Camilleri, Greene, Morchio, Serafini, Winslow più…

… più Autori Vari.

6 recensioni (giallo-noir) di Valerio Calzolaio

 

Andrea Camilleri

«La prima indagine di Montalbano» (1a edizione 2004)

Sellerio

400 pagine, 15 euro

Montalbano è… nato nel 1960, poliziotto da varie parti e da parecchio a Vigàta, fidanzato con Livia (che perlopiù resta a Boccadasse), baffuto (nonostante il bel Zingaretti), invidiato soprattutto per Enzo (la trattoria del pranzo) e Adelina (la governante per la cena pronta in frigo). Andrea Calogero Camilleri (1925 – 2019) narra sempre in terza fissa al passato, pensieri sogni opere mangiate. Accanto ai romanzi, gli dedica racconti oppure romanzi brevi come questi tre: “Sette lunedì” (febbrile giallo enigmistico su animali uccisi), “La prima indagine di Montalbano” (che dà titolo alla raccolta e riguarda l’indagine esordio dopo la nomina nel borgo siciliano), “Ritorno alle origini” (un intrigo familiare seguito alla scomparsa di una bimba) scritti in periodi diversi (e su fasi differenti della carriera del commissario), non imperniati su delitti di sangue, pubblicati inediti quasi venti anni fa, personaggi lingua stile che conosciamo, amiamo e rileggiamo sempre con voluttà.

 

Bruno Morchio

«Nel tempo sbagliato»

Garzanti

172 pagine per 16,90 euro

Genova. Maggio 1994. Quel lunedì mattina Bacci Pagano stava facendo scatoloni per trasferire casa e ufficio in due appartamenti contigui di stradone Sant’Agostino, gran pena e fatica. Senza appuntamento, gli arriva a piazza De Marini il ricco elegante (firmato) Carlo Pizarro, capace di accumulare una grande fortuna giocando in borsa. Gli dice che è scomparsa la giovane moglie ucraina e gli chiede di trovarla. Il sabato precedente ad Arenzano hanno preso la bella barca a vela e, tornati causa vento, hanno ben cenato sulla tolda e dormito avvinghiati in cuccetta. Al mattino Miroslava Myra Rostova non si trova, è scomparsa, portandosi via borsa e vestiti. L’ha chiamata e cercata senza successo, ha paura sia stata in qualche modo costretta, non vuole rivolgersi alla polizia, meglio pagare intanto un investigatore privato, i soldi non sono un problema. Riluttante, Bacci accetta, un poco anche incuriosito: la splendida minuta ragazza ha circa la metà degli anni del marito, venticinque; si è mantenuta agli studi universitari (in lettere antiche) facendo l’irreprensibile entraîneuse in un night del centro fino all’estate del 1992; da qualche anno, grazie all’ottima tesi su Marziale, ha ottenuto un dottorato in facoltà e tiene un seguito seminario per gli studenti; traduce a braccio dal latino, parla correntemente quattro lingue moderne, sa cucinare, suona il pianoforte; appare proprio una donna volitiva e una moglie fedele, assomiglia a Sylvie Vartan, irresistibile. Bacci parla col direttore del locale dove si esibiva, poi incontra successivamente l’altra bella ragazza più grande con la quale condivideva lavoro e abitazione, un amico omosessuale di Myra, l’affascinante professore che la segue all’università. E chiede qualche aiuto al commissario Totò Pertusiello, riparla spesso col marito, ascolta i consigli della sua compagna, gira in Vespa amaranto 200 PX e lentamente si toglie la curiosità e si fa un’idea di quanto può essere accaduto.

