«Campi verdi per tutti»: grazie Julian per…

aver lottato contro il proibizionismo

di Enrico Fletzer

Jules Strobbs alla “Ambasciata della Cannabis” a Vienna

 

Alle 2,30 di venerdì 3 luglio è stato brutalmente assassinato nella sua piccola azienda agricola nella regione di Johannesburg Julian Stobbs, il nostro amico e compagno sudafricano. Con la sua compagna Myrtle Clarke erano la leggendaria The Dagga couple – la coppia della cannabis – così ribattezzata dai media sudafricani perché dopo esser stati arrestati nel 2010, per possesso e spaccio di “dagga” nella loro abitazione, avevano messo sotto accusa l’intero sistema proibizionista del Paese arcobaleno.

«Eravamo tanto indignati dal nostro trattamento da parte della polizia che abbiamo denunciato sette dipartimenti governativi accusandoli di applicare leggi illegali» così Myrtle.

Furono arrestati con un etto di dagga, il nome afrikaans della cannabis, una pianta diffusa da molti secoli nell’Africa australe e utilizzata da oltre 110 anni come strumento discriminatorio soprattutto nei confronti dei nativi tanto da esser stata vietata (in combutta con i fascisti italiani) durante il ventennio dalla Lega delle Nazioni.

Nonostante l’esperienza traumatica dell’arresto, la coppia era andata subito all’offensiva accusando una mezza dozzina di ministeri per aver violato la loro privacy. E con risultati veramente “stupefacenti”. Dopo la prima assoluzione della Corte suprema di Pretoria, la loro battaglia culminava con il verdetto della Corte Costituzionale del settembre 2018 che ha dato due anni di tempo al governo di cambiare la legge. Decriminalizzando così l’uso e la coltivazione domestica della cannabis. Per ragioni legate al virus l’uso di cannabis rimane legale attualmente nel proprio domicilio… in attesa che il governo si svegli. Anche se considerando l’attuale proibizione di alcol e nicotina l’attuale compagine governativa non sembra orientata in tal senso. Insomma niente vino ma cannabis, per lo meno a livello privato. Un paradosso veramente curioso, anche “grazie” al virus.

Il duo aveva lavorato per molti anni nella produzione di film e documentari (i loro exploit sono consultabili nella rete). Considerati esperti mondiali di comunicazione avevano caratteristiche professionali e hanno certamente favorito il successo politico del movimento Campi verdi per tutti che sta a significare anche la lotta per la giustizia sociale e contro le tante barriere che accompagnano certi tipi di legalizzazione.

La coppia aveva accantonato una carriera di successo e deciso – dopo la brutta avventura (cinque anni fa) e il loro rilascio su cauzione – di dichiarare guerra al proibizionismo. E la Corte costituzionale del Sudafrica aveva dato loro ragione, dando il via libera all’inviolabilità del domicilio per questioni di canapa ivi compreso il consumo e la coltivazione.

Ora la tragedia della morte di Julian che ha commosso l’intera comunità antiproibizionista mondiale.

Lo avevo visto per l’ultima volta la sera del 5 marzo in una gremitissima aula magna della Facoltà di Medicina di Vienna. La discussione accompagnava i lavori della «Commissione Onu sulle droghe narcotiche» che per la terza volta si è rifiutata di riclassificare la cannabis secondo le indicazioni dell’OMS, l’Organizzazione mondiale della sanità. Ma evidentemente il cambio di paradigma anche nel campo degli psichedelici è in corso, per lo meno a livello accademico. Anche considerando la presenza straboccante di docenti e discenti del «Centro per la ricerca sulle dipendenze» della capitale austriaca con pionieri internazionali coinvolti in ricerche che comprendono campi vastissimi: medicina, psicologia, neuroscienze, politica, diritti umani e oltre. Una scienza – quella psichedelica – diventata oramai “ufficiale” anche nei media: un vero e proprio rinascimento che ha visto coinvolti professionisti e studenti.

Quasi alla stessa ora in cui la coppia subì quel famoso arresto poi dichiarato illegale, un gruppo di scassinatori dopo aver rubato tutto quello che potevano prendere sono tornati nella sua camera da letto uccidendo Jules a colpi di pistola.

Ma la lotta continua. «Campi verdi per tutti». Riposa in pace caro amico!

 

Redazione
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Un commento

  • Perchè le battaglie in Italia non portano a nulla? Non possiamo anche noi perseguire lo stesso percorso legale ?

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