Camilleri, Carofiglio, Dard, De Giovanni, Maralfa…

con Thompson e con Winslow.

7 recensioni (giallo-noir) di Valerio Calzolaio

Gianrico Carofiglio

«Rancore»

Einaudi

238 pagine per 18,50 euro

Milano. Novembre 2019. La bella 45enne Penelope Spada si allena spesso ai giardini, con metodica determinazione; nel fine settimana qualche volta incontra un tipo interessante, intento a leggere su una panchina e a prendere appunti, magro con gli occhiali, bravo con i cani. Non disdegnerà di approfondirne lentamente la conoscenza (si chiama Alessandro, fa il maestro) pur se ben presto è travolta dalla privata investigazione su un cold case che, a sorpresa, riguarda anche vicende delicate della sua passata vita professionale di pubblico ministero. Marina Leonardi la incarica di capire se due anni prima sia stato in qualche modo ucciso il ricchissimo potente padre nel lungo periodo in cui lei era stata all’estero (viveva fuori da parecchio tempo, perlopiù negli Stati Uniti). Una mattina la donna di servizio lo aveva trovato morto a letto, vestito, senza scarpe. Vittorio, dopo aver divorziato dalla madre, si era risposato con una donna molto più giovane (lui 66, lei 33), più giovane della stessa figlia, e la seconda moglie era fuori Milano quei giorni. Il cospicuo patrimonio (circa trenta milioni di euro) era andato soprattutto alla deliziosa vedova, ma il notaio ha da poco avvisato Marina di una strana vicenda legata al testamento e lei si è convinta che dietro la morte considerata naturale (dal medico e da tutti) possa esserci un omicidio voluto dalla bellissima Lisa Sereni, ex modella e ora ereditiera. Penelope era venuta a conoscenza delle attività di Vittorio in tutt’altro contesto, proprio durante l’indagine sulle logge massoniche, partita da un modello 45 e svoltasi durante la primavera di cinque anni prima, la vicenda che le aveva definitivamente scombussolato l’esistenza. Conosceremo meglio l’enigmatica Penelope e lei risolverà un altro insospettabile giallo.

Gianrico Carofiglio (Bari, 30 maggio 1961) è probabilmente il più bravo scrittore italiano contemporaneo, certo quello di maggior meritato successo (considerando Camilleri fuori quota, per più ragioni). I suoi romanzi sono levigati, molto bello anche questo. Ha svolto a lungo funzioni di magistrato e iniziò la carriera letteraria con un giallo (uscito nel 2002, venti anni fa), il protagonista divenne seriale ed è stato spesso alternato con altri romanzi (non solo di genere), racconti lunghi, saggi sulle parole e la scrittura, sugli interrogatori e l’investigazione, sceneggiature, drammaturgie. Qui riprende il registro emotivo della sua nuova protagonista seriale milanese, con i soliti ottimi caratteri: incedere elegante, stile chiaro, ricerca dei termini da usare o togliere. Il punto di vista è femminile, vi sono due donne anche nella copertina (non di genere). Il rancore (nel titolo) è talora sottovalutato, qui duraturo e decisivo (l’ex moglie sembra non averne). La narrazione è in prima al passato, ogni tanto si alternano i capitoli su quanto avvenne cinque anni prima, cruciali per comprendere meglio Penelope, che si rende conto di aver vissuto tutto quel tempo come fra parentesi: ogni tanto serate inutili con un uomo, subito dimenticato; notti angosciose, a volte stupidamente pericolose; niente più visite mediche, vini liquori sigarette in gran quantità; un recente intenso legame solo con Olivia, perspicace bull terrier. L’investigazione (giudiziaria, privata, psicologica) continua a piacerle molto: riesce pian piano a convincersi di nuovo che non sai mai cosa verrà davvero fuori, che è meglio ascoltare senza intervenire, che la bravura sta poi nel concepire le domande giuste (anche senza mettere i punti interrogativi), che il ragionamento indiziario implica decifrare orme indizi segni per raffigurare a ritroso chi può averli generati, che la dote principale era e resta perseverare fin quando (per caso, fortuna, intelligenza, cocciutaggine) qualcosa si accorda inopinatamente con qualcos’altro. Non a caso al liceo amava biologia e chimica. E segnalo l’effetto Forer, illustratole dal bottegaio di scrittura (un racconto espresso, euro 30), a pag. 135-6. Sempre rum col fondente extra, notevoli bianchi a pasto. La colonna sonora dell’educazione al pedinamento erano i Radiohead, in particolare Creep e Karma Police, mentre quella dell’omonima nonna in cucina le fece scoprire l’indimenticabile Louis Armstrong.

 

Jim Thompson

«Colpo di spugna. Pop. 1280»

traduzione di Anna Martini (originale 1964; prima ediz. italiana: Fanucci, 2004)

HarperCollins

286 pagine per 15 euro

Pottsville, Texas, 1280 anime. Inizi Sessanta. Nicholas Nick Corey è lo sceriffo, incassa duemila dollari l’anno (a parte lavoretti extra e bustarelle) e ha un alloggio gratis al primo piano del palazzo di Giustizia. Quell’estate si sente preoccupato a morte e non sa cosa cavolo decidere: a suo modo è bravo a mantenere l’ordine ma se la fa con due donne, la brutta moglie Myra (più vecchia, ma arrapante) e la bella generosa Rose (migliore amica della moglie). Già si spettegola nella contea, poi ne aggiunge una terza Amy (un vecchio amore incontrato casualmente in treno) e sono ulteriori guai. Uccidere non è un problema. Una vera chicca (da cui è stato tratto un film nel 1981, un altro è in preparazione) “Colpo di spugna” del grande James Myers Jim Thompson (1906-1977). Il padre era stato sceriffo di un paesino di uno stato vicino e lui ben conosceva le dinamiche dei piccoli borghi antichi. La trentina di ottimi romanzi è in via di ripubblicazione o dovuta prima pubblicazione in Italia.

 

Don Winslow

«Città in fiamme»

traduzione di Alfredo Colitto

HarperCollins

398 pagine, 22 euro (da pagina 376 si può leggere l’anteprima del prologo e dei primi due capitoli del secondo volume della trilogia)

Providence, Rhode Island. Agosto 1986 – Natale 1988. L’irlandese Danny Ryan, vicino ai trent’anni, spalle larghe, un metro e ottantatre, capelli castani verso il rossiccio, è seduto accanto alla moglie Terri Murphy (capelli neri, occhi viola) e a due coppie di cari amici sulla spiaggia davanti alla casa del boss italiano Pasquale Pasco Ferri. Vede uscire dall’acqua una magnifica ragazza e capisce che porterà guai. Lei è Pam, sta con Paul Paulie Moretti, il fratello piccolo della gang mangiaspaghetti. L’irreparabile accade quella sera: al party dell’estate, lo scavezzacollo degli irlandesi Liam, fratello dell’amico prediletto e della moglie di Danny, tocca un seno a Pam, gli italiani lo pestano a sangue ma sopravvive e, all’uscita dall’ospedale, la ragazza si mette proprio con lui, addirittura si sposano. È la guerra. Da quarant’anni irlandesi (di base a Dogtown) e italiani (a Federal Hill) erano amici. Alleati da generazioni, fronte comune (civile e criminale) contro altri, pubblici e privati. Capaci di controllare polizia e commerci. Gli irlandesi avevano i moli, gli italiani il gioco d’azzardo, e si dividevano a metà i sindacati. Gestivano insieme il New England. Tutto distrutto dopo una notte impazzita, una scintilla casuale per un incendio che comunque covava, lentamente e progressivamente, fra bande sia etniche che criminali. Danny, quando il padre era stato scalzato dal comando per propri errori, aveva provato a fare un lavoro duro e pulito, il pescatore di pescespada, inevitabilmente era tornato ad aiutare rispetto ai racket, ai prestiti a strozzo, ai furti. Ora fa il violento esattore. La sera prima avevano rapinato un camion di vestiti Armani nel Massachusetts occidentale. È un marito fedele, e Terri non riesce a rimanere incinta, adesso si trova a dover guerreggiare. Nei mesi e negli anni muoiono a decine, dovrà fare il capo (e il padre). Verso ovest.

Primo magnifico atto della nuova trilogia (già tutta scritta) dell’eccelso scrittore americano Don Winslow (New York, 1953) che ha repentinamente annunciato il successivo ritiro dalle scene letterarie. Il libro è uscito in contemporanea in decine di Paesi, subito avanti nelle classifiche, a primavera 2022 Winslow sta facendo un tour promozionale di notevole successo in oltre trenta città americane ed europee, è sfinito (e invece vorrebbe dedicarsi a tempo pieno a impedire la possibile rielezione di Trump nel 2024). Come spesso in precedenza, la narrazione è in terza varia al presente, qui vi sono tre parti (la seconda da ottobre 1986 a marzo 1987, lì il titolo è quello dell’intero romanzo e Danny responsabilmente si “trasforma” in lucido stratega, pur con forze inferiori), ognuna con esergo tratti da Omero e Virgilio (Iliade ed Eneide), ognuna con vari capitoli (in tutto trentatre) e ficcanti dialoghi. Lo stato e il capoluogo (quelli in cui Winslow è cresciuto) sono messi a ferro e fuoco (da cui il titolo). Volutamente, niente di esatto storicamente, tutto plausibile e realistico. Danny è certo il principale protagonista, promosso sul campo, ma il romanzo appare polifonico e corale, buoni (leali) e cattivi (egocentrici) stanno su entrambi i lati del conflitto, tanto quanto fra chi assiste dall’esterno o dovrebbe amministrare giustizia. In sottofondo, il male infernale dell’eroina, spacciatori e consumatori. Di continuo l’autore dispensa magnifici sensibili inserti biografici, funzionali alla storia, in particolare su tre donne cruciali: Pam Davies, Cassie Murphy, sorella maggiore di Terri abusata da ragazzina, e Madeleine, la madre di Danny che lo aveva abbandonato da piccolo. La guerra non è mai ordinata, in ogni campo scattano competizioni e gelosie, accanto a rigide cieche fedeltà e al bisogno di insospettabili alleanze. Segnalo la farfalla monarca, a pag. 226. Vino e whisky, inseparabili a distanza. Canzoni italiane e irlandesi d’epoca, separate ma universali, chiunque le canti. Bruce Springsteen, ringraziato cantore dei medesimi luoghi.

 

Chicca Maralfa

«Lo strano delitto delle sorelle Bedin»

Newton Compton

252 pagine per 9,90 euro

Asiago, provincia di Vicenza, mille metri slm, stazione dei carabinieri, via Verdi 41. Primavera 2019. Il 52enne luogotenente (da poco promosso) Gaetano Ninni Ravidà, spalle larghe e possenti, ventre leggermente appesantito, è arrivato lì circa un anno prima, trasferito dalla sua Bari. Dopo 25 anni di matrimonio, importantissime indagini di polizia giudiziaria e notevoli successi da maresciallo capo (come l’aver raccolto in carcere il pentimento del più importante boss pugliese), era stato lasciato dalla moglie Simona (innamoratasi di un altro) e si era separato pure dalle due amate figlie (Monica e Agnese), rifugiandosi in montagna. Devono seguire delicati scavi connessi alla guerra di un secolo prima, ai giorni della potente offensiva austro-ungarica per costringere l’Italia alla resa, che tante pene e morti aveva provocato da quelle parti. Mancano pochi giorni alla Grande Rogazione, una specie di processione per valli e declivi lunga 33 chilometri con la partecipazione di decine di migliaia di persone e qualche problema di ordine pubblico. Vi sono altri vari impicci che chiamano in causa i carabinieri, come il ferimento di un coniglio o strani furti. Quel che soprattutto attira la sua attenzione di segugio è un efferato caso appena archiviato dopo sette anni di inutili indagini: in contrada Bosco qualcuno aveva ammazzato, in una mite serata di ottobre, le sorelle Pina e Carla Bedin, di settantadue e settantaquattro anni, colpendole ferocemente con un corpo contundente. Adelmo Zovi e Carmen Carli, coppia di vicini indagata per i noti cattivi rapporti con le vittime, avevano un alibi di ferro. Altri seri indizi o indiziati non erano emersi. Eppure ora vengono appiccicati per strada, sui muri, in punti strategici della cittadina e delle frazioni versi poetici di Sylvia Plath a chiedere giustizia. E Gaetano alza le antenne, riapre il cold case, prima informalmente, poi ufficialmente, finché non riesce a venirne a capo entrando in acqua lentamente (come nella pesca a mosca).