Il nuovo ottimo romanzo del grande scrittore Bruno Morchio (Genova, 1954), psicologo pubblico in pensione e psicoterapeuta, ripercorre la fase iniziale della carriera del suo famoso e prestante protagonista seriale, un metro e ottantacinque per settantotto chilogrammi di peso (grazie anche alle corse nel parco del Peralto), ateo e colto: Bacci sta per compiere quarant’anni ad agosto e si è poco tempo prima separato dalla moglie Clara, che non gli lascia vedere la figlia Aglaja e a cui dovrà passare una barca di soldi. Risulta ancora abbastanza sanguinante la recente ferita del carcere ingiusto (dove si laureò su Pavese), appare ancora vivida la memoria del nonno Baciccia (partigiano comunista come il padre) e pure le scelte di stare dalla parte dei perdenti o di non badare troppo all’onorario sono già abbastanza consolidate. Lo conosciamo: ironico e disilluso; figlio fiero di un operaio tifoso del Genoa; amante della musica di Mozart e della buona enogastronomia. Mara Sabelli, la sua fidanzata 25enne psicoanalista infantile (che frequenta da un paio d’anni), capelli corti e occhi verdi, lo ha inquadrato come “analfabeta dei sentimenti” e lui un po’ ci sta. Il titolo quindi ha vari riferimenti personali: il cliente è un azzimato conservatore con spirito anacronistico, uno di quei singolari individui che in fondo al cuore coltivano il sospetto di vivere nel tempo sbagliato, rimpiangendo il passato; il protagonista rientra nell’università che non aveva potuto frequentare nel tempo giusto e si sente sempre in anticipo o in ritardo; la ragazza scomparsa non poteva o non voleva sintonizzarsi con i tempi emotivi dei suoi interlocutori affettivi, preferiva Marziale. Nell’esergo e lungo tutta l’indagine appaiono quei geniacci di Leopardi e Montale, che non danno scampo alle illusioni. Insieme a Simenon, fra i giallisti. Chissà se ci sono ancora oggi i mitici negozi del giro delle chiese di allora, a pag. 136? Vini di gusto fine, scelti per le occasioni giuste: rossore di Dolceacqua od ormeasco di Pornassio, poi sauvignon, fiano, pigato. Questa volta il penultimo concerto per pianoforte di Mozart, il numero 26 in Re maggiore, aiuta poco. Ma Bacci capisce tutto lo stesso.

 

Graham Greene

«Il terzo uomo» (originale: 1950)

con una nota di Ben Pastor; cura e postfazione di Domenico Scarpa; traduzione di Alessandro Carrera

Sellerio

210 pagine, 14 euro

Vienna. Febbraio 1948. La città è rasa al suolo, devastata e spartita in zone dalle Quattro Potenze: russa, inglese, americana e francese, regioni delimitate da cartelli, la Innere Stadt (con presidenza a turno) circondata dal Ring con i suoi grevi edifici pubblici e le sue statue arroganti. Vi arriva Rollo Martins, scrittore di western, invitato per un servizio giornalistico dal suo caro amico Harry Line. Subito deve, invece, andare al funerale di Harry. Calloway, un funzionario di Scotland Yard, gli suggerisce di indagare, lui incontra l’ex fidanzata. Poi, dopo una settimana, vede passare Harry sullo Strand: che accidenti è successo e sta succedendo? Questo bel romanzo uscì anni dopo la stesura, fu scritto per essere visto non letto, divenuto il magnifico film di Carol Reed, “Il terzo uomo” (1949). Lo spiegò trent’anni dopo lo stesso Graham Greene, straordinario scrittore e diplomatico inglese (Berkhamsted, 1904 – Corsier-sur-Vevey, Svizzera, 1991), nella prefazione al cartaceo.

 

AA. VV. (Alicia Giménez-Bartlett, Longo, Malvaldi, Manzini, Piazzese, Recami, Robecchi, Savatteri, Simi, Stassi, Simona Tanzini)

«Una settimana in giallo»

(il racconto spagnolo è tradotto da Maria Nicola)

Sellerio

602 pagine, 16 euro

Tempi e luoghi differenti ma consueti. A Barcellona Delicado e Garzón affrontano la morte, probabilmente per avvelenamento, di Ismael Gómez Lahuerta un bel 31enne; era sposato con Asunción del Corral Medina, una parrucchiera 53enne, madre della robusta 25enne Sara. Il commissario Coronas è nervoso e mette loro fretta, fra l’altro deve ricevere in ufficio un certo Montalbano della polizia italiana, in visita ufficiale. L’autopsia si fa attendere e dopo qualche giorno evidenzia, a sorpresa, che c’erano tracce di tallio nell’organismo. Petra pensa che l’amore è insieme la peggiore delle fregature e la più grande delle ricompense e, pur probabilmente non avendo letto David Cooper, che in tutte le famiglie ci sono buoni motivi per desiderare la morte di uno dei suoi componenti. Forse. A Milano Monterossi, Falcone e Cirielli ricevono un nuovo cliente dell’Agenzia investigativa Sistemi Integrati: il notaio 46enne Francesco Ghisoni li incarica di verificare se sia rintracciabile entro pochi giorni un primogenito concepito nel 1961 con una domestica e non riconosciuto, comunque prima dell’apertura del testamento del ricchissimo padre deceduto, con i familiari affamati di eredità e desiderosi di non spartirla (mentre gli sarebbero potuti essere destinati un quarto di liquidità e quote, oltre a molto altro); scoprono che ama La nuvola in calzoni di Majakovskij (soggetto teatrale per Camilleri), gli altri eredi della famiglia ufficiale non lo vedrebbero comparire con letizia. Forse. E poi a Palermo La Marca, a Napoli Acanfora, a Roma Corso (con Osvaldo Soriano), a Màkari Lamanna, a Pineta Massimo e Alice, su un’isola siciliana Viola, a Pisa Corbo, a Milano nella casa di ringhiera la famiglia Giorgi, sul Monte Bianco Schiavone hanno tutti circa una settimana per risolvere inediti misteri, più raramente veri e propri delitti.

