Camminare, slow foot

La gente che cammina ci colpisce, appena usciti dall’aeroporto di una qualunque città africana. L’Africa è un popolo in cammino. Nonostante nelle grandi città africane ci sia un traffico caotico, disordinato, un terribile puzzo di gas di scarico, sembri che nessuno si occupi di carburatori, nuvole nere escano dai tubi di scappamento dei camion, dei furgoni, dei dalla dalla, dei taxi brousse, dei taxi… ci sono sempre decine di persone che camminano, ai bordi delle strade. Non possono permettersi l’auto personale, la stragrande maggioranza degli africani, l’auto costa e il carburante costa caro, quasi come in Europa, allora vanno a piedi.

Il carburante, come tutte le fonti di energia, è merce rara laggiù, anche se l’Africa è un enorme bacino di derivati petroliferi. Se volete saperne di più leggete di Nigeria, delle speculazioni delle compagnie petrolifere, dell’inquinamento del delta del Niger, delle implicazioni dell’ENI. Leggete di Congo, Congo Kinshasa e Congo Brazaville, dell’oleodotto che, con la partecipazione italiana. I “grandi” sognano di costruire, dall’Est all’Ovest del paese. Leggete di Sud Sudan, dei giacimenti di petrolio che sono stati parte notevole dei problemi della regione. Ce ne accorgiamo anche in questi giorni, con il Nord Africa in fiamme e la tensione dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, non solo a causa dell’instabilità politica, della violenza, delle incognite sugli equilibri politici e della preoccupazione per l’accoglienza dei profughi. C’è una tensione manifesta dovuta al rischio di decurtazione delle forniture di petrolio e dei suoi derivati.

Forse dovremmo provare, dove possibile, a risparmiare energia, ci farebbe pure bene. Nel 1973-74 in Italia il governo dichiarò l’Austerity, le domeniche senz’auto, per diminuire il consumo di petrolio, il cui prezzo era aumentato in modo spropositato. Oggi i Comuni decretano le domeniche a targhe alterne per far rientrare a livelli accettabili le percentuali di polveri sottili nell’aria, provocate dai gas di scarico.

Un amico, nome d’arte Riciard’s, mi e ci esorta ad un giorno volontario senz’auto, dal suo blog ( http://riciardengo.blogspot.com ).

Palmiro (di Sauro Ciantini)

Spiega come le nostre città siano tra le più inquinate in Europa (la fonte è Legambiente); sottolinea come, nelle nostre realtà urbane, ci spettino, in media, ogni 100 abitanti, 34 metri quadrati di zona verde e 60 vetture. Nel novembre 2010 la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia per non aver rispettato i limiti comunitari sulle polveri sottili nell’aria e per non aver messo in campo misure adeguate per rientrare nei limiti nei tempi previsti. Un provvedimento che ci costerà caro dal punto di vista economico per la multa che inevitabilmente ci colpirà, ma che già stiamo pagando tutti i giorni in termini di compromessa qualità dell’aria che respiriamo e di effetti negativi sulla nostra salute.
Sta a noi. Sta a noi dimostrare a tutti che vivere Slow Foot è preferibile. Già, slow foot, camminando piano.
Il 27 Febbraio riprendiamoci la nostra vita almeno per un giorno, facciamo una prova, liberiamoci dallo stress, dalla fretta, dall’inquinamento, e scendiamo in strada armati di biciclette, o al solo suono dei nostri passi. Lasciamo l’auto a riposare nel garage, muoviamoci all’aria aperta.
Meravigliamoci a vedere le strade vuote di auto, respiriamo a pieni polmoni. Basta dire “Anch’io”, come Palmiro, il testimonial dell’iniziativa.

Termino con un racconto di un’amica: un suo conoscente tanzaniano, rientrato in patria, aspetta, alla fermata dell’autobus di una strada, nel bush, l’arrivo del mezzo che lo avrebbe riportato in città, quando si vede avvicinare da un distinto Masai. I due scambiano i convenevoli d’obbligo e cominciano a chiacchierare. Arriva il bus e l’amico chiede al Masai se per caso vadano verso la stessa città, così da poter continuare la conversazione sul bus. Certo, hanno la medesima destinazione, ma il Masai lo informa che lui ha intenzione di proseguire a piedi. “A piedi..? – lo apostrofa sbigottito l’amico – ma sono parecchi chilometri, quando pensi di arrivare facendo tutta la strada a piedi?”    e il Masai: “Non importa quanto ci metterò, l’importante è che ci stia andando”.

Donata Frigerio

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