L’ottima giornalista pugliese (girovaga) Angela Chicca Maralfa (Bari, 1965) mantiene alta la qualità dell’incedere giallo noir anche nel terzo romanzo pubblicato (fra i molti stesi o abbozzati nei cassetti), molto diverso dai precedenti. I primi capitoli stentano un po’ a ingranare, poi la linearità di scrittura, lo stile elegante, la ricchezza di umori e gli ingranaggi avvincenti hanno la meglio. La narrazione è in terza fissa al passato sul protagonista pugliese in trasferta, che vive in caserma e da mesi si sta crogiolando in una specie di immobilismo emotivo che rasenta l’apnea, cogliendo però l’occasione degli scavi per ripensare dolcemente (e scrivere) al disperso nonno catanese 25enne, fante della brigata Trapani sul monte Lèmerle, “seppellito” sull’altopiano fra i militi ignoti, senza processo di identificazione. La stranezza del delitto indagato (citata nel titolo) sta nel carattere inedito del dramma in un contesto così piccolo, che inevitabilmente rinvia a qualche certa omertà: nessuno sapeva, nessuno aveva visto, nessuno parlava. Qualcuno aveva abilmente cancellato le prove? Forse i fantasmi, come si sussurrava in paese. Se gli scavi riesumano cadaveri antichi, anche le due anziane sorelle (con il cranio sfondato nel soggiorno di casa) meritano spiegazione e giustizia! Per fortuna del luogotenente, arrivano ad aiutarlo Maria Antonietta Malerba, stimolante medico legale trasferitasi in zona per amore, la magnifica ricca ex campionessa di sci di fondo Claude Spiller (con lievissimo strabismo di Venere), infastidita dall’aggressione ai conigli, e pure il fratello maggiore giornalista Giovanni e la sorella minore avvocatessa Lucia. Distillati e vini della casa, ma i soldati andavano avanti a cognac e cioccolato. Baba O’Riley degli Who fra i pezzi preferiti dell’adolescenza, successivamente figlie e dinamiche suggeriscono di ampliare gli interessi.

 

Frédéric Dard

«Prato all’inglese»

traduzione di Elena Cappellini

Rizzoli (originale del 1962)

220 pagine, 14 euro

Costa Azzurra e Edimburgo. Primi Sessanta. Molti conoscono la serie poliziesca del superlativo commissario Sanà inventata dal poliedrico scrittore francese Charles Antoine Frédéric Dard (1921 – 2000), 184 avventure firmate con lo stesso pseudonimo Sanantonio, innumerevoli trasposizioni, fama e successo (con il primo figlio del primo matrimonio che prosegue ancora la serie). In tutto l’autore pubblicò 288 romanzi in sessant’anni (spesso con altri pseudonimi e di tutti i generi), “Prato all’inglese” uscì nel 1962, narrato in prima persona al passato prossimo. L’ordinario agente di commercio francese Jean-Marie Valaise è in vacanza a Juan-les-Pins e incontra casualmente la graziosa minuta inglese Marjorie Faulks, triste con gli occhi azzurri, che monta sulla sua auto, identica a quella che aveva affittato. Lì sono soli, si ritrovano al casinò e ne vien fuori una passione, poi lei gli chiede di raggiungerla in Scozia e ne vien fuori qualcosa di criminale. Godibile, polli o non polli.

 

Maurizio de Giovanni

«Un volo per Sara»

Rizzoli

270 pagine, 19 euro

Napoli e dintorni. Novembre 2019 (e primavera 1993). Il 57enne comandante Stefano Tomassi sta pilotando un volo privato da Napoli a Olbia, quella sera dovrebbe rivedere la 38enne Maria proprio in Costa Smeralda, lei è proprietaria di un ristorante tipico, questa volta forse è proprio amore. Prima un motore, poi un altro, il piccolo aereo non risponde più, si inabissa circa quattro chilometri al largo delle Pontine, nel Tirreno più profondo. A bordo c’era Pierfelice Ribaudo, uno dei più noti imprenditori del divertimento del paese, ricco sfondato, collezionista d’arte e inveterato playboy, con interessi nella motonautica e nell’alta moda, famoso per l’inclinazione a dirne quattro alla politica e alle istituzioni, nemico giurato di ambientalisti, sovrintendenze e piani regolatori. La notizia è clamorosa ma niente fa pensare a un crimine umano. Anche dopo i primi rilievi sembra che sia un incidente, in caso contrario solo lui poteva essere la vittima di un attentato. A bordo c’erano pochi altri passeggeri di nessun rilievo. Quando il cieco ipersensibile ultrasettantenne Andrea Catapano “guarda” il telegiornale, intercetta per caso un’immagine che lo riporta all’inizio del 1993, quando si occupava di intercettazioni in una riservata unità dei Servizi, collega affiatato della Mora riservata appartata Sara Morozzi e della Bionda esuberante appariscente Teresa Pandolfi, sotto la guida dell’amato Massimiliano Tamburi, che proprio in quelle settimane stava capendo di poter iniziare una storia d’amore con Sara. Prima Andrea, poi Sara (in pensione) e Teresa (ancora in servizio, ora è lei la capa) riconoscono Biancaneve, una segretaria coinvolta in segreti e traffici, sulla quale dovettero smettere di indagare. Era su quell’aereo: se qualcuno avesse voluto uccidere lei? L’indagine avrà proprio bisogno dell’aiuto della fotoreporter Viola e dell’ispettore Pardo.

