Camilleri, De Giovanni, Fusco, Lama, Manzini e un doppio Nesbo

Sette recensioni giallo-noir di Valerio Calzolaio (*)

JoNesbo

Maurizio De Giovanni

«Anime di vetro. Falene per il commissario Ricciardi»

Einaudi

pagine 396, euro 19

Napoli. Fine settembre 1932. Il possidente barone cilentano commissario Luigi Alfredo Ricciardi di Malomonte dagli occhi verdi è sempre più cupo e magro. La tata Rosa è morta, pur ben sostituita dalla 17enne nipote Nelide, tozza e massiccia, ispida ed efficiente. L’alta amata maestra quasi 25enne Enrica frequenta il maggiore tedesco Manfred, bello e atletico, capelli biondi e occhi azzurri, vedovo 38enne nominato funzionario culturale (di fatto una spia) presso la struttura diplomatica. L’innamorata splendida Livia si sta stufando dei suoi dinieghi e comincia a pensare sia gay. Lui sa di non potersi concedere per il bene di chi gliene vuole. Continua a sentire ultime voci e parole di chi muore ma in questura si annoia… finché la bellissima raffinata Bianca Borgati dei marchesi di Ziza, decaduta contessa Palmieri di Roccaspina, non va a chiedergli di indagare sull’omicidio di cui il marito (in stanze da tempo separate) si è accusato senza poterlo avere materialmente commesso. Il morto è un furbo avvocato usuraio. Aiutato dal fido possente brigadiere Maione, Ricciardi sa che si ammazza per fame o per amore e risolve il caso anche se quasi nessuno forse ne verrà a conoscenza.

Ancora una volta il nuovo bel romanzo del sensibile 57enne napoletano Maurizio De Giovanni ha come filo conduttore una celeberrima canzone, questa volta “Palomma ‘e notte” dell’esimio poeta Salvatore Di Giacomo e del musicista Francesco Buongiovanni (1906). Lì stanno i personaggi che inframmezzano la narrazione dall’inizio alla fine, i “chitarristi” vecchio e giovane; lì stanno le farfalle, le falene, di notte; lì occorre rispondere a donne capricciose e incostanti, desiderabili magari anche per quello; lì si spiega il sacrificio delle anime di vetro. Sono 8 in soli 9 anni i romanzi della serie “storica”, all’inizio Fandango, ora Einaudi; complessivamente coprono con acume e precisione meno di un biennio del periodo fascista. A posto del caffè c’è il surrogato. La società sportiva Napoli Calcio esisteva già da sei anni ma ancora non se ne sente parlare. Ricciardi trova un’amica alla quale confermerà che per lui le donne sono un vero mistero e vorrebbe “capirne qualcosa in più”. O confondersi definitivamente. Qualcuna gli prepara comunque polpettone e zuppa inglese.

Antonio Fusco

«Ogni giorno ha il suo male»

Giunti

pagine 252 per 12,90 euro

Toscana, provincia di Valdenza. L’autunno scorso. Il severo disincantato commissario Casabona, di origini napoletane, ha molto mestiere, un matrimonio stanco e due figli, Chiara e Alessandro. Appare un killer seriale, una, due, tre, quattro: uccide donne senza atti sessuali, allestisce scene del crimine, semina firme e richiami alla lettera W, non lascia tracce utili, ha di mira qualcuno. Alla squadra mobile sono tutti allertati, la zona sarebbe poco criminale, la pedofilia alligna sempre. Arriva un aiuto da Roma, sono costretti a spostarsi per la regione e in Catalogna, fino alla Sagrada Familia. Un poco acerbo ma niente male l’esordio 2014 «Ogni giorno ha il suo male», del vicequestore 51enne Antonio Fusco, in terza fissa fino alla penultima scena. Tecniche molto competenti. Panini o ristoranti panoramici, Doors ed Ella.

Jo Nesbø

«Scarafaggi»

Oslo e Bangkok. Gennaio 1998. Il poliziotto Harry Hole ha circa 35 anni e cerca di smettere di ubriacarsi sempre di superalcolici, non bevendo sul lavoro e passando le notti solo con la birra. Sarebbe capace e talentuoso ma ha storie tristi alle spalle, fra l’altro qualche mese prima la sorella Søs con sindrome di Down aveva subìto il taglio di un capezzolo e uno stupro con conseguente aborto, ora sta per compiere gli anni e lui non ha ancora trovato il colpevole. L’anno prima il lavoro lo aveva portato a Sidney dove una ragazza compatriota era stata uccisa, mirabolante terribile avventura. Questa volta in Thailandia è stato accoltellato l’ambasciatore norvegese molto amico del premier di un governo di centro di minoranza, occorre partire in solitaria e far trapelare meno altarini possibile. L’omicidio è avvenuto nella stanza di un motel bordello a ore, in una borsa trovano foto del giro dei pedofili, o lui o la moglie (o entrambi) avevano amanti maschi. La polizia locale collabora, in particolare Liz, tanto più che sembrano coinvolti più i ricchi compatrioti che i locali delinquenti. Harry mette il tappo a ogni bottiglia alcolica e si tuffa negli intrighi.