Ennesima (quattordicesima?) antologia di racconti gialli per la casa editrice palermitana, scritti per l’occasione, in continuità con le accorte riuscite sperimentazioni che hanno costituito una svolta nel genere del genere. Per l’edizione 2021, qualità media ottima, testi godibili, intrattenimento garantito. Le ho recensite tutte (dal 2011) e questa è la prima pubblicata in assenza di Andrea Camilleri, ideata e scritta dopo la sua morte. Così oltre alla solita regola valida per tutti, ogni volta diversa, qui l’intervallo settimanale di tempo per le vicende narrate, è stato concordato un omaggio al maestro, con un qualche ruolo assegnato a Camilleri o al suo principale personaggio in ognuno dei racconti, sempre a proprio modo e in tre casi attraverso una presenza obliqua tutta da decifrare. Sono undici gli autori coinvolti della scuderia Sellerio: Alicia Giménez-Bartlett, Robecchi, Piazzese, Longo, Stassi, Savatteri, Malvaldi, Simona Tanzini, Simi, Recami, Manzini. Il tema (un po’ forzato, ma ben gestito) sono i sette giorni di un’unica settimana “in giallo”, perlopiù contemporanea. La lunghezza è omogenea (poco più lungo Savatteri, come al solito; più brevi Tanzini e Simi), la raccolta ribadisce una contaminazione che non inficia gli stili noti e amati di ogni autore, come d’abitudine quasi tutti narranti in prima persona (eccetto Robecchi, Malvaldi, Manzini), talora al passato e talora al presente, come caratteristico di ogni relativa serie di romanzi. Impossibile citare tutti i vini citati o le colonne sonore, ormai conoscete gli autori e si può lasciar vagare l’immaginazione con competenza.

 

Don Winslow

«Morte e vita di Bobby Z.»

Traduzione di Alfredo Colitto (originale 1997; prima edizione italiana: Einaudi 2013)

HarperCollins

318 pagine, 14 euro

California del Sud e Messico. Metà Novanta. «Ecco come a Tim Kearney capita di diventare il leggendario Bobby Z.». Tim è un giovane ladro, condannato a un periodo di ferma nei Marines e congedato con disonore, di nuovo arrestato. In carcere uccide un Hell’s Angel e allora si concretizza l’idea di un agente della Dea, causa la somiglianza con un trafficante di droga scomparso: liberare Tim (certo di essere ucciso per vendetta) se proverà a farsi passare per quello. “Morte e vita di Bobby Z.” è il primo splendido romanzo di successo di Don Winslow (New York, 1953), scritto nei pendolari trasferimenti in treno a Los Angeles e venduto subito a un produttore cinematografico (il film con Paul Walker uscirà nel 2007). La narrazione è in terza al presente (un’innovazione significativa rispetto alle prime prove, riuscite ma poco vendute), piena di ritmo ed energia. Ovviamente, come spiega l’autore, “il jazz è la colonna sonora del noir”. La riedizione consente la meritata lettura (o rilettura).

 

Francesca Serafini

«Tre madri»

La nave di Teseo

304 pagine, 18 euro

Montezenta (piccolo centro romagnolo). 11 gennaio 2019. La 33enne commissaria Lisa Mancini è chiusa nel suo ufficio a giocare a Candy Crush Soda. Sei anni prima era già in carriera, un quartiere della periferia romana, poi la Mobile e l’Interpol di Lione, da quattro mesi ha improvvisamente avuto il trasferimento. L’agente Codeluppi riceve la chiamata preoccupata di Aimee per la scomparsa figlio 15enne River, di origine inglese, e lei decide di intervenire subito. S’immerge nelle storie, bellezze e miserie delle comunità di un paese come tanti: un ragazzo morto c’è ma non è River che pure non si trova; tornano dal passato (anche suo) ingiustizie e dolori, conflitti e misteri, cattiverie e passioni; tutto accompagnato da una straordinaria colonna sonora, fra De André (“Tre madri”, lo stesso titolo del romanzo) e Thom Yorke con i Radiohead (“Karma police”). Un bell’esordio letterario per Francesca Serafini (Roma, 1971), linguista e ottima sceneggiatrice. Finalista allo Scerbanenco 2021.

 

Redazione
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