Consolida il successo la nuova interessante serie di Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958), letteratura noir (finora un racconto lungo e cinque romanzi 2018-2022) che tra circa un anno diventerà anche un’attesa serie televisiva Netflix (Palomar). Sara risolve sempre insieme tristi intrighi e controversi dilemmi, sia antichi che contemporanei, ancora nella stessa città metropolitana del tifosissimo autore. Mora era una brillante graduata della Polizia di Stato, sposata con prole, prima di entrare nella sede napoletana dell’unità speciale che veglia sulla sicurezza nazionale e poi di innamorarsi del bravo leale democratico Capo, Massimiliano, più vecchio di 23 anni, intensamente ricambiata (l’amore inizia durante la vicenda di questo bel romanzo). Per lui aveva abbandonato un marito fedele e un pargolo piccolo, conducendo con fermezza e coerenza un’altra esistenza in coppia, nel lavoro e fuori, finché si era ammalato. Sara quindi aveva lasciato tutto, ritirata a invisibile vita privata per assisterlo. Da qualche anno sono morti Massi, 76enne e il figlio Giorgio. Lei, “vedova” e nonna, ha ormai da un po’ superato i 55 anni, si è nascosta da tutto e tutti, donna socialmente “invisibile” (di spalle in copertina), pur colta e vivace (mantiene segretamente il meticoloso archivio), riservata e sostanziosa. Il volo del titolo scoperchia misteri nazionali. La narrazione è in terza persona varia al passato, un poco su tutti i vari personaggi (raramente qui su un ometto potente e crudele), in prevalenza su Sara, filo conduttore di tante esistenze. Quattro inserti in corsivo sul 1993. E una storia nella storia: il chirurgo Nicolaj Popov (riapparso nell’avventura precedente) chiede a Sara (con la quale c’è un’intensa intesa di sensazioni) di sapere che fine ha fatto la magnifica amata dottoressa Ana Florescu (un tempo complice); scoprirlo attiva prospettive. Rosso con pizza ricotta e friarielli. In corsivo Duran Duran, correndo Janis Joplin. In fondo una galleria biografica dei nove principali personaggi della serie, vivi e morti.

 

Andrea Camilleri

«La coscienza di Montalbano»

Sellerio

2022 (prima edizione in raccolta)

260 pagine, 14 euro

Vigàta. Decennio 2007-2017. Questi sei racconti di Andrea Camilleri (1925-2019) con protagonista Salvo vengono raccolti per la prima volta con il titolo “La coscienza di Montalbano”. Sono storie scritte in tempi diversi non comprese in questa versione nelle antologie pubblicate dall’autore tra il 1998 e il 2014. Il terzo “La finestra sul cortile” (esplicito omaggio a Hitchcock, ambientato a Roma in zona Prati dove Camilleri abitò per mezzo secolo e Montalbano era solo in trasferta) uscì a puntate su un mensile del suo quartiere e su un settimanale siciliano; il sesto “Il figlio del sindaco” era stato commissionato da un istituto finanziario e divenne lo spunto per il romanzo “Una voce di notte”; gli altri – primi due, quarto e quinto – furono destinati alle antologie della casa editrice (Capodanno 2012, Ferragosto 2013, anno 2017, giornata 2018). Come sempre, delitti e casi umani si intrecciano, con inquadrature brevi impastate dalla nota (ignota) bella lingua inventata dall’autore.

 

Redazione
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