Jo Nesbø, già calciatore di A, giornalista, chitarrista e paroliere (spesso negli stadi con la sua band) ormai ha 55 anni, nel 1997 iniziò la serie Hole portandola avanti per dieci ottimi romanzi di grandissimo successo mondiale, fino alla irrevocabile morte dell’eroe. Questo è il secondo, sempre in terza (quasi) fissa, propriamente un giallo. A quel tempo in Norvegia c’era davvero un fragile governo con liberali e centristi, primo ministro del Partito Popolare Cristiano (13,7% dei voti), durò 3 anni e fu una novità. L’autore prende spunto dalle marachelle istituzionali per immergersi (senza esserci mai stato!) nella Thailandia della sordida prostituzione infantile, del traffico caotico e inquinante, dei ricchi gringo bianchi turisti sessuali. Harry, spilungone magro e largo di spalle, capelli corti, biondo, occhi sanguigni azzurrognoli, è un mitico moralista, pallido esausto altezzoso intelligente, con una permanente paura di legarsi ad altre persone e una tensione a redimersi. Qui si rompe la mascella (e la cosa gli sarà utile anni dopo). Dylan, Hendrix, Wonder; Dom Perignon del 1985; speziato cibo thai in trasferta, tramezzini in patria.

Jo Nesbo

«Il Pipistrello»

Einaudi

pagine 416,19 euro

Australia. 1996. Una ragazza norvegese viene uccisa a Sidney. L’ispettore della squadra Anticrimine di Oslo Harry Hole va in trasferta, è l’ultimo di altri omicidi, una storia di droga e sesso. All’aeroporto trova l’investigatore locale crespo e nero, l’aborigeno Andrew Kensington. «Il Pipistrello», primo romanzo della splendida serie risale al 1997, vinse il premio di miglior giallo norvegese nel 1998 ed era inedito in Italia. Nel decimo Harry morirà, irrevocabilmente. Il suo fortunato inventore è il 54enne Jo Nesbo, già calciatore semiprofessionista, cantante in una band. Scriveva i testi delle canzoni e volle provare un romanzo lungo ambientato in luoghi esotici. Da allora in poi ci è riuscito benissimo.

Antonio Manzini

«Era di maggio»

Sellerio

pagine 384, euro 14

Aosta. Da lunedì 14 a domenica 27 maggio 2012. Il vicequestore Rocco Schiavone era nato a Trastevere nel 1966, quando vi erano meno turisti e più omicidi. I suoi amici erano diventati ladri e spacciatori; entrò in polizia ateo e manesco, facile alla corruzione e all’investigazione. Fece carriera e si sposò con l’amata Marina. Lei ormai è morta da quasi sette anni (le hanno sparato mentre erano in macchina insieme), lo hanno trasferito in montagna per indisciplina e lui parla spesso con lei, ancora per poco. Naso a punta, occhi penetranti, alto e possente, cinico e schietto; gira sempre e solo con Clarks, Loden, Volvo, pesante inflessione romanesca, sarcasmo e ottimo intuito investigativo; ama canne (da legalizzare!) e donne. La sua vicenda riprende tre giorni dopo aver risolto il caso della sparizione della ricca studentessa Chiara Berguet e aver trovato uccisa una cara amica casualmente nel suo letto. In carcere ammazzano il mandante del rapimento e si convince a cercare (anche a Roma) chi vuole ucciderlo. Storie di crimini vari s’intrecciano e, dal passato, qualcuno continua a volersi vendicare di lui (intanto eliminando un intralcio a Francavilla al mare).

