Caino – José Saramago

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caino uccide abele e comincia a vagare per il mondo.

Saramago racconta la vita di caino, che non può morire e vede tutto quello che succede.

caino spiega perché dio ha la colpa dell’assassinio di abele e incrocia spesso il signore, il mondo era piccolo, o forse quel signore era signore di quel pezzo di mondo, e così non è difficile incontrarlo.

caino assiste al tentato sacrificio di isacco, alla distruzione di sodoma e gomorra (e altre città), alle pene di giobbe, alla preparazione del viaggio (e alla navigazione) di noè.

caino capisce che il signore è (inutilmente) crudele, ha sempre bisogno di mettere alla prova e di punire, anche con la vita.

in questo confronto caino è un uomo che non si arrende, non cede, dice sempre quello che pensa, al signore e anche a quei poveri angli che non capiscono bene quello che fanno.

caino è un simbolo della libertà di pensiero e di resistenza, nella straordinaria scrittura di José Saramago.

si ride anche: “la cosa logica, la cosa naturale, la cosa semplicemente umana sarebbe stata che abramo avesse mandato il signore a cagare, ma non è andata così”.

caino ti aspetta.

 

(inizia così:

Quando il signore, noto anche come dio, si accorse che ad adamo ed eva, perfetti in tutto ciò che presentavano alla vista, non usciva di bocca una parola né emettevano un sia pur semplice suono primario, dovette prendersela con se stesso, dato che non c’era nessun altro nel giardino dell’eden cui poter dare la responsabilità di quella mancanza gravissima, quando gli altri animali, tutti quanti prodotti, proprio come i due esseri umani, del sia-fatto divino, chi con muggiti e ruggiti, chi con grugniti, cinguettii, fischi e schiamazzi, godevano già di voce propria. In un accesso d’ira, sorprendente in chi avrebbe potuto risolvere tutto con un altro rapido fiat, corse dalla coppia e, uno dopo l’altro, senza riflessioni e senza mezze misure, gli cacciò in gola la lingua…)

 

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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