione presbiterale nel 1903. Intelligenza acuta e indagatrice, incaricato dell’insegnamento nello stesso Pontificio Collegio Romano, assunse posizioni non gradite e fu scomunicato per aver condiviso e propagandato idee moderniste. Scomunicato dalla gerarchia vaticana, fu privato dell’insegnamento nelle università ecclesiastiche per cui passò all’insegnamento universitario statale. Professandosi cattolico convinto, fu tra gli ecclesiastici più contrari al Concordato, e mantenne una posizione radicalmente critica nei confronti della politica vaticana in questo ambito, per cui era considerato un elemento di disturbo sia da parte ecclesiastica che da parte governativa. Avendo rifiutato il giuramento fu rimosso dal proprio ruolo di docente anche presso l’Università di Roma.
Perdette in tal modo ogni sostegno economico e si affidò unicamente all’appoggio di amici ed estimatori. Dopo la caduta del governo fascista fu reintegrato nei ruoli del magistero universitario, ma privato dell’insegnamento: nel Concordato era stata inserita una norma “ad personam” (articolo 5 terzo comma) che impediva agli scomunicati di adire a posti statali che comportassero contatto con il pubblico. Sgradito, come cattolico, ai partiti di sinistra e come scomunicato dai politici di obbedienza vaticana, non fu mai riabilitato ufficialmente, anche se molte delle sue tesi furono riecheggiate nei dibattiti conciliari del Vaticano II e riprese nei documenti ufficiali. E’ nota la stima che aveva per lui Angelo Roncalli, al tempo degli studi romani. Morì a Roma nel 1946 e fu privato della sepoltura ecclesiastica, essendosi rifiutato di ritrattare le proprie posizioni; la sua memoria restò nell’ombra per decenni, dal momento che, pur trattandosi di una figura di testimone eticamente e giuridicamente superiore a ogni motivo di critica, Buonaiuti fu considerato scomodo da tutti i centri di potere, data la sua irriducibile fedeltà alla propria coscienza e alla propria onestà intellettuale e morale, al di sopra di ogni altra considerazione.
Riteniamo che l’evoluzione delle sensibilità politico-sociali e religiose, che ha condotto a rivedere numerose manifestazioni di intolleranza del passato, costituiscano un clima favorevole alla rivalutazione pubblica delle virtù civiche del personaggio in oggetto, soprattutto in un tempo come il nostro, in cui da ogni parte si fa giustamente appello alla capacità personale di resistenza critica al conformismo intellettuale e al relativismo morale. Ci pare inoltre che Buonaiuti rappresenti adeguatamente anche gli altri undici colleghi che rifiutarono il giuramento di fedeltà al fascismo, i quali verrebbero così implicitamente onorati dal riconoscimento a lui tributato.
Nell’ambito di queste considerazioni promuoviamo un «Comitato per una migliore conoscenza e per la riabilitazione di Ernesto Buonaiuti nella Chiesa e nella società», la cui adesione proponiamo a esponenti della cultura cristiana e laica, a movimenti, riviste, associazioni, centri studi e a tutti. L’apertura di un sito Internet e la divulgazione dei testi di Ernesto Buonaiuti sono i primi concreti obiettivi.
Primi firmatari:
Gian Monaca, Paolo De Benedetti, Luigi Berzano, Brunetto Salvarani, Vito Mancuso, don Andrea Gallo, Enrico Peyretti, Piero Stefani, Giancarla Codrignani, «Koinonia» mensile di Pistoia, Marcello Vigli, Daniele Barbieri, Rocco Cerrato, Elio Tocco, Loris Marchesini, Istituto Mediterraneo Siracusa, Pia Primarosa, Tullio Monti, Mario Arnoldi, Raul Mordenti, Maria Pia Simonetti, Anna Maria Ori, Emanuele Bruzzone, Gabriella Caramore, Giovanni Franzoni , “Noi Siamo Chiesa”, Vittorio Bellavite, Centro Studi Romolo Murri, + Luisito Bianchi, Daniela Saresella, Antonio Parisella, Luigi Sandri, Edoardo Esposito, Daniele Gallo, “Viator”, Armido Rizzi, Gianni Novelli, «Confronti», Francesco Zanchini, Pasquale Colella, «Il tetto», Arrigo Colombo, “Movimento per la società di giustizia”, «Il Guado», Gianni Geraci, Fausto Spinelli, Andrea Guidi, Comunità del Carmine di Voghera, Alfonso Botti, Coordinamento delle Comunità Cristiane di Base, Marilena Terzuolo Giaccone, Giovanni Avena, agenzia Adista, Paolo Farinella, Giancarlo Zizola, Lidia Menapace, Franco Barbero, Gigi De Paoli, Paolo Crocchiolo, Rosangela Pesenti, Carla Busato Barbaglio, Raniero La Valle, Ortensio da Spinetoli, Ettore Masina, Giorgio Chiaffarino, Ugo Francesco Basso, «Il Gallo», Carlo Molari, Cesare Milaneschi, Gianmaria Zamagni, Giovanni Filoramo, Remo Cacitti, Stefano Rodotà
(*) Come forse avete visto scorrendo l’elenco ho firmato anche io. Nei giorni successivi alla pubblicazione di questo appello c’è stata qualche polemica: alcune persone hanno detto di non comprendere perché occorresse chiedere al Vaticano una specie di “via libera”. Ho riletto con calma il testo e non mi pare questo il senso; l’espressione «nella Chiesa e nella società» va in altra direzione visto che credenti, laici e atei sanno bene che dentro la Chiesa (in questo caso cattolica) esistono posizioni molto diverse anche rispetto alla centralità della gerarchia o ai papi con il contorno di una presunta infallibilità. Già che ci sono, segnalo che in blog trovate altri post su Ernesto Buonaiuti – anche a proposito di un quasi omonimo – e sulla vergogna di un’Italia che neppure dopo la caduta del fascismo seppe riconoscere il valore dei 12 che rifiutarono di giurare fedeltà a una dittatura. (db)

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