Ottimo anche il quarto romanzo seriale dell’attore regista sceneggiatore romano 51enne Antonio Manzini, in terza varia, spesso su Rocco, in prima il dialogo del vedovo. Ogni storia ha inizio e fine, anche se prosegue l’intreccio giallo intorno alla morte della moglie. Il personaggio piace molto, è un poco esagerato nei suoi tic. Ha già distrutto 12 paia di scarpe in otto mesi (con quel clima!); assegna un animale analogo agli interlocutori più o meno casuali; non si esime da comportamenti poco legali; compila e fa compilare classifiche delle personali rotture di scatole; tende a mandare a quel paese chiunque; non è mai stato capace di addormentarsi accanto a una donna che non fosse Marina; vive ramengo con la bastardina Lupa, di rara razza (canina) bipolare, un Saint-Rhémy-en Ardennes (pare); non è innamorato di Anna e sta innamorandosi di Caterina Rispoli, collega agente che sta col suo fidato quasi vice Italo e gli dà del lei. Ancora una volta vini rossi da assaggiare: il discutibile Primot e il notevole Fumin (vitigno autoctono). “Inno alla gioia” di Beethoven sul cellulare (meglio di Fausto Papetti alle feste vip). Presto in tv.

Diana Lama

«27 ossa»

Newton Compton, 2015

pagine 382 per 9,90 euro

Napoli. Una settimana di marzo 2013. Morti antiche e recenti ruotano intorno all’inquietante condominio di Palazzo Badenmajer: basso corpo centrale, contrafforti ottagonali, tre torri di sette piani ciascuna, spettrali sotterranei (che ospitarono un manicomio femminile). Vi vive anche Andrea Drago, poliziotta appena sospesa a tempo indeterminato non essendo provata la legittima difesa quando ha ucciso un serial killer. Dovrà trovarne altri. Interessante nuova prova pulp per la medico ricercatrice brava Diana Lama (1960), «27 ossa», in terza e prima su svariati soggetti. Da qualche tempo molti autori si cimentano con mostri catacombali, fantasmi criptici, personalità sdoppiate, diagnosi inedite. Lei è competente, altri no, resta un senso di complicata gratuita efferatezza.

Andrea Camilleri

«La giostra degli scambi»

Sellerio

pagine 260, euro 14

Sicilia. Settembre 2012. Il 63enne Salvo Montalbano sente arrivare la vecchiaia: occhiali spessi, udito traballante, memoria ballerina, più acciacchi e minori slanci, niente nuoto, commiserazione intorno. Anche le mosche lo perseguitano. Poi cominciano le stranezze: non venendo riconosciuto lo feriscono e lo arrestano quando cerca di bloccare due che si menano, tal Virduzzo 64enne lo cerca e varie volte non riescono a trovarsi, due belle bancarie subiscono sequestri-lampo senza danni né senso, un’altra pure qualche puntura di coltello, il questore s’arrabbia e lui si copre col Sottosegretario, infine vien fuori che qualcuno è stato ucciso. La squadra si mobilita al completo: Catarella impasta gergo e dialetto con impagabile spasso, Fazio anticipa gesti e risposte indispensabili al capo, Augello conosce quasi ogni donna, Gallo guida veloce. Lo aiutano i soliti amici, soprattutto il giornalista televisivo Nicolò Zito di “Retelibera”. E Montalbano ben interpreta il “circolo questri”, chi è l’assassino e perché. Ricette invidiabili, qualche panino di fretta, whisky in veranda, cannoli e Marsala per i golosi.

Divertente anche il 25esimo romanzo della serie. Andrea Camilleri ha compiuto 90 anni a settembre e non perde un colpo, l’avventura continua, antica e moderna, solita terza dialettale fissa sul mitico Salvo, al passato. Montalbano vive sulla costa meridionale siciliana (quella sopra Lampedusa) in una disordinata graziosa villetta sul mare a Marinella, frazione di Vigata in provincia di Montelusa, ovvero Porto Empedocle (dove Camilleri è nato) e Agrigento (dove stanno Questura e Mobile). L’eterna fidanzata Livia Burlando è sempre lontana, fissa a Boccadasse (una splendida spiaggetta di Genova), ora più affettuosa al telefono. Fortuna che la scorbutica fedele Adelina (la governante, col figlio ladro) e il premuroso sodale Enzo (in trattoria) continuano a nutrirlo con goduria, resistono il mare il molo il sonno. Fuma troppo, soffre d’allergie, sogna strano, fa le parole crociate, si perde in ospedale, ha paura del dentista, obbedisce ragionando, lavora tanto e bene, ma non parla quando mangia, abbondante antipasto primo e secondo di pesce a pranzo da Enzo, cena sempre pronta in frigo. Beato lui!

(*) Nell’illustrazione Jo Nesbø. Le recensioni di Valerio Calzolaio negli ultimi 15 anni sono state pubblicate su «Il salvagente», che ha dovuto sospendere l’uscita in edicola; ma Valerio continua a inviarle, in attesa di… nuove riviste o nuove formule.

 


Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *